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Venerdì, 29 Marzo 2024
Omissioni e negligenze

Omicidio Attanasio, indagati due funzionari Onu: "Hanno mentito sulla missione"

Concluse le indagini sulla morte dell'ambasciatore italiano in Congo di Vittorio Iacovacci, il carabiniere che lo scortava: due dipendenti del Programma alimentare mondiale (Pam) rischiano il processo per omicidio colposo

A quasi un anno dall'omicidio dell'ambasciatore italiano Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, uccisi in Congo lo scorso 22 febbraio durante un tentativo di sequestro, la Procura di Roma ha notificato la conclusione delle indagini. Dopo l'inchiesta del procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, sono due le persone che rischiano il processo con l'accusa di omicidio colposo: si tratta di Rocco Leone e Mansour Luguru Rwagaza, due dipendenti del Programma alimentare mondiale (Pam), un'agenzia dell'Onu che si occupa di assistenza alimentare.

Congo, omicidio Attanasio: due indagati per omicidio colposo

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, in due indagati avrebbero ''omesso, per negligenza, imprudenza e imperizia - si legge in una nota della Procura - secondo la ricostruzione effettuata allo stato, che risulta in linea con gli esiti dell'inchiesta interna all'Onu, ogni cautela idonea a tutelare l'integrità fisica dei partecipanti alla missione Pam che percorreva la strada Rn2 sulla quale, negli ultimi anni, vi erano stati almeno una ventina di conflitti a fuoco tra gruppi criminali ed esercito regolare''.

Durante le indagini, si legge in una nota della Procura di Roma. ''sono stati raccolti elementi idonei a contestare il delitto di omicidio colposo agli organizzatori della missione nel Nord Kivu del 22 febbraio 2021, i quali avrebbero omesso per negligenza, imprudenza e imperizia, secondo la ricostruzione effettuata allo stato, che risulta in linea con gli esiti dell'inchiesta interna dell'Onu, ogni cautela idonea a tutelare l'integrità fisica dei partecipanti alla missione Pam e che percorreva la strada RN2 sulla quale, negli ultimi anni, vi erano stati almeno una ventina di conflitti a fuoco tra gruppi criminali ed esercito regolare''.

Nomi "falsi" e omissioni: tutte le accuse

In particolare ''allo stato degli atti, sono stati raccolti elementi secondo cui gli indagati: avrebbero attestato il falso, al fine di ottenere il permesso dagli uffici locali del Dipartimento di sicurezza dell'Onu, indicando nella richiesta di autorizzazione alla missione, al posto dei nominativi dell'ambasciatore Attanasio e del carabiniere Iacovacci, quelli di due dipendenti Pam così da indurre in errore gli uffici in ordine alla reale composizione del convoglio e ciò in quanto non avevano inoltrato la richiesta, come prescritto dai protocolli Onu, almeno 72 ore prima'' prosegue la nota della Procura di Roma. Inoltre i due indagati ''avrebbero omesso, in violazione dei protocolli Onu, di informare cinque giorni prima del viaggio, la missione di pace Monusco che è preposta a fornire indicazioni specifiche in materia di sicurezza informando gli organizzatori della missione dei rischi connessi e fornendo indicazioni sulle cautele da adottare (come una scorta armata e veicoli corazzati)''.

I due dipendenti dell'agenzia Pam avrebbero inoltre ''omesso di predisporre le cautele richieste dalla classificazione di rischio attribuita al percorso da effettuare che, pur avendo dei tratti classificati verdi cioè a basso rischio, aveva anche delle parti classificate gialle, cioè a rischio medio che avrebbero imposto di indossare, o avere prontamente reperibile il casco e il giubbotto antiproiettili - si legge nella nota - Avrebbero omesso, in presenza di un ambasciatore, che rappresentando il proprio Paese, costituisce soggetto particolarmente a rischio, e dopo aver dato assicurazioni al carabiniere Iacovacci, a seguito delle sue richieste, di poter usufruire di veicoli blindati (che il Pam aveva in dotazione a Goma), che le misure di sicurezza base sarebbero state incrementate, di approntare ogni utile ulteriore misura di mitigazione del rischio''.

La Procura di Roma infine ''ricostruita in modo esaustiva la dinamica dei fatti avvenuti la mattina del 22 febbraio, in particolare le modalità del sequestro e del successivo conflitto a fuoco, prosegue le attività di indagini per il reato di sequestro di persona a scopo di terrorismo, finalizzate ad identificare i componenti del gruppo di fuoco, anche attraverso le tue rogatorie già inoltrate alle autorità della Repubblica democratica del Congo''.

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