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Martedì, 23 Aprile 2024
La ricostruzione / Agrigento

Omicidio a a Raffadali: 24enne ucciso a colpi di pistola dal padre poliziotto

Gaetano Rampello, 57 anni, in servizio alla mobile di Catania, ha confessato: "Mi minacciava e mi chiedeva soldi". Il delitto nell'Agrigentino

Omicidio a Raffadali, comune nell'Agrigentino, dove un ragazzo di 24 anni è stato ucciso a colpi di arma da fuoco in piazza Progresso. La vittima - riferisce AgrigentoNotizie - si chiamava Vincenzo Gabriele Rampello.

Il presunto assassino è il padre del ragazzo: Gaetano, 57 anni, assistente capo coordinatore della polizia di Stato in servizio al decimo reparto mobile di Catania.

Omicidio a Raffadali: la dinamica dei fatti

A quanto pare sono stati esplosi 15 colpi di pistola anche a distanza ravvicinata. Il 24enne è stato raggiunto da un proiettile alla testa e da altri colpi al torace. L'omicidio è avvenuto sotto l'impianto di videosorveglianza installato su piazza Progresso dal Comune. Sul posto, si sono precipitati tutti i carabinieri della stazione di Raffadali e sono accorsi anche tutte le pattuglie dell'Arma del comando provinciale. 

Omicidio a Raffadali: ucciso un ragazzo di 24 anni

Il ragazzo, a quanto pare, non stave bene, aveva dei problemi psicologici. In piazza Progresso ci sarebbe stata una nuova - forse l'ennesima - discussione con il padre che, ad un certo punto, ha estratto la pistola d'ordinanza ed ha iniziato fare fuoco, uccidendo il figlio. Poi, il poliziotto in servizio al reparto Mobile di Catania si è spostato su una panchina, forse in attesa di un pullman di linea. Proprio lì è stato bloccato dai carabinieri del nucleo Operativo della compagnia di Agrigento che lo hanno portato in caserma. 

Il padre della vittima ha confessato il delitto

Incalzato dalle domande del pm Chiara Bisso e del capitano Alberto Giordano, che coordina il Nor della compagnia di Agrigento e che ha proceduto all'arresto, l'uomo ha confessato. Dopo le prime ammissioni, durante l'interrogatorio che si è svolto in caserma, l'assistente capo della polizia - assistito dall'avvocato Daniela Posante - ha ammesso d'aver sparato, ripetutamente al figlio Vincenzo Gabriele, di 24 anni. I carabinieri della compagnia di Agrigento, guidati dal maggiore Marco La Rovere, hanno ricostruito i continui dissidi familiari esistenti, anche economici, fra padre, che viveva a Catania, e figlio che - dopo la separazione dei genitori - era rimasto a vivere da solo a Raffadali.

"Mi minacciava e mi chiedeva soldi"

"Io gli davo ogni mese 600 euro ma quei soldi non gli bastavano mai, mi picchiava e minacciava. Voleva sempre più soldi". Sarebbero state queste le parole pronunciate davanti agli inquirenti dal padre della vittima. Rampello ha svelato il movente del delitto da inquadrare nel profondo disagio vissuto all'interno della famiglia per le condizioni di salute del ragazzo che aveva dei problemi psichici e, per tre anni, secondo il racconto fatto dal poliziotto, era stato ricoverato in una struttura. Il 24enne, che viveva solo dopo la separazione dei genitori, pare avesse il vizio di spendere troppi soldi negli acquisti on line. 

"Anche oggi mi ha telefonato e mi ha chiesto 30 euro - ha continuato il poliziotto -, io glieli ho dati ma ha iniziato a insultarmi e minacciarmi dicendomi che ne voleva 50. Mi ha aggredito e sfilato il portafogli prendendo altri 15 euro. A quel punto ho avuto un corto circuito e gli ho sparato non so quanti colpi". Il giovane in passato era stato più volte denunciato per delle aggressioni subite dal padre.

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Il sindaco ricorda il ragazzo ucciso: "Aveva avuto un'infanzia difficile"

"La città è sconvolta. Conoscevamo tutti Vincenzo Gabriele Rampello, aveva una vita sociale un po' turbolenta, ma veniva accettata da tutti i raffadalesi. Il ragazzo aveva avuto un'infanzia difficile per via della separazione dei genitori. Il papà, per lavoro, viveva a Catania. La mamma, invece, a Sciacca. Vincenzo Gabriele, dopo la separazione dei suoi genitori, era rimasto a vivere da solo a Raffadali, ma c'era uno zio che si prendeva cura di lui". A ricostruire la vita del ventiquattreenne, ucciso stamani in piazza Progresso dal padre, è il sindaco di Raffadali: Silvio Cuffaro. 

"Vincenzo era introverso e molto diffidente - ha spiegato Cuffaro - . Non lavorava e veniva mantenuto dal papà che mensilmente tornava per stare un po' con lui e per dargli il necessario sostentamento economico. Il Comune ha cercato di coinvolgerlo, per dargli anche delle motivazioni, in lavoretti per conto del Municipio, ma non c'è stato verso. Per tanti anni, da piccolo, è stato ricoverato in una comunità per bimbi con disagio sociale. Spesso, quando andava scorrazzando con la moto, veniva richiamato dal comandante della polizia municipale, ma era anche un ragazzo molto ordinato e pulito. Quando faceva qualche sbavatura, qualcuno bonariamente lo riprendeva. Insomma nessuno mai dei raffadalesi, consapevoli delle sue difficoltà, lo ha mai accusato di nulla".

Cuffaro, al momento fuori sede, valuterà se è il caso o meno di proclamare il lutto cittadino nel giorno dei funerali di Vincenzo Gabriele Rampello. "Perché si tratta, del resto, di una giovane vita - ha detto il sindaco - . Una vittima di se stesso e delle incomprensioni in cui ha vissuto. Quanto è accaduto ci ha turbato tutti a livello umano". 

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