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Giovedì, 28 Marzo 2024
'Ndrangheta

Lo Stato non paga: eroe "anti usura" rischia di perdere la casa per un debito

Pino Masciari, l'imprenditore calabrese che denunciò gli usurai facendoli arrestare e condannare, rischia di dover vendere la sua casa per pagare un vecchio debito al quale non aveva potuto fare fronte per del tasso spropositato impostogli

La magistratura gli ha dato ragione attestando che si trattava di un debito usurario e lo Stato avrebbe dovuto farsene carico. Ma non sta andando così visto che Pino Masciari dovrà pagare per l'estinzione del debito e per questo rischia di perdere la sua casa.

L'imprenditore comincia a lavorare nell'impresa edile del padre rilevandola, nel 1988. Fu suo padre per primo a rivolgersi alle Forze dell'Ordine per riferire le pressioni e le estorsioni che la 'ndrangheta esercitava sul loro lavoro e, di conseguenza, del pericolo a cui era sottoposta tutta la sua famiglia.

Nel 1990 Masciari si ribella alle pretese dell'organizzazione a delinquere, vedendo così le prime ripercussioni sulle sue aziende e ostruzionismi di varia natura. La 'Ndrangheta inizia a fare le prime pressioni, rallentando le pratiche nella pubblica amministrazione dove era infiltrata e intralciando i rapporti con le banche con cui egli operava.

Dopo diverse intimidazioni che coinvolsero anche il fratello (a cui la 'ndrangheta sparò alle ginocchia) nel 1994 Masciari licenzia tutti i suoi operai e il 22 novembre incontra il Maresciallo Nazareno Lo Preiato, allora Comandante della Stazione dei Carabinieri di Serra San Bruno. Inizia così a raccontare le vicende a cui doveva far fronte. Inizia così la sua collaborazione con la giustizia. Grazie alle sue dichiarazioni vengono arrestati e condannati decine di capi e gregari di importanti famiglie ndranghetiste.  

Nell'ottobre del 1996 il Giudice Patrizia Pasquin dichiara la sua ditta "Masciari Costruzioni" fallita. Nel novembre 2006 lo stesso giudice finisce agli arresti domiciliari, a seguito dell'operazione "Dinasty2 - do ut des", con accuse quali corruzione in atti giudiziari, falso e truffa allo stato.

Il 18 ottobre 1997 Masciari viene sottoposto al programma di protezione previsto per i testimoni. Adesso da tre anni è fuori dal programma, ma vive tuttora sotto scorta in una località segreta.

Oggi, dopo aver appreso che dovrà pagare quel vecchio debito nei confronti di un fornitore, si sente tradito dallo Stato. "Diverse sentenze hanno attestato che si trattava di vera e propria usura, perché il debito è sei volte l'importo iniziale. Dopo 20 anni e dopo essere diventato un'icona della legalità, continuo a pagare un debito usurario di cui avrebbe dovuto farsi carico lo Stato".

E nelle sue parole c'è tanta rabbia: "Hanno provato a logorarmi con il fallimento, che, come è stato accertato da sentenze, da documenti istituzionali e dalle relazioni della Commissione parlamentare antimafia, è conseguenza alla ribellione contro il potere mafioso. Ora sono costretto a pagare una pendenza relativa al fallimento stesso a un tasso usurario che potrebbe costringermi a vendere la casa - spiega l'imprenditore -  Le istituzioni preposte non intervengono barricandosi dietro questioni formali. Hanno vinto loro, i mafiosi non contro Pino Masciari ma contro chi ha confidato nella legalità e nella giustizia dello Stato".

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