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Venerdì, 29 Marzo 2024
Colpo alla criminalità / Genova

Arrestato Pasquale Bonavota, il "boss bambino" tra i 4 latitanti più pericolosi

Ha 49 anni e di lui si erano perse le tracce nel novembre 2018. Viene considerato un esponente di vertice della ‘ndrangheta della provincia vibonese

È finita la latitanza di Pasquale Bonavota, ritenuto esponente di vertice della 'ndrangheta della provincia vibonese e inserito nell'elenco dei ricercati di massima pericolosità del ministero dell'Interno. Bonavota, 49 anni, è stato arrestato a Genova oggi 27 aprile. L'operazione è stata eseguita dai carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia.

Pasquale Bonavota, il boss finito in manette mentre prega in cattedrale

Latitante dal novembre 2018, su Bonavota pendeva un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nell'ambito dell'indagine Rinascita-Scott coordinata dal procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, che ha portato all'arresto di 334 persone ritenute appartenenti alle strutture di 'ndrangheta della provincia vibonese. Bonavota è considerato il promotore della cosca Bonavota, della ‘Ndrangheta di Sant’Onofrio.

latitanti pericolosi

Secondo gli inquirenti Pasquale Bonavota, con i fratelli Domenico e Nicola e Domenico Cugliari era tra i "promotori, organizzatori, capi e finanziatori" della cosca. Aveva compiti "di decisione, di pianificazione delle strategie e degli obiettivi da perseguirsi, e delle azioni delittuose da compiere, della gestione dei rapporti e degli equilibri con i gruppi rivali, della protezione dei membri, impartendo le disposizioni o comminando sanzioni agli altri associati a loro subordinati". Pasquale Bonavota era "'capo' e prendeva insieme agli altri esponenti apicali dell’organizzazione le decisioni più importanti, curava gli interessi del sodalizio nella zona di Roma e nei settori del gioco d’azzardo e del traffico di droga".

Secondo quanto ricostruito, Nicola Bonavota aveva poi il compito di mantenere i rapporti con le 'ndrine distaccate presenti in Liguria e Piemonte e di occuparsi delle sale da gioco e dei bar d’interesse del gruppo e situati tra S. Onofrio e Pizzo, provvedendo anche alla loro gestione per mezzo di prestanome. Domenico, avendo ereditato dal fratello Pasquale il ruolo di vertice operativo, "decideva, pianificava ed eseguiva, anche impartendo disposizioni agli altri affiliati, le attività criminali della cosca, quali omicidi, estorsioni, rapine, danneggiamenti, convocava e partecipava a riunioni a ciò finalizzate". Cugliari invece assumeva insieme ai fratelli Bonavota "le decisioni più importanti, decideva ed eseguiva attività estorsive, curava gli interessi dell’organizzazione in Piemonte, si occupava degli interessi del gruppo nel settore della panificazione e commercializzazione del pane, anche mediante imprese intestate a prestanome".

Dopo l'arresto a gennaio a Palermo del boss mafioso Matteo Messina Denaro, Bonavota era diventato l'uomo da prendere. È noto anche come il "boss bambino", perché già a 16 anni girava con una pistola in tasca e annunciava vendette contro i rivali di una faida familiare.

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