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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Il processo / Perugia

Pamela Mastropietro, la madre in aula con la maglia della figlia fatta a pezzi: "Guardate come l'hanno ridotta"

La mamma della 18enne uccisa nel 2018 a Macerata si è presentata in tribunale indossando una maglia con raffigurate le immagini del cadavere della figlia

Una maglietta difficile da guardare, anche soltanto con la coda dell'occhio, con tre foto che non lasciano spazio ad interpretazioni: il corpo fatto a pezzi di Pamela Mastropietro, la 18enne uccisa nel gennaio del 2018 a Macerata. Alessandra Verni, la mamma della giovane vittima, si è presentata con questa t-shirt "scioccante" nell'aula del tribunale di Perugia, dove era previsto l'appello bis a Innocent Oseghale.

La mamma di Pamela e la maglia shock

"Avete visto come me l'hanno ridotta - ha detto ai giornalisti mostrando le foto del cadavere della figlia (che abbiamo preferito oscurare) - Mi auguro che il processo faccia il giusto corso". Fuori dal palazzo di giustizia di Perugia alcune amiche e amici di Pamela hanno esposto striscioni per chiedere "giustizia" per lei. "Pamela voleva vivere e dei mostri le hanno spezzato tutti i sogni" si legge su uno di questi. E ancora: "dopo cinque anni stiamo ancora aspettando giustizia. La disumanità non deve diventare normalità".

Alessandra Verni, la madre di Pamela Mastropietro (Foto Ansa)

La donna ha anche raccontato che "ci sono due persone che non sono state ancora tirate in ballo, africani come Oseghale, che faceva parte di una banda di pusher provenienti da Gambia e Nigeria. C'è il loro Dna, di uno di loro sul corpo di Pamela, e anche su uno dei trolley dove è stata chiusa dopo l'omicidio". I giudici di Perugia hanno deciso di sentire come testimoni due uomini con cui Pamela aveva avuto rapporti protetti dopo essersi allontanata dalla comunità terapeutica di Corridonia e prima di incontrare Oseghale.

Tensione con Oseghale in aula

In aula si è invece sfiorato lo scontro tra la mamma di Pamela e Oseghale, oggi presente. Tra i due ci sarebbe stato un breve scambio di parole, subito interrotto dall'intervento della polizia penitenziaria e dei carabinieri. Un altro momento di tensione è arrivato quando il presidente della Corte ha chiesto a Oseghale se avesse intenzione di partecipare alla prossima udienza, con il processo che è stato rinviato al 22 febbraio. L'imputato, dopo un breve confronto con il suo legale, ha risposto con un secco no". Un rifiuto che ha provocato la reazione della madre di Pamela: "Adesso si viene a chiedere anche a un carnefice se vuole partecipare all'udienza oppure no. Mettiamogli pure un tappeto rosso a questo punto".

L'omicidio di Pamela Mastropietro

A 5 anni dall’omicidio, si è aperto in Corte d’appello a Perugia, un nuovo capitolo della vicenda giudiziaria per stabilire le responsabilità della morte di Pamela Mastropietro. La ragazza romana aveva 19 anni quando, il 30 gennaio 2018, le membra del suo corpo vennero trovate sezionate e divise in due valigie in via dell’Industria, a pochi chilometri da Macerata. La vicenda comincia a Roma, la città che Pamela lascia per recarsi, nell’ottobre 2017, in una comunità terapeutica di Macerata. Pamela è una ragazza problematica con una personalità borderline, con dipendenze da droga e alcol. Il 29 gennaio 2018 si allontana dalla comunità con l’intenzione di tornare a Roma dove però non arriverà mai. Lasciata la comunità si imbatte in un uomo che, in cambio di un rapporto sessuale, la accompagna in stazione quando il treno era ormai partito. Un tassista le offre ospitalità in cambio di sesso.

Il giorno dopo, nei giardini Diaz a Macerata, Pamela si imbatte nello spacciatore Oseghale. Da quel momento se ne persero le tracce e il suo corpo venne ritrovato il giorno dopo, terribilmente mutilato, in via dell’Industria. Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, ad ucciderla è stato proprio il 33enne dopo averla drogata con eroina e dopo averla violentata. Poi, per disfarsi del corpo, l’aveva smembrata e gettata via nei due trolley.

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