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Venerdì, 19 Aprile 2024
Mafia

Rapito e ucciso dalla mafia, 17 anni dopo il disegno della figlia incastra i killer

Quattro persone sono finite in manette per l'omicidio del boss Giampiero Tocco, eliminato con il metodo della lupara bianca. Fu la bambina a fornire le prime informazioni sull'assassinio con un disegno. La svolta grazie alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonino Pipitone

PALERMO - Diciasette anni fa il boss Giampiero Tocco fu ucciso con il metodo della lupara bianca. Oggi i carabinieri del Nucleo Investigativo, grazie anche alle recenti dichiarazioni del neo collaboratore di giustizia Antonino Pipitone, hanno arrestato quattro persone ritenute responsabili dell'omicidio di mafia: Ferdinando Gallina, Giovan Battista e Vincenzo Pipitone e Salvatore Gregoli.

Tocco fu sequestrato da un commando di uomini travestiti da poliziotti che avevano inscenato un posto di controllo a Terrasini il 26 ottobre del 2000. A bordo del fuoristrada quando lo fermarono c’era anche la figlia di sei anni.

Fu proprio la bambina - riferisce PalermoToday - a chiamare la madre e fornire poi indicazioni sull'accaduto attraverso un disegno che mostravano un uomo con la paletta con accanto la scritta polizia. I fatti, inoltre, vennero registrati dalle microspie che i carabinieri avevano installato nel fuoristrada poiché sospettavano che Tocco fosse coinvolto nell’uccisione di Giuseppe Di Matteo, figlio del noto Procopio, già reggente della famiglia mafiosa di Cinisi e storico alleato di Totò Riina.

Le dichiarazioni di Antonino Pipitone, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Carini, e quelle dei pentiti Gaspare Pulizzi e Francesco Briguglio, hanno poi portato alla svolta odierna. I riscontri eseguiti dai militari dell’Arma hanno infatti consentito di ricostruire il delitto (per il quale erano già stati condannati in via definitiva Salvatore e Sandro Lo Piccolo, Damiano Mazzola e i due collaboratori di giustizia che con le loro testimonianze hanno permesso gli arresti di oggi) e determinare i ruoli ricoperti dagli attuali destinatari del provvedimento restrittivo.

Mafia Capitale, i protagonisti

L'OMICIDIO - Furono Antonino Pipitone e Salvatore Gregoli ad inscenare il finto posto di blocco della polizia, indossando delle apposite pettorine e utilizzando un’auto con lampeggiante per fermare il fuoristrada, sequestrare Tocco e condurlo in un’abitazione a Torretta. Ferdinando Gallina, Gaspare Pulizzi, Damiano Mazzola, Salvatore e Sandro Lo Piccolo fungevano da “staffetta”. Giovan Battista e Vincenzo Pipitone, insieme a Salvatore e Sandro Lo Piccolo uccissero la vittima strangolandola. 

Ferdinando Gallina, detto Freddy, e Gaspare Pulizzi effettuarono i sopralluoghi lungo l’itinerario percorso nei giorni precedenti da Tocco. Gallina e Pulizzi caricarono il cadavere all’interno di un’auto e lo trasportarono in contrada Dominici di Torretta, dove venne sciolto nell’acido alla presenza di Angelo Conigliaro (deceduto), Vincenzo, Antonino e Giovan Battista Pipitone. Le dichiarazioni di Antonino Pipitone fanno luce anche sul movente confermando che il delitto è da ricollegare alla scomparsa del figlio di Procopio Di Maggio, “Peppone”. I Lo Piccolo decisero di reagire così a quell’episodio, evidentemente considerato una sorta di attacco al loro dominio criminale.

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