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Martedì, 16 Aprile 2024
Le indagini sul cold case / Genova

Delitto Nada Cella, l'audio della telefonata anonima che potrebbe incastrare l'omicida

Diffuso il contenuto di una telefonata del 9 agosto del 1996 in cui una donna parla del giorno dell'omicidio descrivendo una persona che si allontanava, sporca probabilmente di sangue, da via Marsala

“L’ho vista, era sporca: ha infilato tutto nel motorino, l’ho salutata ma non mi ha guardata”: in queste poche parole, pronunciate durante una telefonata nell’ormai lontano 9 agosto del 1996, potrebbe esserci un elemento chiave nella risoluzione del mistero sulla morte di Nada Cella, la 24enne di Chiavari, in Liguria, uccisa la mattina del 6 maggio del 1996 nello studio di commercialista in cui lavorava come segretaria.

Chi ha ucciso Nada Cella?

Le indagini su uno dei cold case più famosi d’Italia sono arrivate a una svolta qualche settimana fa, quando la procura di Genova ha iscritto nel registro degli indagati, con l’accusa di omicidio, Annalucia Cecere, oggi 53 anni, ex insegnante ligure che da anni ormai vive in Piemonte. L’ipotesi è che Cecere, all’epoca del delitto 28enne, abbia ucciso Nada per gelosia, decisa a prenderne il posto nell’ufficio e nel cuore di Marco Soracco, il commercialista che aveva assunto Nada Cella. Proprio Soracco, insieme con la madre Marisa Bacchioni, è stato a sua volta iscritto nel registro degli indagati. Non per il delitto, come invece era accaduto nei mesi successivi alla morte della 24enne, ma per false dichiarazioni ai pm.

L'audio della telefonata: gli inquirenti invitano chiunque parli, o riconosce chi parla, a contattare la polizia

Gli elementi su Annalucia Cecere

La telefonata diffusa dagli inquirenti ha uno scopo ben preciso: sollecitare la donna che sembra avere visto Cecere sporca di sangue il giorno del delitto a uscire allo scoperto. Chiaramente è possibile che la donna non sia più in vita, tenuto conto che sono passati 25 anni, ma la speranza degli inquirenti è che qualcuno che l’ha conosciuta - figli, parenti, amici - sentendo la telefonata e riconoscendola possa decidere di farsi avanti per riferire anche un minimo particolare che potrebbe aiutare a risolvere il mistero del delitto di via Marsala. La mamma di Nada, Silvana, non ha mai abbandonato le speranze di scoprire la verità, e a darle manforte nel 2018 è arrivata la criminologa Antonella Delfino Pesce: è stata lei, rivedendo da capo il caso di Nada per la tesi in criminologia, a scoprire alcuni elementi che hanno puntato i fari su Annalucia Cecere, sempre lei è andata a trovarla con una scusa per capire chi aveva davanti, e sempre lei è stata anche minacciata dalla donna quando ha scoperto chi era in realtà.

A Today Delfino Pesce ha spiegato che rileggendo i faldoni sul caso, 13.000 e più pagine di verbali e documentazione, aveva trovato “diversi indizi” che lasciavano pensare che Cecere fosse implicata nel delitto. In particolare si deve a lei l’individuazione di un verbale che ai tempi delle prime indagini era stato accantonato, e che invece oggi spicca nella mole di prove con inquietante chiarezza: il ritrovamento a casa di Cecere di alcuni bottoni di giacca da uomo identici a quello trovato sotto il corpo martoriato di Nada, colpita con un oggetto pesante alla testa la mattina del 9 maggio 1996 e lasciata in fin di vita sul pavimento dell’ufficio di Soracco, in via Marsala. Ai tempo Cecere, che diversi testimoni aveva identificato come una donna vista più volte accanto a Soracco, era stata indagata e poi prosciolta. Eppure erano emersi incontri tra Cecere e Nada in cui la prima si era dimostrata ostile alla giovane segretaria, oltre che la presenza dell’ex insegnante nei pressi della palazzina di via Marsala il giorno dell’omicidio (e in altre circostanze).

L'audio dela telefonata della supertestimone: "L'ho vista, era sporca e ha infilato tutto nel motorino"

A questo proposito, decisiva potrebbe essere la testimonianza della donna che il 9 agosto del 1996 telefonò a Marisa Bacchioni, la mamma del commercialista, parlandole proprio di un incontro con Cecere: “Venivo giù in macchina da Carasco, l’ho vista che era sporca, ha infilato tutto nel motorino, l’ho salutata non mi ha guardata - dice la donna nella telefonata - dico la verità, 15 giorni fa l’ho incontrata in carruggio (la via principale di Chiavari, ndr), andavo alla posta, non mi ha nemmeno guardato, è scivolata via, non mi ha nemmeno guardato”.

Bacchioni non ha mai detto chi fosse la donna che le aveva telefonato, ed è anche per questo che è finita nel registro degli indagati. La diffusione dell’audio potrebbe aiutare a capire chi è questa donna, che cosa sa o sapeva, e che cosa potrebbe avere visto o sentito in relazione all’omicidio di Nada: “Mi rivolgo agli amici di Chiavari: adesso tocca a voi - è l’appello della criminologa Antonella Delfino Pesce - Non sappiamo chi fosse questa donna che il 9 agosto 1996 telefonò a casa Soracco: potrebbe essere chiunque, non sappiamo se sia ancora viva ma in ogni caso sarebbe importantissimo identificarla. Sono certa ci sia oggi un parente, un amico, un nipote, un collega in grado di riconoscerne la voce. Facciamo in modo che questa indagine diventi simbolo del dovere civile”.

Le risposte del dna

La procura, quando ha deciso di riaprire ufficialmente le indagini, ha disposto una serie di accertamenti irripetibili sui reperti superstiti del caso, compresi test del dna affidati al genetista Emiliano Giardina, l’uomo dietro l’individuazione del cosiddetto “Ignoto 1” del caso Yara Gambirasio. È stato inoltre sequestrato uno motorino, lo stesso forse di cui parla l’ignota interlocutrice nella telefonata, che Cecere dalla Liguria ha portato in Piemonte: verrà sottoposto al test del luminol (un liquido che reagisce alla presenza di fluidi corporei illuminandosi) per capire se siano tracce organiche e se possano essere sottoposte a esami. La mamma di Nada, Silvana, continua a sperare che questa sia la volta buona, e che finalmente, dopo 25 anni, sua figlia trovi la giustizia che merita.

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