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Sabato, 20 Aprile 2024
Il delitto / Foggia

Roberta Perillo strangolata e annegata: "L'ex l'ha uccisa con brutalità e freddezza"

L'omicidio è avvenuto nel luglio 2019 e l'ex compagno Francesco D'Angelo è stato condannato a 23 anni e 8 mesi, con il riconoscimento della semi infermità mentale. Il giudice: "Ha addossato la colpa alla vittima"

L'omicidio di Roberta Perillo, strangolata e annegata dall'ex fidanzato Francesco D'Angelo l’11 luglio 2019 a San Severo (Foggia), è stato commesso con "brutalità e violenza", con "freddezza". E' quanto si legge nelle motivazioni della sentenza a carico di D'Angelo, riconosciuto colpevole e condannato a 23 anni e 8 mesi col riconoscimento della semi infermità mentale. FoggiaToday ripercorre le tappe della vicenda e rende noto il contenuto delle 44 pagine che motivano la sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Foggia presieduta dal giudice Mario Talani. "Dall’analisi dei numerosi elementi di prova acquisiti al fascicolo dibattimentale, è emersa senza dubbio alcuno la prova della colpevolezza dell’imputato Francesco D’Angelo, in ordine al reato di omicidio commesso in danno di Roberta Perillo, cui era legato da una relazione sentimentale”, si legge nelle motivazioni.

D’Angelo, reo-confesso e difeso dall’avvocato Michele Curtotti, non è mai comparso in aula, né in presenza né da remoto.  Nel corso del dibattimento sono state ascoltate circa 40 persone, tra testi e consulenti con l’obiettivo di indagare sia il rapporto tra vittima ed imputato, che la facoltà di intendere e volere di quest’ultimo. La sentenza richiama la versione fornita da D'Angelo dopo l'omicidio, le testimonianze dei parenti e gli elementi emersi dalle indagini. 

Il nucleo centrale del documento è incentrato sulla ricostruzione della storia clinica dell’imputato e sono state passate in rassegna le varie consulenze fatte per valutare la capacità di intendere e volere dell’uomo al momento del delitto. Il parziale vizio di mente, riscontrato dal consulente della procura, Roberto Catanesi, è stato riconosciuto dalla Corte nella determinazione della pena.

La Corte d’Assise rimarca che D'Angelo ha ucciso Roberta Perillo  prima con lo strozzamento e poi con l'annegamento nella vasca da bagno". "In particolare la brutalità e la violenza perpetrate con lo strozzamento e la freddezza con cui l’imputato ha conseguente lasciato annegare la vittima, abbandonando il corpo esanime nella vasca da bagno, elidono ogni dubbio quanto alla sussistenza del dolo intenzionale di omicidio”, si legge.

Nelle motivazioni della sentenza, si sottolinea poi che D’Angelo, nonostante l’immediata confessione, “ha continuato a screditare ed addossare la colpa sulla vittima (come emerge sia dal verbale di interrogatorio reso innanzi agli inquirenti sia dai colloqui riportati dal consulente della pubblica accusa nella relazione di consulenza tecnica). Tale elemento stride con un reale ed effettivo pentimento e, valutato unitamente al comportamento distaccato successivo ai fatti, induce questa Corte a disconoscere l’invocata concessione delle circostanze attenuanti generiche. Deve essere certamente riconosciuta la circostanza attenuante per l’accertato vizio parziale di mente al momento del fatto. L’azione omicidiaria - conclude Talani -  è realtà di difficile percezione e lo è ancor di più quando il delitto è commesso, come nel caso che ci occupa, ai danni di una persona legata al colpevole da una relazione affettiva” .

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