Morti

Omicidio della piccola Matilda, assolto l'ex compagno della madre Antonio Cangialosi

Il caso della bambina morta a 23 mesi per un violento colpo alla schiena. A undici anni di distanza l'omicidio resta ancora senza un colpevole

Antonio Piccirilli Giornalista 15 dicembre 2016 14:00

Assolto per non avere commesso il fatto. Si è concluso senza un colpevole il processo per la morte della piccola Matilda Borin, la bimba morta nel 2005 a Roasio, nel Vercellese, per un violento colpo alla schiena. A undici anni di distanza Antonio Cangialosi, l'ex compagno di Elena Romani, è stato prosciolto da tutte le accuse. Per lui il pm Paolo Tamponi aveva chiesto otto anni. "Una assoluzione che fa male - hanno commentato a caldo i legali della donna - ma faremo appello". Cangialosi era stato già scagionato una prima volta dal gip di Vercelli che aveva disposto il non luogo a procedere. Poi la Cassazione aveva riaperto il caso accogliendo il ricorso dei legali della madre.

Morte Matilda Borin | Antonio Cangialosi | Elena Romani

Secondo le perizie medico-legali, a provocare la morte della piccola sarebbe stato un colpo violento alla schiena, forse un calcio, che le provocò la lesione di rene e fegato. Per la sua morte, in un primo momento vennero indagati la mamma e il compagno, le uniche persone che si trovavano nell'abitazione di Cangialosi, dove la donna si era trasferita da pochi giorni.

Omicidio Matilda Borin | Antonio Cangialosi | Elena Romani

Secondo la Cassazione, tuttavia, il trauma del quale fu vittima la piccola Matilda venne prodotto "durante l'assenza dall'abitazione della Romani, uscita nel cortile per stendere all'aria il cuscino lavato" dal vomito della bimba che si era sentita male. Una convinzione evidentemente non condivisa dal tribunale di Vercelli che ha assolto Cangialosi per "non aver commesso il fatto".

Durante la sua arringa, il pm ha ricordato anche che la Romani "ha una sentenza irrevocabile di assoluzione", e che dunque non può essere stata lei a provocare quel trauma alla bambina.

"Questa non è la verità, ma andiamo avanti perché voglio giustizia per la mia bambina", ha detto la madre della bimba commentando la sentenza di assoluzione. "In quella casa eravamo in due ed io non ho fatto nulla".