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Giovedì, 18 Aprile 2024

Andrea Maggiolo

Giornalista

Fascisti a Predappio: solo un innocuo teatrino?

Erano meno del previsto ieri. Gli organizzatori attendevano oltre mille persone, ma ne sono arrivate "solo" alcune centinaia. La manifestazione di nostalgici mussoliniani a Predappio, luogo di nascita del dittatore, regolarmente autorizzata e organizzata per celebrare l'anniversario della marcia su Roma, si è svolta senza particolari tensioni. Proprio mentre in Parlamento più di una mozione chiede al governo di sciogliere le organizzazioni fasciste, dopo la devastazione della sede della Cgil a Roma capitanata da Forza Nuova, i nostalgici si radunano in Romagna.

L'anniversario della marcia su Roma, l'evento che portò il re ad affidare l'incarico di formare un governo allo stesso Mussolini e che, di fatto, segnò l'inizio del ventennio della dittatura fascista è uno dei tre appuntamenti (insieme all'anniversario della nascita e della morte di Mussolini) che ormai da anni raduna nel paese della collina romagnola che diede i natali a Mussolini i nostalgici in camicia nera. Creando spesso anche momenti di tensione, anche per il fatto che il 28 ottobre, oltre che l'anniversario della marcia, è anche quello della liberazione di Predappio dal nazifascismo. Ieri alcune centinaia di persone si sono ritorvate nella piazza del paese e da lì, in corteo, sono sfilate con una grande bandiera tricolore fino al vicino cimitero dove si trova la cripta in cui è sepolto Mussolini. Presente un servizio d'ordine predisposto dalla questura di Forlì. Poi ha parlato Mirko Santarelli, presidente della sezione di Ravenna dell'Associazione nazionale arditi d'Italia che ha organizzato l'iniziativa. Nel suo breve intervento ha tracciato un parallelismo fra l'ascesa al potere di Mussolini e quella di Draghi. