rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Roma

"Preso a calci e pugni": finisce il silenzio sulla morte di Cucchi

Francesco Tedesco, uno dei carabinieri imputati per la morte del geometra 31enne, ha ammesso il pestaggio: “Un'azione combinata, gli dissi di fermarsi”

“E' stata un'azione combinata, Cucchi prima iniziò a perdere l'equilibrio per il calcio di D'Alessandro poi ci fu la violenta spinta di Di Bernardo che gli fede perdere l'equilibrio provocandone una violenta caduta sul bacino. Anche la successiva botta alla testa fu violenta, ricordo di avere sentito il rumore”: parole dure, pesanti come un macigno e difficili da mandare giù, ma che per la prima volta rompono il muro del silenzio che era sorto attorno alla morte di Stefano Cucchi, deceduto il 22 ottobre 2009 all'ospedale Pertini di Roma. A pronunciare questa confessione durante l'udienza che vede cinque carabinieri imputati è proprio uno di loro, Francesco Tedesco, che accusa i colleghi Raffaele D'Alessandro e Alessio Di Bernardo del pestaggio avvenuto dopo l'arresto del geometra 31enne: “ Spinsi Di Bernardo -aggiunge- ma D'Alessandro colpì con un calcio in faccia Cucchi mentre questi era sdraiato a terra”.

Un racconto terribile, che fa seguito a quanto dichiarato da Tedesco durante l'interrogatorio avvenuto il 9 luglio 2018. “Gli dissi 'basta, che c...fate, non vi permettete”, ma i colleghi, imputati per omicidio preterintenzionale, non sentirono i suoi avvertimenti: “Uno di loro colpì Cucchi con uno schiaffo violento, mentre l'altro gli dava un forte calcio con la punta del piede, all'altezza dell'ano”. Rimane da chiarire se anche Tedesco abbia partecipato al pestaggio, ma si tratta comunque della prima volta in cui uno degli imputati confessa che Cucchi è stato picchiato in caserma.

Gli ultimi sette giorni di vita di Stefano Cucchi

Ma le accuse di Tedesco non riguardano soltanto i due colleghi che si sarebbero accaniti su Cucchi, ma anche Roberto Mandolini e il carabiniere Vincenzo Nicolardi, che secondo la confessione dell'imputato erano a conoscenza di quanto avvenuto. Quella notte, secondo quanto riferito in un'altra udienza da Stefano Signoretti, all’epoca dirigente della sezione omicidi della Mobile capitolina, Cucchi venne preso in consegna da due carabinieri in borghese (D’Alessandro e Di Bernardo) e uno in divisa (Francesco Tedesco). C’erano anche altri tre militari: Gaetano Bazzicalupo, Gabriele Aristodemo e il maresciallo Antonio Speranza, che però andarono via poco dopo il fermo e dunque non furono testimoni di ciò che accadde nelle fasi successive. 

Ilaria Cucchi al tribunale di Roma | Foto da Infophoto

Da quanto rivelato dal pm Giovanni Musarò, lo scorso 20 giugno Francesco Tedesco aveva  presentato una denuncia in procura sulla vicenda, a seguito della quale, tra luglio e ottobre è stato sentito tre volte dai magistrati. "Secondo quanto messo a verbale da Tedesco, Roberto Mandolini sapeva fin dall’inizio quanto accaduto - dice il pm - Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro furono gli autori del pestaggio su Cucchi e Vincenzo Nicolardi, quando testimoniò nel primo processo, mentì perché sapeva tutto e ne aveva parlato in precedenza con lui". Infine c’è anche una annotazione di servizio redatta dallo stesso Tedesco il giorno della morte di Cucchi e da lui inviata alla stazione Appia dei carabinieri. Il documento “assolutamente importante per la ricostruzione dei fatti, è stato sottratto” e non ce n’è più traccia.

"Quando dovevo essere sentito dal pm il maresciallo Mandolini non mi minacciò esplicitamente ma aveva un modo di fare che non mi faceva stare sereno. Mentre ci recavamo a piazzale Clodio, io avevo capito che non potevo dire la verità e gli chiesi cosa avrei dovuto dire al pm anche perché era la prima volta che venivo sentito personalmente da un pm e lui rispose: 'Tu gli devi dire che stava bene, quello che è successo, che stava bene, che non è successo niente, capisci a me, poi ci penso io, non ti preoccupare'".

"Dopo il pestaggio era sotto shock"

Dopo il pestaggio di Cucchi da parte dei carabinieri Raffaele D'Alessandro e Alessio Di Bernardo, "mi avvicinai a Stefano, lo aiutai ad alzarsi e gli chiesi come stesse, lui mi rispose 'sto bene, io sono un pugile' ma si vedeva che era stordito". A distanza di 9 anni dai fatti, esce fuori a sorpresa l'interrogatorio reso lo scorso 18 luglio dal carabiniere Francesco Tedesco, fra i militari dell'Arma imputati al processo sulla morte del geometra di 31 anni avvenuta il 22 ottobre del 2009 all'ospedale Sandro Pertini di Roma, che ha deciso di iniziare a parlare e ora punta il dito contro i colleghi.

"Dopo aver nuovamente diffidato Di Bernardo e D'Alessandro, dicendo loro di stare lontani da Cucchi, con il mio cellulare chiamai il maresciallo Mandolini e gli raccontai quello che era successo" si legge nel verbale dell'interrogatorio. "Durante il viaggio di ritorno in caserma io e Cucchi eravamo seduti nuovamente dietro e mi sembrava che gli animi si fossero calmati, Cucchi non diceva una parola e in quella occasione mi resi conto che era molto provato e sotto choc: aveva indossato il cappuccio, teneva il capo abbassato e non diceva una parola" continua il carabiniere Tedesco. E conclude: "Devo dire che anche io ero turbato per quello che avevo visto, ma sono stato anche peggio quando ho denunciato e non è accaduto nulla".

L'avvocato di Tedesco: “Ha detto la verità”

"Questo è uno snodo significativo per il processo ed è anche un riscatto per il mio assistito e per l’intera Arma dei Carabinieri. Gli atti dibattimentali e le ulteriori indagini individuano nel mio assistito il carabiniere che si è lanciato contro i colleghi per allontanarli da Stefano Cucchi, che lo ha soccorso e che lo ha poi difeso". Lo afferma l’avvocato Eugenio Pini, difensore del carabiniere Tedesco, che ora punta il dito contro gli altri militari legati al caso.

La perizia sulla morte di Stefano Cucchi

"Ma soprattutto - aggiunge l’avvocato - è il carabiniere che ha denunciato la condotta al suo superiore ed anche alla Procura della Repubblica, scrivendo una annotazione di servizio che però non è mai giunta in Procura, e poi costretto al silenzio contro la sua volontà. Come detto, è anche un riscatto per l’Arma dei Carabinieri perché è stato un suo appartenente ad intervenire in soccorso di Stefano Cucchi, a denunciare il fatto nell’immediatezza e ad aver fatto definitivamente luce nel processo" conclude il legale.

"Quante gliene abbiamo date a Cucchi"

Ilaria Cucchi: “Abbattuto un muro”

"Processo Cucchi. Udienza odierna ore 11.21. Il muro è stato abbattuto. Ora sappiamo e saranno in tanti a dover chiedere scusa a Stefano e alla famiglia Cucchi". Queste le parole di Ilaria, sorella di Stefano, affidate a un post di Facebook.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Preso a calci e pugni": finisce il silenzio sulla morte di Cucchi

Today è in caricamento