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Sabato, 20 Aprile 2024
Arresti

Tratta di migranti e donne-bambine avviate alla prostituzione, sei arresti a Padova

In manette sei nigeriani ritenuti il terminale italiano di un'organizzazione che gestiva una tratta di loro connazionali. Tutto è partito dalla denuncia di una ragazzina arrivata in Italia allettata dalla falsa promessa di un lavoro lecito

Sei nigeriani, ritenuti il terminale italiano, a Ragusa e a Padova, di un'organizzazione che gestiva una tratta di loro connazionali, comprese giovanissime minorenni da avviare alla prostituzione a loro insaputa, sono stati arrestati dalla polizia di Stato di Ragusa, con la collaborazione della squadra mobile di Padova, in esecuzione di un decreto di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Catania.

I fermi sono stati eseguiti a Padova. In manette sono finiti il "capo" dell'organizzazione, 37 anni, uno suo coetaneo e la moglie di quest'ultimo, di 29 anni, ai quali è contestato il reato di associazione per delinquere, tratta di connazionali, anche di minore età e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. La coppia era destinataria anche di un mandato di cattura europeo, per lo stesso reato, emesso dal Belgio. 

Fermati anche uomo di 31 anni, indagato per la tratta di una minorenne, e altre due persone accusate di spaccio di stupefacenti connesso al traffico di esseri umani. Il boss dell'organizzazione è stato arrestato in via Liberi, dove abitava e dove la compagna faceva l'affittacamere.

Gli altri, invece, sono stati raggiunti per strada. Il provvedimento restrittivo è stato emesso al termine di un'attività investigativa di tipo tecnico coordinata dalla Dda di Catania ed avviata dalla squadra Mobile di Ragusa all'inizio del mese di giugno 2016, a seguito delle dichiarazioni rese da una nigeriana minorenne, Joy (nome di fantasia), arrivata al Porto di Pozzallo a fine maggio 2016.

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LA STORIA DI JOY - Joy era giunta in Sicilia dopo un estenuante e pericoloso viaggio iniziato in Nigeria, che l'aveva portata ad attraversare l'Africa settentrionale, affidata di volta in volta a "connection men" e uomini armati, esposta al rischio di violenze sempre crescenti. La ragazza aveva deciso di raggiungere l'Italia allettata dalla falsa promessa di un lavoro lecito, i cui guadagni avrebbero aiutato la famiglia di origine: giunta sulle nostre coste era stata collocata in una struttura protetta dove era stata però rintracciata dal connazionale che le aveva organizzato il viaggio e l'attendeva in Italia e che si è adoperato per prelevarla dalla struttura e acquisirne il controllo.

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La minore, cui era stata taciuta la propria destinazione alla prostituzione (le era stata prospettata, invece, la falsa possibilità di svolgere in Italia un lavoro onesto), avendo compreso che l'unico destino che l'aspettava era la strada, aveva deciso di raccontare la propria storia.

UN'ARTICOLATA ORGANIZZAZIONE CRIMINALE - Sulla scorta del racconto della giovane, la polizia ha dato avvio alle attività tecniche che hanno permettesso di comprendere che quello della giovanissima vittima non era un caso isolato e occasionale, orchestrato da un'unica persona: le risultanze investigative hanno infatti messo in luce in luce un'articolata organizzazione criminale composta da nigeriani operanti in Italia, connazionali attivi in Nigeria e altre persone di diversa nazionalità operanti in Libia, tutti coinvolti nel business delle partenze dalle coste e delle "connection house", un gruppo estremamente dinamico dedito a realizzare plurimi investimenti in materia di traffico di esseri umani e di immigrazione clandestina.

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