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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Napoli

Omicidio Fortuna, le motivazioni della sentenza: "Titò privo di qualsiasi senso morale"

I giudici, nelle motivazioni della sentenza di ergastolo per Raimondo Caputo, detto Titò, sottolineano anche il muro di omertà che ha protetto a lungo l'assassino della bimba uccisa al Parco Verde di Caivano

L'assassino di Fortuna Loffredo era "privo di qualsiasi senso morale" ed è stato protetto a lungo da un muro di omertà. Queste le parole dei giudici contenute nelle motivazioni della sentenza di condanna per Raimondo Caputo, detto Titò, a 10 anni di reclusione e per la compagna Marianna Fabozzi accusata di faovreggiamento, nelle violenze che l'uomo avrebbe perpretato ai danni delle sue tre figlie. "Qualunque sia la ragione contingente che ha spinto Raimondo Caputo all'omicidio si appalesa comunque come aberrante e perversa, priva di qualsiasi senso morale e rispetto per l'altro", dicono i giudici nelle 186 pagine che raccontano il delitto di Fortuna, violentata e lanciata nel vuoto dal sesto piano del Parco Verde di Caivano il 24 giugno 2014.

L'indagine, dicono i giudici, è stata condizionata dal "clima di assoluto controllo e manipolazioni delle dichiarazioni" imposto dai familiari alla bambina che aveva assistito all'uccisione di Fortuna, da tutti conosciuta con il soprannome di Chicca. 

Per la Corte d'Assise il processo "ha fornito elementi plurimi e convincenti per affermare che il giorno dei fatti Raimondo Caputo, nella deliberata esecuzione di un atto di predazione sessuale ai danni di Fortuna, l'ha portata con sè sul terrazzo all'ottavo piano ed è rimasto con lei fino al momento" in cui la lancia nel vuoto. 

Quanto alla Fabozzi, per i giudici "ha avuto conoscenza o conoscibilità di condotte abusanti del suo convivente. Ha di fatto accettato il maessere delle bimbe e rinunciato a qualsiasi pur minima azione doverosa per impedirlo. Ha sacrificato la integrità morale e psicofisica delle bimbe per offrire appoggio e copertura a un uomo talmente depravato da accusarlo di averlo costretto ad abusare della figlia per mero scopo di compiacenza o convenienza personale".

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