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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Arezzo

Ladro ucciso, chiesta l'archiviazione per Pacini: ma la "nuova" legittima difesa non c'entra

La richiesta di archiviazione arriva dalla Procura di Arezzo. Vitalie Mircea, 29 anni, morì il 28 novembre 2018 a Monte San Savino

La Procura di Arezzo ha chiesto l'archiviazione per Fredy Pacini, ma non c'è stato bisogno di ricorrere alla "nuova" legge sulla legittima difesa.

"E' legittima difesa putativa": è questa la conclusione cui è pervenuto il pm Andrea Claudiani al termine delle indagini sulla morte del moldavo Vitalie Mircea, 29 anni, ucciso il 28 novembre 2018, dopo che era entrato probabilmente per rubare nel capannone del gommista di Monte San Savino, in provincia di Arezzo. Perché non c'è stato bisogno di ricorrere alla nuova legge sulla legittima difesa? Il magistrato ha applicato la scriminante (nel linguaggio giuridico, la causa oggettiva di esclusione della configurabilità di un reato e quindi della sua punibilità) ispirandosi al vecchio articolo del codice penale. In sostanza, il pm ha ritenuto che pur in assenza di una reale aggressione alla persona, Pacini abbia agito in modo non perseguibile penalmente, per tutelare la sua incolumità.

Chiesta l'archiviazione per Fredy Pacini: ora la decisione spetta al gip

Secondo il pm, Fredy Pacini riteneva di essere in una situazione di effettivo pericolo, tale da affrontare anche con gli spari. Adesso dovrà essere il gip del Tribunale ad accogliere o meno la tesi del pubblico ministero. Lo scorso 9 maggio, Fredy Pacini, accompagnato dall'avvocato difensore Alessandra Cheli, è stato ascoltato dal pm Claudiani nell'interrogatorio che ha chiuso le indagini. Determinante per la richiesta di archiviazione anche la perizia balistica con il manichino per ricostruire l'accaduto. Nel primo interrogatorio davanti al pm, subito dopo i fatti, Pacini si era avvalso della facoltà di non rispondere.

Adesso che la perizia balistica, svolta dal consulente tecnico d'ufficio Paride Minervini, l'esperto incaricato dal pm Claudiani, ha confermato di fatto la versione di Pacini, dimostrando che quel colpo fu sparato dall'alto, ma raggiunse il giovane mentre si trovava a terra, per essere scivolato sui vetri infranti della porta d'ingresso che era stata forzata, quindi con le gambe verso l'alto, e che dimostrerebbe che la reazione sarebbe compatibile con la legittima difesa, l'artigiano ha chiesto di essere ascoltato per fornire nel dettaglio la sua versione dei fatti.

Fredy Pacini, la sorella del ladro ucciso dal gommista chiede la verità 

Secondo la ricostruzione dell'accaduto, avvalorata anche dalla perizia balistica, la notte del 28 novembre Pacini si trovava a dormire in ditta, in via della Costituzione, nella zona industriale di Monte San Savino nell'aretino, cosa che accadeva da tempo perché, esasperato dai furti che negli anni aveva subìto, riteneva così di poter difendere la sua proprietà, tenendo a portata di mano una pistola Glock. Poco dopo le 3 venne svegliato di soprassalto dal rumore dei vetri di una finestra del capannone che venivano infranti con una mazza. Dal soppalco del magazzino, dove si trovava la stanza in cui dormiva, stringendo in pugno la sua pistola, intravide due persone che erano entrate nel capannone e sparò cinque colpi verso il basso: tre finirono contro il portone dell'officina, uno raggiunse il moldavo a un ginocchio e un altro lo colpì alla coscia, recidendogli l'arteria femorale e causandogli lo choc emorragico che ne determinò la morte.

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