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Giovedì, 28 Marzo 2024
Violenze / Caserta

Detenuti pestati in carcere dopo la rivolta in pieno lockdown: blitz contro gli agenti della penitenziaria

I carabinieri di Caserta stanno eseguendo 52 misure cautelari emesse dal gip su richiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) nei confronti di appartenenti al corpo della polizia penitenziaria coinvolti negli scontri con i detenuti che avvennero il 6 aprile 2020, in pieno lockdown, nel carcere di Santa Maria Capua Vetere

I carabinieri di Caserta stanno eseguendo 52 misure cautelari emesse dal gip su richiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) nei confronti di appartenenti al corpo della polizia penitenziaria coinvolti negli scontri con i detenuti che avvennero il 6 aprile 2020, in pieno lockdown, nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Una protesta innescata da centinaia di carcerati dopo la notizia di un caso di positività al Covid-19 tra le mura dell'istituto casertano, dove vennero inviati da Napoli contingenti dei reparti speciali della Penitenziaria.

Ad aprile 2020, dopo aver appreso della positività al Covid di uno dei detenuti, era scoppiata una protesta di alcuni internati del reparto Nilo consistita nella cosiddetta "battitura", cioè del battere oggetti contro le porte delle celle, e nel mancato rientro in cella di un gruppo di facinorosi. Una protesta che rientrò già nel corso della serata dello stesso giorno. Ma il giorno successivo, già dalle prime ore del pomeriggio, si registrò un notevole afflusso di persone in servizio nei vari reparti della penitenziaria a livello regionale. Si tratta di un'unità speciale istituita nel marzo 2020 dal provveditore Antonio Fullone con il compito di svolgere "attività di supporto agli interventi che dovessero rendersi necessari in ambito penitenziario regionale". Un 'commando' di circa 100 agenti che sarebbero dovuti intervenire "in caso di estrema necessità e per la sola temporanea esigenza associata al ripristino dei principali presidi posti a garanzia della turela dell'ordine e della sicurezza delle strutture penitenziarie", si legge nel decreto del provveditore.

A Santa Maria Capua Vetere. scrive CasertaNews, l'unità speciale sarebbe andata oltre il proprio compito. Secondo gli inquirenti, gli agenti avrebbero prelevato i detenuti dalle sezioni del reparto Nilo costringendoli a subire una serie di violenze fisiche e psicologiche. In particolare, i reclusi sarebbero stati costretti ad inginocchiarsi, denudarsi, fare flessioni oltre a ricevere calci, schiaffi, pugni, manganellate e testate da parte degli agenti che indossavano caschi antisommossa.  Le denunce dei detenuti hanno portato la Procura ad indagare su 144 agenti della polizia penitenziaria:  92 in forza al nucleo operativo di Napoli Secodigliano, 36 appartenenti al Notp di Santa Maria Capua Vetere e 18 in forza al Notp di Bellizzi Irpino (Avellino). C'e' anche Antonio Fullone, provveditore delle carceri della Campania, tra gli indagati dalla procura di Santa Maria Capua Vetere per i pestaggi nel carcere campano dopo la rivolta dei detenuti del 6 aprile 2020. Il dirigente penitenziario e' destinatario di una misura interdittiva.

Il Ministero della Giustizia segue "con preoccupazione" gli sviluppi dell'inchiesta di Santa Maria Capua Vetere, che ha portato a numerose misure cautelari. La Ministra, Marta Cartabia, e i vertici del Dap - si legge in una nota del Ministero - "rinnovano la fiducia nel corpo della polizia penitenziaria, restando in attesa di un pronto accertamento dei gravi fatti contestati".

"È fondamentale si faccia piena luce e chiarezza su quanto avvenne nel carcere di Santa Maria Capua Vetere lo scorso 6 aprile 2020''. E' quanto afferma il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella. ''Antigone, nei giorni immediatamente successivi, ricevette diverse lettere e telefonate da detenuti e famigliari dove si denunciava quello che, dal racconto, sembrò essere una vera e propria rappresaglia contro i detenuti che avevano partecipato alle proteste - ormai spente - nei giorni precedenti. Proprio in base a quelle testimonianze - prosegue - presentammo un esposto alla Procura contro gli agenti di polizia penitenziaria per ipotesi di tortura e percosse e contro i medici per ipotesi di omissione di referto, falso e favoreggiamento. Da questo esposto presero il via le indagini. Noi crediamo nella giustizia - conclude Gonnella - e rispettiamo il principio di presunzione di innocenza. Pertanto ci affidiamo alla magistratura".

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