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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

"Regeni marchiato e seviziato per giorni da professionisti della tortura"

E' quello che emerge dall'autopsia condotta in Italia sul cadavere del ricercatore italiano in Egitto. Intanto a Roma nuovo vertice tra i magistrati italiani e quelli egiziani

Segni incisi nella carne, lettere dall'alfabeto tracciate con un coltello. Il corpo di Giulio Regeni è stato "usato come una lavagna", accusa la madre dello ricercatore italiano ucciso otto mesi fa a Il Cairo. E' quanto emerge dall'autopsia svolta in Italia, che smentisce "una volta di più, l'ipotesi della rapina degenerata in omicidio", scrive il Corriere della Sera. I medici legali Vittorio Fineschi e Marcello Chiarotti hanno individuato sul corpo di Regeni delle ferite che sembrano comporre delle lettere dell'alfabeto, apparentemente slegato tra loro, che potrebbero avere un significato. 

Scrive il Corsera:

La più chiara è quella tracciata sulla schiena, «regione dorsale, tratto toracico, a sinistra della linea spondiloidea». Un’altra intorno all’occhio destro. E altre due: sulla «regione frontale destra», tra l’orecchio e l’attaccatura dei capelli, e sulla mano sinistra, «superficie dorsale»; in entrambi i casi, due linee «tra loro intersecantesi a formare una X». Quelle incisioni sono materia di una potenziale indagine che dovrebbe orientarsi sempre più sugli apparati di sicurezza del Cairo, coloro che hanno messo in atto il depistaggio che avrebbe dovuto sancire le responsabilità dei banditi comuni, smascherato dalle verifiche dei magistrati e degli investigatori italiani

"Si possono ipotizzare - si legge nell'autopsia - che lo abbiano colpito con calci, pugni, bastoni, mazze". Il ragazzo sarebbe stato poi scagliato con vioilenza contro i muro. "Alcune lesioni cutanee - scrivono i medici legali - hanno caratteristiche che depongono per una differente epoca di produzione avendo un timing differenziato". Repubblica chiarisce il gerco medico: "Giulio è stato torturato ripetutamente, a distanza di giorni".

"Ci sembra chiaro che le torture che gli sono state inflitte, i tempi e le modalità dei supplizi che nostro figlio ha dovuto sopportare non possono che essere l'opera perversa di qualche professionista della tortura" dicono a Repubblica Paola e Claudio Regeni. 

Intanto oggi prende il via a Roma il vertice tra i magistrati italiani e quelli egiziani, mentre un quotidiano del Cairo anticipa che il procuratore generale egiziano, Nabil Ahmed Sadek, "presenterà nuove informazioni trovate nell’inchiesta per giungere alla verità sulla morte di Giulio".

Gli inquirenti italiani si aspettano la consegna del materiale investigativo che finora è sempre stato negato, a cominciare dei dati del traffico telefonico nei luoghi della scomparsa di Regeni e del ritrovamento del cadavere. Documenti che in precedenza dal Cairo si era rifiutato di condividere per "motivi di sicurezza". I nostri magistrati consegneranno agli omologhi egeziani le ultime verifiche tecniche effettuati sul contenuto del pc di Regeni, insieme ad alcune informazioni relative alle sue frequentazioni e ad aspetti della sua vita privata nel periodo compreso tra la fine del dicembre 2015 e il 4 gennaio 2016, quando il ragazzo fece rientro in Italia per le festività natalizie. Intanto l'università di Cambridge, in risposta a una rogatoria, ha inviato ai pm di Roma una serie di documenti. 

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