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Sabato, 2 Dicembre 2023
Omicidi

Alatri, fermati due fratellastri per l'omicidio di Emanuele: "Noti in ambienti criminali"

Nove le persone iscritte nel registro degli indagati. Con il passare delle ore il quadro generale diventa più chiaro, ma resta il mistero sul movente e sull'arma del delitto: la spranga di ferro con cui è stato sferrato il colpo mortale non è stata trovata. Il punto sulle indagini

Sono state fermate a Roma, nell’abitazione di una parente, due delle persone ritenute responsabili della morte di Emanuele Morganti, il 20enne massacrato in piazza Regina Margherita ad Altri nella notte tra venerdì e sabato, fuori dal Mirò Music Club. Si tratta di due fratellastri: Mario Castagnacci, cuoco, e Paolo Palmisani, di 24 e 27 anni, entrambi "riconducibili ad ambienti delinquenziali", ha affermato il procuratore capo di Frosinone, Giuseppe De Falco, in una conferenza stampa al Comando provinciale dei carabinieri della cittadina laziale.

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Con il passare delle ore il quadro diventa dunque più chiaro, nonostante, come ha ammesso lo stesso procuratore, resta ancora molto da investigare. Nove in tutto, al momento, gli indagati, compresi i fermati che dovranno rispondere di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. "Non si sono consegnati - ha detto De Falco - sono stati presi a Roma perché là si trovavano. Sono stati trovati nell'abitazione di una parente”. I due fermati, ha aggiunto il Procuratore, avevano "precedenti penali", mentre "Emanuele era del tutto estraneo al mondo della microcriminalità e purtroppo si è trovato in mezzo".

IL MOVENTE

Resta il mistero sul movente: non è da escludere che Castagnacci e Palmisano abbiano in qualche modo "inteso affermare una propria capacità di controllo del territorio". Compito degli inquirenti sarà quindi anche "verificare se questo comportamento violento così gratuito sia stato determinato, come è verosimile, anche da abuso di alcol o droga".

LA DINAMICA DELL'OMICIDIO

Più chiaro il quadro sulla dinamica del delitto. Secondo le ricostruzioni della Procura, all’interno della discoteca "è nato un banalissimo diverbio tra Emanuele e un’altra persona, erroneamente indicata come albanese, circostanza non vera e che ha portato a una serie di considerazioni false".

Omicidio Emanuele Morganti Alatri

Si è trattato quindi di "una banale lite per motivi di accaparramento di una bevanda, determinata anche dallo stato di alterazione da alcol che non era di Emanuele e che ha condotto il personale del locale a portare fuori Emanuele, mentre l’altra persona è rimasta dentro e non ha preso parte alla aggressione", ha spiegato Giuseppe De Falco.

Emanuele Morganti, il giovane ucciso ad Alatri

Una volta che Emanuele è uscito dal locale, "in posti diversi della piazza" ci sono state delle aggressioni "da parte di persone diverse in corso di identificazione completa, con modalità diverse le une dalle altre. Allo stato delle indagini – ha precisato il procuratore – non si può semplificare il tutto con parole tipo 'pestaggio'". Emanuele ha cercato di allontanarsi, è stato seguito, poi è tornato sui suoi passi "ed è stato aggredito con forza e intensità diverse. Quella letale è stata l’ultima, che ha determinato importanti lesioni al cranio" e conseguentemente la morte di Emanuele. I due fermati sarebbero gli autori di questa ultima aggressione, quella letale. Non è chiaro però come sia stato sferrato il colpo mortale. Gli oggetti contundenti di cui si è parlato nei giorni scorsi, un manganello e un tubolare, non sono mai stati trovati. 

RETICENZE E OMERTÀ

Il procuratore ha spiegato che sono state ascoltate "numerosissime persone" e che le indagini riguardano alcune decine di persone "le cui dichiarazioni non sono sempre coincidenti, lucidi e chiare. La non integrale congruenza delle dichiarazioni può essere determinata, in alcuni limitati casi - ha quindi chiarito - da motivi riconducibili a reticenza o omertà, in altri casi da emozione, suggestione e confusione". 

Omicidio Emanuele Morganti Alatri

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