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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il caso

Pietro Orlandi: "Un altro anno senza Emanuela. In Vaticano qualcuno sa cosa è successo, cerco verità e giustizia"

Intervista al fratello di Emanuela Orlandi, la giovane scomparsa 38 anni fa in circostanze misteriose. "Tra le gerarchie vaticane ci sono persone che sono a conoscenza di quello che è accaduto ed è assurdo che continui ad esserci questo silenzio", dice a Today

"Di quel giorno mi ricordo tutto, anche il caldo che c'era. Proprio come oggi, faceva lo stesso caldo 38 anni fa". Quel giorno è il 22 giugno 1983, nei ricordi di Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, scomparsa in circostanze misteriose quasi quarant’anni fa. "Emanuela è uscita di casa. Abbiamo avuto una discussione, lei voleva che l'accompagnassi ma io non potevo perché avevo un impegno. Ci siamo lasciati quasi litigando, è uscita sbattendo la porta e se ne n'è andata. Quell'immagine continua a rimanermi davanti agli occhi dopo 38 anni. Per questo motivo io continuo ad andare avanti", dice Orlandi a Today.

"Verità e giustizia per Emanuela"

Oggi pomeriggio Pietro Orlandi sarà a Roma, vicino via della Conciliazione, per un sit in. "Tanti mi criticano per queste azioni, li considerano rituali che non servono a nulla. Invece sono serviti a mantenere alta l'attenzione in tutti questi anni. Senza questa attenzione, qualcuno dimenticherebbe questa vicenda, come molti invece vorrebbero. Spero venga tanta gente, perché ognuno dei presenti sarà la spina nel fianco di coloro che vogliono continuare a tenere nascosta la verità. E io sono sicuro che prima o poi quel muro di omertà sarà abbattuto e distrutto. Nessuno potrà fermare la verità", prosegue Orlandi, che ribadisce: "Oggi è un altro anno senza Emanuela, ma anche un altro anno senza verità e giustizia, che mancano da troppo tempo soprattutto per la volontà di qualcuno".

Tante le ipotesi nel corso degli anni, tante le piste, le segnalazioni, i misteri. "Il problema di questa vicenda è che sono state seguite tante ipotesi ma non è mai stato possibile abbandonarne completamente nessuna perché in ognuna c’è qualcosa di vero", ritiene Orlandi. "Ma al di là delle ipotesi e del movente, il motivo per cui io mi batto ancora dopo tanti anni è che quella che consideravo la famiglia di Emanuela, che è cittadina vaticana, l'ha abbandonata. E in quella quella famiglia, in Vaticano, tra le gerarchie vaticane ci sono persone che sono a conoscenza di quello che è accaduto ed è assurdo che continui ad esserci questo silenzio. A meno che non si voglia coprire qualcosa che minerebbe pesantemente l'immagine della Chiesa", spiega il fratello della ragazza scomparsa. La speranza è che "prima o poi quelle persone che possono aiutare ad arrivare alla verità per dare giustizia ad Emanuela facciano qualcosa".

Pietro Orlandi: "Papa Francesco se vuole può fare qualcosa per la verità"

Pietro Orlandi chiama in causa papa Francesco. "Se vuole può fare qualcosa. Secondo me lui è a conoscenza della verità, ma serve un grande passo di coraggio da parte del pontefice. Ed è meglio che questa verità la tirino fuori 'loro' piuttosto che venga dall'esterno, perché significherebbe che fino all'ultimo momento avrebbero cercato di tenerla nascosta. Se venisse fuori da loro invece dimostrerebbe quel senso di umiltà e giustizia che devono avere: stiamo parlando del centro della cristianità, quindi un gesto cristiano è il minimo che ci si può aspettare". Orlandi si aspetta da Bergoglio una "posizione seria su questa cosa", cosa che secondo lui "inspiegabilmente finora non ha mai voluto fare". "E questo vale anche per Benedetto XVI e in parte anche per Giovanni Paolo II. Al di là degli appelli fatti e dopo essere venuto a casa nostra, Wojtyla ha permesso all'omertà di calare su questa storia", accusa Orlandi. Rimane intanto l'incertezza sulla sorte di Emanuela. "Finché non ho la prova della sua morte, per me è un dovere cercarla viva", dice il fratello a Today. "Al momento non ci sono prove né che lei sia morta né che sia viva. Noi non abbiamo mai fatto la dichiarazione di morte presunta, quindi lei è ancora iscritta all'anagrafe vaticana come persona vivente. Certo, sono passati tantissimi anni e può essere successo di tutto. Però se io dovessi trovare domani i resti di Emanuela, per me lei sarebbe morta domani, nel momento stesso in cui troverò il suo corpo. Per il momento devo continuare a considerarla viva perché la devo cercare viva, perché non ho niente in mano che mi assicuri che sia morta". 

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