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Venerdì, 29 Marzo 2024
CINISI (PA)

Nel ricordo di Peppino Impastato e non della "montagna di merda"

Salvatore Badalamenti era il fratello di don Tano, il boss che fece uccidere Peppino il 9 maggio del '78. A lui il Comune di Cinisi ha dedicato una via. Dopo quasi 70 anni, in occasione del 37esimo anniversario della morte del militante, che fece della lotta alla mafia la sua ragion di vita, il sindaco Palazzolo ha deciso di rimuovere la targa: "Vorrei si chiamasse Giovanni Paolo II"

A Cinisi, paese natale del militante Peppino Impastato, assassinato dalla mafia il 9 maggio '78, c'è una via intitolata a Salvatore Badalamenti, fratello del boss "Don Tano", mandante del suo omicidio e partigiano. L'accostamento suona male ma questa è la realtà. Salvatore Badalamenti è morto fucilato per liberare l'Italia dai nazifascisti. "A Cuneo, nel grande registro dove sono elencati i nomi delle vittime della violenza nazifascista - spiega Salvo Vitale, socio fondatore della “Associazione culturale Peppino Impastato”, oltre che compagno di Peppino - risultano i nomi di due cittadini di Cinisi, Vincenzo Maltese (un fratello di mia madre) e Badalamenti Salvatore, fucilati a distanza di qualche giorno. Il primo è iscritto nell’elenco dei civili e l’altro in quello dei militari". Per onorare Badalamenti circa 70 anni fa l'amministrazione di Cinisi gli ha intitolato una strada, cosa che non è avvenuta per Vincenzo Maltese.

In occasione del 37esimo anniversario della morte di Peppino Impastato, Cinisi, come ogni anno, commemora con un corteo il giornalista figlio di un mafioso che ha fatto della lotta alla mafia la sua ragione di vita. Il Comune, alle porte di Palermo, si riempie di pullman e di gente proveniente da ogni parte d'Italia per dire grazie a Peppino. Tanti gli eventi in programma. Tra questi rientra una giunta pubblica, voluta dal sindaco Giangiacomo Palazzolo per deliberare la rimozione della targa a Salvatore Badalamenti. "Per togliere fisicamente la targa - spiega il sindaco - devo attendere il nulla osta della Prefettura; è questa la procedura ordinaria. Ho già comunque una nota della Prefettura che avalla la mia decisione quindi è solo una questione di tempo". "Ho sempre voluto farlo - continua Palazzolo - anche prima di essere sindaco. Ritengo, infatti, che quella via testimoni un atteggiamento di accondiscendenza dell'amministrazione di allora nei confronti della mafia. Già alla fine degli anni '40 Gaetano Badalamenti era accusato di omicidio pluriaggravato e di tentato omicidio con lesioni". "Infine - conclude il sindaco - a me risulta che Salvatore Badalamenti non sia stato trucidato. L'unico atto pubblico che ho a disposizione arriva dal Comune in provincia di Cuneo dove il partigiano è deceduto e dice che Badalamenti è morto per cause naturali. Si può trattare di un errore, i Comuni possono sbagliare, oppure è possibile che si sia costruita una storia non reale".

