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Venerdì, 29 Marzo 2024
Omicidi

Omicidio Teresa e Trifone, Giosuè Ruotolo condannato all'ergastolo

I due fidanzatini vennero freddati a colpi di pistola nel parcheggio del Palazzetto dello Sport di Pordenone la sera del 17 marzo 2015

Giosuè Ruotolo è stato condannato all'ergastolo. Per lui i giudici hanno stabilito anche l'isolamento diurno per due anni, l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, il pagamento delle spese processuali e i risarcimenti accessori. C'è una prima sentenza per l’omicidio di Teresa Costanza e Trifone Ragone, il militare di 28 anni e l’assicuratrice milanese di 30 freddati a colpi di pistola nel parcheggio del Palazzetto dello Sport di Pordenone, la sera del 17 marzo 2015. Giosuè Ruotolo è colpevole per la Corte d’Assise di Udine. Questo è per adesso il responso della giustizia. Una verità parziale (in attesa del secondo grado di giudizio) che arriva al termine di lunghe e complesse indagini che hanno permesso di ricostruire i contorni di un giallo che fin dalle prime battute è apparso di difficile soluzione.

È stato un processo indiziario quello a carico del 28enne di Somma Vesuviana: manca infatti la pistola fumante, mentre il movente è stato individuato quasi fin da subito su possibili screzi tra lui e il commilitone originario di Adelfia (Bari). Ruotolo, 28 anni, ex commilitone e coinquilino di Trifone, condivideva con lui la passione per la palestra e le serate in discoteca. Ma l’amicizia tra i due aveva subito qualche colpo dopo il fidanzamento del militare con Teresa. I due progettavano di sposarsi e di mettere su famiglia. Così, quando il militare va a vivere con la ragazza, iniziano i messaggi anonimi su Facebook mandati a Teresa Costanza con un falso profilo. Messaggi di questo tenore: 

"Volevo dirti che il tuo ragazzo si vede ancora con me. Io ci sto perché mi piace molto, ti sto solo avvisando". "Se ne parli con lui nego tutto. Non ti conviene stare con lui". "Volevo dirti che il tuo ragazzo si vede ancora con me". "Controlla i suoi cellulari, so che ne ha due, un iphone e uno nero".

Ma non è tutto. Contro Ruotolo ci sono anche i fotogrammi di una telecamera che riprendono la sua Audi A3 passare intorno al palazzetto della palestra la sera del 17 marzo. Le immagini mostrano l’auto diretta al Palasport e poi sulla via del ritorno. Nel mezzo c’è però un buco di sette minuti. Il tempo necessario a Ruotolo per disfarsi dell’arma del delitto? Solo una ipotesi. La pistola Beretta che ha ucciso i due fidanzatini è stata trovata mesi dopo nel laghetto del parco di San Valentino, non lontano dal luogo dell’omicidio, ma gli inquirenti non hanno trovato nessun collegamento tra l’arma e l’imputato.

Nessuna traccia del Dna di Ruotolo è stata inoltre trovata sul bossolo, sui vestiti e sugli altri campioni biologici raccolti nell’auto ferma nel parcheggio dove è stata uccisa la coppia. Elementi su cui la difesa ha insistito durante il processo chiedendo l’assoluzione piena. Nessun dubbio invece per l’accusa che invece aveva chiesto l'ergastolo: "L'odio di Giosuè Ruotolo verso Trifone e la gelosia verso Teresa lo avevano assalito già da tempo - ha spiegato il pm durante la sua arringa -. Togliendoli di mezzo sparivano due rivali, due minacce viventi, due persone verso cui covava odio già da tempo, e il suo futuro sarebbe tornato ad essere roseo". "Giosuè Ruotolo - ha infine concluso - ha commesso gli omicidi per salvare la sua carriera".

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