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Sabato, 20 Aprile 2024
Le indagini / Udine

Lauretta Toffoli uccisa con 33 coltellate: tutto quello che sappiamo e cosa non torna

La donna è stata trovata morta nella sua casa. Era nella stanza da letto. Arrestato un vicino di casa. I dubbi sull'arma, l'ipotesi che l'aggressore volesse anche smembrare il corpo

Il corpo martoriato da 33 coltellate, quel precedente col figlio violento ma col quale sembra tornato il sereno, l'arresto del vicino di casa. Proseguono le indagini per l'omicidio di Lauretta Toffoli, la donna di 74 anni trovata morta dal figlio Manuel sabato 7 maggio nella sua casa di Udine. La donna era in abbigliamento intimo, nella camera da letto dell'appartamento al secondo piano della palazzina in cui viveva da sola. Per il delitto è stato arrestato il vicino di casa, Vincenzo Paglialonga, 41 anni. Ma quale il movente? E' stata usata una sola arma? E' plausibile che chi ha ucciso la donna volesse anche fare a pezzi il suo corpo? Andiamo con ordine e ricostruiamo la vicenda. 

Lauretta morta nella sua stanza da letto

Sono le due del pomeriggio di sabato 7 maggio. In via della Valle, quartiere San Rocco di Udine, Manuel Mason scopre il corpo esanime della madre Lauretta Toffoli, originaria di Gruaro. La donna indossa abbigliamento intimo, è nella camera da letto. Sul suo corpo decine di ferite da arma da taglio. L'autopsia svela poi che sono 33. Ha ferite anche sulle mani: segno che ha tentato di difendersi.

Il rapporto col figlio

La donna e il figlio erano stati protagonisti in un altro fatto di cronaca. Nel 2019 il ragazzo l'aveva accoltellata. Adesso però i due, secondo quanto emerge, erano in rapporti ottimi. 

L'ex compagno, Paolo Mason, viene ascoltato. Per lui il colpevole deve per forza essere un conoscente della donna.

Il fermo del vicino di casa

Domenica scattano le manette per Vincenzo Paglialonga, il vicino di casa. E' accusato di evasione. Ha 41 anni, vive in un appartamento proprio sotto quello della vittima ed era agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Era tornato a Udine da pochissime ore, trasferito dal carcere di Pordenone nel pomeriggio di venerdì.

"L'indagato sta male"

L'avvocato della difesa dice che Paglialonga non era presente sul luogo del delitto. Lo dimostra, secondo il legale, il fatto che le forze dell'ordine non lo abbiano trovato nel suo appartamento la notte tra venerdì e sabato. L'avvocato, poi, sottolinea come sia fondamentale conoscere l'esatto momento in cui il Paglialonga si sia tolto il braccialetto elettronico. Per sapere se sia avvenuto prima o dopo il delitto e la morte di Lauretta. Per la difesa l'uomo non è lucido e non può rispondere agli inquirenti. Soffre di cirrosi e il malessere nasce dal mancato rispetto della terapia prescritta.

I punti oscuri

Come spiega UdineToday, La difesa di Paglialonga ha ingaggiato l'esperto di scene del crimine Edi Sanson, che dice "Mancano delle prove fondamentali". L'esperto si chiede: “Dove sono finiti i pantaloni o la gonna che indossava la vittima al momento dell’omicidio? Quell’indumento è elemento fondamentale per ricostruire la dinamica complessa dei fatti. Devono essere stati rimossi post mortem, ma la configurazione del sangue su quel capo di vestiario potrebbe dirci tante cose. Sicuramente una prova da cercare all’interno dei due appartamenti posti sotto sequestro”. Sanson, in qualità del suo ruolo di consulente esterno, non ha avuto modo di accedere agli atti delle indagini per il momento per cui non è a conoscenza se l’indumento sia già tra le prove. 

“Noi sappiamo che Vincenzo Paglialonga è stato fermato fuori dalla sua abitazione e arrestato per evasione dai domiciliari mentre il cadavere della donna è stato scoperto qualche ora dopo. Certamente si può presumere che il Paglialonga, se colpevole, potesse essere fuori dal suo appartamento per gettare i pantaloni insanguinati”, aggiunge. Sanson prosegue: "Escluderei che ci sia stata una qualsiasi forma di violenza sessuale nei confronti della vittima. Il corpo di Lauretta ci dice che è stato spostato da una stanza a una delle camere". Questo spostamento potrebbe essere avvenuto dopo la morte della donna o subito prima che la stessa esalasse l'ultimo respiro. Secondo la ricostruzione del consulente, l'azione criminosa è cominciata mentre la vittima si trovava in posizione eretta. 

Sull’ipotesi che l’assassino volesse anche ridurrre in pezzi il corpo, Sanson spiega: ”C'è una ferita dietro il ginocchio sinistro che è incompatibile con i fendenti sul resto del corpo. Probabilmente è stato un tentativo di smembrare il cadavere per poi poterlo occultare. Tentativo non riuscito. Bisogna cercare più di un coltello. Non può essere stata un'unica lama a procurare quelle ferite così diverse e profonde”.  

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