Uccide la moglie dopo 30 anni di matrimonio: "L'ha massacrata e poi si è vantato con la figlia"
Le motivazioni della condanna all'ergastolo a Paolo Vecchia, che ad Agnosine (Brescia) ha massacrato con 40 coltellate Giuseppina Di Luca
Sono state pubblicate le motivazioni della sentenza di condanna all'ergastolo di Paolo Vecchia, l'uomo di 54 anni che - due anni fa ad Agnosine, piccolo comune in provincia di Brescia - ha massacrato con 40 coltellate la moglie Giuseppina Di Luca, la donna di 46 anni con cui è stato sposato circa trent'anni prima di ammazzarla. "Il Vecchia non ha esaurito la propria energia distruttiva nell'agguato mortale teso alla moglie - si legge nelle 44 pagine di motivazioni -, lasciandola agonizzante lungo le scale di casa, ma ha infierito sulle figlie rivendicando con 'orgoglio' misto a sadismo l'uccisione della genitrice al cospetto di Tanya (figlia 1) e cercando, al contempo, di colpevolizzare Sara (figlia 2) attribuendo anche a lei la responsabilità dell'accaduto".
Il movente, scrivono ancora i giudici, va individuato "nella prostrazione provata a fronte della prospettiva del definitivo sgretolamento del rapporto, da lui vissuto acriticamente come un'ingiustizia, pur a fronte di una sequela di eventi che da tempo avevano reso per la Di Luca intollerabile la convivenza".
L'omicidio di Giuseppina Di Luca ad Agnosine (Brescia)
Marito e moglie si erano separati da poche settimane, lei era appena andata via di casa. Secondo la ricostruizione degli inquirenti, all'alba del 13 settembre 2021, Paolo Vecchia è partito dall'abitazione di famiglia, a Sabbio Chiese (Brescia), per raggiungere Agnosine, dove la donna si era appena trasferita insieme alla figlia minore. Ha atteso Giuseppina all'ingresso, mentre lei stava andando al lavoro: l'ha inseguita e uccisa, colpendola con 40 coltellate. Dopo averla ammazzata, Vecchia si è poi diretto verso la caserma dei carabinieri di Sabbio: "Ho ucciso mia moglie", ha dichiarato, prima di costituirsi.
L'ex marito è stato ascoltato in tribunale nel maggio scorso. Paolo Vecchia anche in aula ha chiesto scusa, ha ammesso le sue colpe, si è detto pentito, ma non ha ammesso la premeditazione. Ad ascoltarlo anche le due giovani figlie cresciute dalla coppia: sono state sentite anche loro, e diversi testimoni tra cui i vicini di casa. Tutti avrebbero confermato l'indole violenta dell'uomo, le reiterate minacce poi concluse nel brutale assassinio. I ricordi di quel giorno sono terribilmente lucidi. "L'ho aspettata sotto casa, lei è scesa verso le 7 e quando mi ha visto si è spaventata - ha dichiarato Paolo Vecchia durante l'udienza -. Io volevo solo parlare, volevo solo che tornasse a casa (i due si erano separati da poco più di un mese, ndr), ma quando lei mi ha detto di avere un altro uomo, non ci ho più visto e l'ho colpita. In tasca avevo due coltelli, ma li avrei usati solo per spaventarla. E invece sono stato accecato dall'ira".
Secondo quanto riferito da Vecchia, a seguito delle prime coltellate sarebbe nata una colluttazione. "Lei era riuscita a prendermi una lama, me l'ha puntata addosso e io ho reagito", ha continuato Paolo Vecchia in aula. Vera o falsa che sia quest'ultima versione, di quella mattina rimangono le grida, le coltellate, il sangue: una donna (e mamma) uccisa. Dopo l'accaduto, l'assassino non avrebbe chiamato il 112, ma si sarebbe presentato fisicamente dai carabinieri. All'arrivo dei soccorsi, allertati dai vicini, Giuseppina Di Luca era già morta.