I rappresentanti del Pd locale Salvatore Catalano, Vera Abbate e Caterina Palazzolo, insieme al segretario provinciale Carmelo Miceli nei giorni scorsi hanno chiesto di intitolare la medesima via a Felicia Bartolotta Impastato, mamma di Peppino, scomparsa il 7 dicembre del 2004. "La madre di Peppino  - spiegano nella richiesta, inviata al sindaco, i consiglieri e il segretario provinciale - è stata quella donna straordinaria che, per prima, insieme al figlio Giovanni, ha avuto il coraggio di rompere il muro dell'omertà presentando, a pochi giorni dopo l'assassinio del figlio, un esposto alla Procura di Palermo in cui accusava il vero colpevole della morte di Peppino, Gaetano Badalamenti, boss di Cinisi. Nel 1996 Felicia, insieme al figlio Giovanni e al Centro Impastato fa riaprire formalmente l’inchiesta giudiziaria conclusasi, solo l'11 aprile del 2002, con la condanna di Tano Badalamenti. Non c'è dubbio, dunque, che, Felicia rappresenti un esempio di vivere civile per la forza con cui, negli anni intercorsi tra l'omicidio e l'accertamento della verità, ha lottato per ottenere giustizia per il figlio, manifestando pubblicamente la necessità di avversare ogni logica mafiosa per accrescere la coscienza civile e coltivare i valori dell'onestà e del coraggio alla ribellione, contro la sopraffazione e l'insabbiamento della verità. L'impegno antimafia della signora Felicia, inoltre, si è concretizzato con la sua partecipazione attiva ad incontri con scolaresche, giornalisti e magistrati e nella pubblicazione del libro autobiografico “La mafia in casa mia”, diventando vero punto di riferimento nella lotta a Cosa nostra".

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Richiesta condivisa anche dall'“Associazione culturale Peppino Impastato”. Nel testo della lettera inviata dal presidente Vitale al sindaco Giangiacomo Palazzolo si spiega "l’intestazione della strada a Salvatore Badalamenti, partigiano, venne disposta negli anni ’50 dal Consiglio Comunale di Cinisi e solo oggi il sindaco, non essendo state raccolte prove e testimonianze che giustifichino tale scelta, ne ha disposto la revoca". Nel testo Vitale fa riferimento anche al processo per l’uccisione di Peppino Impastato durante il quale "il boss Gaetano Badalamenti ha detto che l’Italia doveva essere grata alla sua famiglia, che aveva contribuito con il sangue di suo fratello alla liberazione dell’Italia". Tornando alla revoca della targa annunciata dal sindaco Vitale procede: "Il gesto avrebbe una notevole importanza, considerato che la grandezza della figura di Felicia Impastato ha avuto il più alto riconoscimento nel telegramma che il Presidente della Repubblica Ciampi ha inviato in occasione della sua morte e nelle scelte già fatte dal comune di Anzola dell’Emilia, che ha dedicato a Felicia un giardino e dal comune di Terrasini, che ha già intestato a Felicia una via. Si tratterebbe di un importante segnale di una città come Cinisi che da tempo vuole girare pagina e nella quale sono in atto importanti processi di cambiamento, come dimostra la recente vicenda del pasticciere Santi Palazzolo". 

Non tutti però la pensano allo stesso modo: la popolazione locale è divisa; non sono pochi a ritenere che via Salvatore Badalamenti debba continuare ad esistere. Sulla pagina Facebook "Noi di Cinisi che" i cittadini si sono scatenati pubblicando tantissimi commenti a questa notizia e leggendoli tutti si trova anche chi pensa che cambiare nome alla strada sia "una vergogna". Non mancano i più moderati che chiedono di "lasciare riposare i morti in pace! Scatenare polemiche per una via mi sembra sterile e controproducente; basterebbe dedicare un'altra via alla signora Felicia, una donna che ha lottato per la memoria di suo figlio". Anche la famiglia Impastato ha detto la sua: "Non trovo la cosa significativa. Anzi, viste le reazioni, lo trovo controproducente, perché alimenta l'astio che mi piacerebbe, da sempre, riuscire ad abbattere", commenta Luisa Impastato, nipote di Felicia. Giovanni Impastato, invece, ha ringraziato il sindaco per la scelta coraggiosa. L'ultima parola spetta a Palazzolo che ha deciso di condividere la decisione con la cittadinanza: "Vorrei dedicare la strada a Giovanni Paolo II ma incontrerò i miei concittadini per sentire se sono d'accordo". "Felicia Impastato avrà il giusto riconoscimento, anche toponomastico, più avanti", prosegue il primo cittadino. "Questo non è il momento giusto perchè non voglio si perda il senso profondo del cambiamento in sè", conclude Palazzolo.

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