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Martedì, 16 Aprile 2024
La sentenza / Avellino

Aldo Gioia ucciso a coltellate mentre dorme, condannati la figlia e il fidanzato

Dovranno scontare entrambi 24 anni. Secondo i giudici il loro piano era quello di sbarazzarsi di tutta la famiglia della ragazza. La chat dell'orrore: "Quando li uccidiamo?"

A uccidere Aldo Gioia, 53enne dirigente d'azienda di Avellino, nel 2021 sono stati la figlia Elena e il suo ragazzo Giovanni Limata. Lo ha stabilito la Corte d'Assise che ha condannato entrambi a 24 anni per omicidio premeditato. La Corte, presieduta da Gianpiero Scarlato, ha così accolto le richieste del pubblico ministero. Come si legge su AvellinoToday, nessuno dei due imputati era presente in aula al momento della lettura della sentenza. I due dovranno anche risarcire Gaetano e Giancarlo Gioia (fratelli di Aldo), Liana Ferrajolo ed Emilia Gioia (moglie e figlia).

Aldo Gioia accoltellato a morte

Secondo quanto ricostruito, la sera del 23 aprile del 2021 la famiglia Gioia è a casa. Papà Aldo dorme sul divano, la moglie è in camera da letto così come una delle figlie. L'altra figlia, Elena, esce per gettare l'immondizia. Rientrando in casa, lascia la porta aperta per fare entrare il fidanzato Giovanni, all'epoca dei fatti 23enne. Il ragazzo colpisce Giovanni con 13 coltellate. Il piano è quello di uccidere anche la madre e la sorella di Elena, ma le due sono svegliate dalle urla della vittima e la loro reazione fa scappare Giovanni.   

Elena prova a inscenare un furto, ma gli inquirenti non credono alla sua versione. Giovanni Limata ed Elena - fermati poche ore dopo il delitto - confessano l’omicidio e ammettono che la loro intenzione era quella di fuggire una volta "liberi" dalla famiglia.

La chat tra i fidanzati killer: "Quando li uccidiamo?"

Nel corso delle indagini sono emersi anche i messaggi che i due fidanzati si sono scambiati poco prima del delitto. "Mi manchi"; "Anche tu, quando li uccidiamo?". E ancora "Allora io scendo a buttare la spazzatura così non desto sospetti né nulla. Ti lascio la porta aperta e mi prendo Milly e mi chiudo nella stanza. Appena finito vieni da me e ce ne andiamo. Entro prima io ovviamente e ti mando il messaggio".  Lui chiede: "Ma anche Emilia, sei sicura?". La risposta non lascia dubbi: "Amo no, mia sorella non può rimanere. Capisci meglio cosa intendo per favore. Sì ho deciso non rimane nessuno". E, infine, l'ultimo messaggio: "Sono dentro, vai amo".

Il processo

Nel corso del processo il difensore di Elena ha chiesto che la ragazza non venisse valutata solo come "una fredda mandante di un omicidio" perché "c'è tutta una storia dietro, un percorso lungo e difficile. Elena è una ragazza giovanissima, con una famiglia assolutamente normale, ma che, fin da subito, ha avuto dei problemi. Ha subito bullismo. Una serie enorme di problematiche che hanno ingigantito i suoi problemi". 

Limata è stato invece dipinto dal suo difensore come totalmente soggiogato dalla sua fidanzata, reso fragile per le sue problematiche anche psichiatriche. Limata, invalido riconosciuto, "si è ritenuto l'unico in grado di salvarla e aiutarla da tutti i maltrattamenti che, Elena, dichiarava di ricevere dalla famiglia". 

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