rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Il caso

Scorta revocata all'imprenditore che sfidò la 'ndrangheta: "Se mi uccidono questo è il mio testamento"

L'amarezza di Pino Masciari: "Ho consegnato la mia vita allo Stato, oggi sono diventato un peso". Il video

Pino Masciari non avrà più la scorta. L'imprenditore calabrese (finito nel mirino della criminalità organizzata dopo aver denunciato la 'ndrangheta) ne ha ricevuto comunicazione dalla prefettura di Torino lo scorso 15 ottobre. Un fulmine a ciel sereno per Masciari che era sotto scorta dagli anni '90 e ora teme di diventare vittima di una ritorsione mafiosa. "Queste mie parole hanno valore di testamento nel caso in cui dovessi morire" ha detto Masciari in audizione questa mattina in Commissione consiliare Legalità del Comune di Torino, chiedendo che vengano depositati agli atti la notifica ricevuta dal Prefetto di Torino, le memorie presentate alla medesima Prefettura affinché "siano testimonianza di quanto sta accadendo e della pubblica manifestazione di quanto ingiustamente sto subendo".

Grazie alle sue denunce e alla sua testimonianza Masciari ha permesso l'arresto degli esponenti di quattro famiglie mafiose: i Vallelunga, i Sia, gli Arena, i Trapasso-Scerbo e i Mazzaferro. Dal 17 ottobre del 1997 vive sotto la protezione dello Stato. 

Una protezione che adesso è stata revocata mettendo a rischio la vita del testimone di giustizia che questa mattina ha rigettato la propria amarezza sui membri della commissione legalità del Comune di Torino ai quali, come riferisce TorinoToday, ha anche consegnato il proprio testamento. Un gesto fortissimo. 

"Se qualche sentenza dello Stato rimane inapplicata - ha denunciato l'imprenditore -, quelle della criminalità organizzata prima o poi vengono eseguite e la decisione della revoca è incauta e irragionevole e assume il significato di condanna a morte di un uomo e un padre che ha creduto nello Stato. La nostra vita non può essere trattata come una pratica amministrativa". Parole dure, durissime nei confronti delle istituzioni da cui evidentemente Masciari non si sente più tutelato. 

"Ho già consegnato la mia vita allo Stato", ha aggiunto, "se oggi sono diventato un peso per lo Stato e devo vivere pensando che possa sempre essere l'ultimo giorno, questa non è vita. Se devo essere l'agnello sacrificale per aver fatto quello che dovremmo fare tutti, allora significa che ho sbagliato e mi auguro che lo Stato ci ripensi". 

A Masciari fa seguito un altro testimone di giustizia, Mauro Esposito, anche lui presente in commissione. "Tutto questo è assurdo. Che dobbiamo lottare contro lo Stato è una vergogna, il nostro primo nemico è lo Stato, non la ndrangheta. Lo Stato non rispetta nessun accordo", ha detto per poi concludere in modo tonante, "Se noi avessimo fatto un accordo con la 'ndrangheta, state tranquilli che quei signori avrebbero rispettato l'accordo. Lo Stato non lo fa". 

Servizio video di Gioele D'Urso, redazione di TorinoToday

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Scorta revocata all'imprenditore che sfidò la 'ndrangheta: "Se mi uccidono questo è il mio testamento"

Today è in caricamento