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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Paolo Limiti, l'archeologo citazionista dello spettacolo nazional-popolare

Il conduttore e paroliere è morto nella sua casa di Milano a 77 anni. Volto tra i più noti della Rai, Limiti ha attraversato da appassionato professionista l'intero arco dello spettacolo italiano

Era l'enciclopedico catalogatore dello spettacolo italiano, archeologo citazionista di ricordi e personaggi ormai dimenticati. Paolo Limiti è morto a 77 anni, dopo una malattia durata un anno contro un tumore che lo aveva colpito improvvisamente e che lo aveva lentamente consumato.

Volto tra i più noti della Rai, Limiti aveva attraversato da appassionato professionista l'intero arco dello spettacolo italiano: dagli esordi come paroliere agli inizi degli anni Sessanta alla commedia musicale, dalla radio alla tv, dall'opera lirica al cinema, dalla Rai alla tv commerciale. Facile, per chi come Limiti ha avuto l'occasione di scrivere i testi di Rischiatutto per Mike Bongiorno e alcune fra le più belle canzoni di Mina (ma non solo: con le sue parole, hanno cantato Ornella Vanoni, Iva Zanicchi, Peppino Di Capri, Massimo Ranieri, Al Bano), portare in tv Wilma De Angelis a cucinare su Telemontecarlo prima che Benedetta Parodi imparasse a far bollire un uovo, raccontare il cinema con al fianco una sosia di Marylin Monroe (sposandola e divorziando da lei nel giro di pochi anni, unica concessione al gossip spinto del nostro) e l'opera lirica con l'aiuto delle ultime grandi dive del melodramma.

Ha vissuto da protagonista dietro le quinte gli anni più sfavilllanti di viale Mazzini, per poi passare alla concorrenza e ricomparire in prima persona davanti alle telecamere quando a metà degli anni Novanta portò in tv la sua tv amarcord, conquistando il primo pomeriggio di RaiUno e RaiDue.

Paolo limiti, il re della nostalgia in tv | Foto Ansa

Limiti scrollò via la polvere nascosta dal centrino all'uncinetto sulla tv delle nonne e riportò sul piccolo schermo la rivista, il melodramma, il vecchio cinema. Volti e voci dimenticati e poi ritrovati, tra aneddotica spiccia (spesso con ricordi di prima mano) e esaltazione nostalgica. Una tv semplice, mai urlata, a volte kitsch ma come lo possono essere i suppellettili che ogni vecchia casa nasconde nelle sue credenze, quasi con tenerezza. Trattava da amiche e confidenti Gina Lollobrigida e Esther Williams, Renata Tebaldi e Giulietta Simionato. Sapeva cosa voleva il suo pubblico ed era felice di darglielo: speciali e prime serate monografiche sul reuccio Claudio Villa, la Wandisssima Osiris, la divina Maria Callas. E poi Mina, sempre Mina, e quel sogno irrealizzato di far tornare la Tigre di Cremona in tv. 

Negli ultimi tempi il piccolo schermo si era dimenticato di lui. Il suo mondo nostalgico non trovava posto in una tv che voleva essere sempre più "gggiovane". I talent show erano il suo peggior nemico e non poteva essere altrimenti, vista la sua passione per i grandi talenti del passato che non avevano avuto bisogno di coach e giurie per essere tali. "Sono un fottuto nostalgico. Aiuto, sto diventando come Paolo Limiti", cantava ironico e tagliente Caparezza. Ci si scherza su, ma con Paolo Limiti muore il testimone della memoria collettiva di un paese che si è riconosciuto come tale proprio grazie a quello spettacolo nazional popolare di cui lui è stato il cantore e il custode. 

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