Permessi di soggiorno falsi, mille euro a pratica nei Caf "amici"
La guardia di finanza ha scoperto una collaudata organizzazione attiva da oltre dieci anni in Italia. Scoperti falsi attestati di lavoro e falsi contratti di affitto. Scoperto anche un flusso finanziario verso l'estero
Bastava pagare per avere tutti i documenti necessari, rigorosamente falsi, per chiedere sia il permesso di soggiorno sia aiuti economici. La tariffa era di mille euro a pratica e bastava andare con il denaro in Caf "amici". È quanto hanno scoperto a Torino i militari della guardia di finanza. Tre persone sono finite in carcere e quattro agli arresti domiciliari. Le accuse sono varie: associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, truffa aggravata in danno dello Stato, falsità ideologica e sostituzione di persona. Disposto anche il sequestro preventivo di 150mila euro.
L'indagine si chiama "Terra promessa" ed è partita all'inizio del 2020. Secondo gli inquirenti a tirare le fila ci sono due cittadini egiziani e un romeno, aiutati da due italiani, un bengalese e un egiziano. Sono accusati di avere messo a punto un sistema più che collaudato, nato oltre dieci anni fa. Avrebbero agito con lo schermo di "una struttura amministrativa presente e riconoscibile sul territorio, avvalendosi di diversi soggetti giuridici (imprese e società) fittizi e inattivi".
Avrebbero creato falsi contratti di lavoro simulati, false dichiarazioni di disponibilità ad assumere e perfino finti contratti di affitto. Tutto questo "allo scopo di predisporre atti e documenti utili a ottenere indebitamente rilasci e rinnovi di permessi di soggiorno nonché prestazioni economiche, di varia natura, non spettanti, dall'Inps e dall'Agenzia delle entrate". I beneficiari di tutto questo erano cittadini extracomunitari, le cui identità sarebbero state utilizzate "per attivare a loro nome credenziali di accesso ai canali degli enti indicati, ovvero conti correnti e carte di pagamento su cui far confluire le somme illecitamente ottenute".
La base operativa è stata individuata in due Caf di Torino, ben noti nell'ambito delle comunità egiziana, bangladese, senegalese, pakistana e nepalese. Agli stranieri che si rivolgevano ai Caf compiacenti era chiesta la somma di mille euro per pratica. L'affare veniva proposto come vantaggioso perché spendendo "solo" mille euro avrebbero avuto poi una serie di bonus statali.
Gli indagati avrebbero gestito parallelamente una serie di società fantasma attive soprattutto in Piemonte, attraverso cui costituire finte posizioni lavorative di braccianti agricoli o collaboratori familiari. Sono state individuate 65 false posizioni lavorative e oltre 600 certificazioni uniche contraffatte, per un ammontare certificato di oltre 6,5 milioni di euro, utilizzate sia per precostituire posizioni reddituali inesistenti sia per favorire l'ingresso nel territorio dello Stato di cittadini stranieri e ottenere indebiti rimborsi fiscali. Le assunzioni fittizie avrebbero, inoltre, generato, negli anni, debiti nei confronti dell'Inps per un totale di circa 350mila euro, dovuti al mancato versamento dei contributi previdenziali e assistenziali.
I finanzieri hanno poi intercettato un flusso finanziario verso l'estero, tra il 2015 e il 2020, per oltre mezzo milione di euro, che i principali indagati sarebbero riusciti a "esportare".