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Giovedì, 25 Aprile 2024
Delitto di Garlasco

Omicidio Chiara Poggi, tutte le prove che incastrano Alberto Stasi

Dalle macchie di sangue all'assenza di tracce di estranei nella villetta di via Pascoli, passando per le due bici nere e per la prima telefonata: tutti gli indizi che, secondo la procura e gli avvocati di parte, incastrano Stasi

ROMA - Dal primo giorno all'ultimo. Dalla telefonata al ritrovamento. Dall'allarme alle spiegazioni. E' stato un cammino a ostacoli quello che gli inquirenti hanno affrontato dal 13 agosto 2007 a oggi. Ostacoli non casuali, o almeno non "dovuti" alla difficoltà di una qualsiasi indagine. Ostacoli disseminati sulla strada verso la verità da chi, ne sono convinti i legali di parte civile e il procuratore generale, da sempre è l'unico indagato e imputato per l'omicidio di Chiara Poggi, la ragazza di Garlasco trovata morta nella villa di famiglia nell'agosto di sette anni fa. Quegli ostacoli, quei tentativi di - parole del pg Laura Barbaini - "cercare sistematicamente di inquinare le indagini", porterebbero tutti allo stesso colpevole, allo stesso nome: quello di Alberto Stasi. E, così hanno chiuso il cerchio gli avvocati della famiglia Poggi, e il pg che per lui ha chiesto trent'anni, se Stasi ha in qualche modo cercato di compromettere le indagini, su di lui e sulla morte della ex fidanzata, è perché ha qualcosa da nascondere. Ha da nascondere, hanno attaccato i legali, un omicidio

IL MISTERO DELLA VOCE IN SOTTOFONDO - Sono stati gli stessi avvocati di parte civile, Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, a fornire in aula tutti gli indizi - ne hanno contati undici - che fanno dell'ex bocconiano il colpevole del delitto. I due hanno fatto ascoltare in tribunale, durante una delle udienze del processo d'appello bis, la telefonata al 118 con cui Alberto dà l'allarme per il ritrovamento del cadavere di Chiara. Sia in primo grado, sia in appello - Stasi è stato già assolto due volte prima del nuovo processo - l'imputato aveva spiegato di aver fatto quella telefonata mentre si trovava davanti alla villetta di via Pascoli a Garlasco. Ma c'è un particolare, scovato dagli avvocati, che lo "sbugiarda". Mentre Stasi parla al cellulare, si sente la voce di un carabiniere. Da qui la conclusione dei legali: Alberto si trovava davanti alla caserma e non in via Pascoli, dove ha sempre sostenuto di essere. Ma questa potrebbe essere solo la prima bugia di una lunga serie. 

QUELLE BICI NERE - Molti dei punti bui sulle ricostruzioni e le parole dell'imputato si concentrano su quella bici nera che alcune fotografie mostrano all'esterno della villetta di Garlasco il giorno dell'omicidio. Secondo l'accusa, infatti, Alberto potrebbe aver scambiato i pedali della bicicletta nera con un'altra, bordeaux, in suo possesso. Ma non è tutto. Perché la bici nera "originale" potrebbe avere un clone. Solo pochi mesi fa, più di sei anni dopo l'omicidio, gli inquirenti hanno scoperto che nell'officina del padre di Stasi c'era una seconda bicicletta nera, molto simile - il dubbio è che fosse la stessa - a quella che i testimoni e le foto posizionano all'esterno della villetta dei Poggi il giorno del ritrovamento di Chiara. 

LA CAMMINATA "IMPOSSIBILE" - Ma se lo scenario all'esterno della villetta non convince, quello che secondo i racconti di Stasi sarebbe successo nella villetta degli orrori lascia ancora più dubbi agli investigatori. Il punto critico, il più importante, è uno: la totale assenza di macchie di sangue sotto le scarpe di Stasi. Le possibili soluzioni, secondo i legali di parte, sono due: o Alberto indossava altre scarpe - la sua carta di credito avrebbe acquistato delle scarpe di ginnastica la sera prima dell'omicidio, e queste scarpe non sono mai state sequestrate - o, molto più semplicemente, Stasi quella mattina non è mai entrato nella villetta e - parole degli avvocati - "ha raccontato agli inquirenti quel che sapeva per essere stato l'artefice dell'omicidio". Un omicidio magari compiuto la sera prima del ritrovamento, dopo una litigata. Un omicidio dopo il quale l'assassino si sarebbe preoccupato di cancellare tutte le possibile tracce - tanto che, spiegano gli avvocati, "c'è un assenza di tracce di estranei in casa" - dimenticando soltanto un impronta insanguinata sul pavimento che, hanno mostrato le perizie, è di una scarpa "Frau numero 42", lo stesso numero di Stasi

I GRAFFI SUL BRACCIO - Il giovane commercialista, insomma, secondo la parte civile, avrebbe ricostruito con inquirenti e giudici una storia che "coincide" perfettamente con quella che avrebbe raccontato l'assassino di Chiara Poggi. La vittima con la quale Stasi potrebbe aver combattuto, come dimostrerebbero quei graffi sulle braccia del giovane commercialista che due agenti hanno giurato di aver visto il giorno dell'omicidio e che la procura per troppo tempo ha ignorato. Quei graffi potrebbero essere l'ultimo tassello di un puzzle che si è composto in sette lunghi anni di ricerche e indagini, depistate e ostacolate. Un puzzle che, per la procura e gli avvocati della famiglia Poggi, dice soltanto una cosa: Alberto Stasi è l'assassino di Chiara. 

Delitto di Garlasco, la foto storia | Foto Infophoto

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