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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il caso

Diaz, il caso dell'agente Tortosa: "Parte della polizia è malata"

Dopo le "parole irresponsabili" del poliziotto che partecipò al blitz alla scuola Diaz al G8 di Genova, il senatore Luigi Manconi chiede la riforma della polizia: "Silenzi e complicità, urgente il codice identificativo"

ROMA - Sempre in prima linea nei casi di abusi compiuti dalle forze dell'ordine, Luigi Manconi - senatore del Partito democratico e presidente della Commissione per i diritti umani - interviene con estrema durezza sul caso di Fabio Tortosa, il poliziotto che nei giorni scorsi ha rivendicato su Facebook l'irruzione alla scuola Diaz al G8 di Genova nel 2001. Quella sera Tortosa era alla Diaz insieme agli altri uomini del VII Nucleo antisommossa del Reparto Mobile di Roma. Lo scorso nove aprile, su Facebook, ha scritto questo post: "Io sono uno degli 80 del VII NUCLEO. Io ero quella notte alla Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte". Ieri il post ha cominciato a fare il giro della rete. Ed immancabile è esplosa la polemica. 

"RIFORMARE LA POLIZIA" - Il senatore Manconi non usa mezzi termini: "Una parte delle forze di polizia - scrive - è malata, drammaticamente malata. Oltre alle irresponsabili parole di Fabio Tortosa, lo provano in maniera inequivocabile i silenzi complici, i consensi taciti e l'omertà così diffusa all'interno del corpo". Manconi auspica una riforma delle regole di ingaggio della polizia: "E' urgente intervenire prima che sia troppo tardi. Si prendano i provvedimenti più opportuni nei confronti di Tortosa, senza farne un comodo capro espiatorio e un alibi perché nulla cambi. E si proceda tempestivamente. Le forze di polizia vanno radicalmente riformate". Per Manconi occorre partire "dalle modalità di accesso: da oltre dieci anni il reclutamento è riservato esclusivamente a quanti provengono dall'Esercito professionale. E si può ben immaginare quale sia la loro particolare mentalità e il loro particolare addestramento. E, poi, va rivisto radicalmente l'intero sistema della formazione (culturale e tecnica) che rivela carenze enormi e pericolosissime. Infine, se Tortosa non ha mentito, all'interno della Diaz, i responsabili delle peggiori nefandezze, sarebbero stati, a suo dire, 'agenti in borghese' non identificati e non identificabili".

IL CODICE IDENTIFICATIVO - Il senatore, poi, torna su una battaglia che porta avanti da tempo: l'introduzione del numero identificativo sui caschi degli agenti di polizia. "E' questo che rende improrogabile l'adozione del codice identificativo che potrebbe consentire di individuare e sanzionare i responsabili di abusi e violenze e di tutelare quanti operano nel rispetto della legalità. Sulla questione delicatissima della formazione, prima dell'estate terremo un convegno con i sindacati più rappresentativi delle forze di polizia".

LA DIFESA DEL POLIZIOTTO - E mentre il Viminale non esclude una punizione per l'agente, Tortosa fa un parziale dietrofront e racconta di essere stato frainteso. In un'intervista al quotidiano Il Tempo assicura di non aver commesso reati all'interno della scuola Diaz:

Allora perché rientrerebbe alla Diaz? «Né io, né gli uomini che quella sera erano con me, ci siamo resi responsabili di alcun reato. Per questo lo rifarei. Per me è stata una semplice operazione di ordine pubblico. I mezzi coercitivi sono stati utilizzati secondo quanto previsto dal codice penale. E l’operazione è stata attuata solo al fine di sconfiggere una violenza, opporsi ad una resistenza. Questo è quello che rifarei».

Ma quella sera alla Diaz furono commessi dei reati. «Se lei mi chiedesse: "Se lei sapesse che in prima persona o attraverso gli uomini che erano con lei sono stati compiuti dei reati, lo rifarebbe?" La mia risposta è secca: assolutamente no».

G8, processo per i fatti della scuola Diaz @ TM News Infophoto

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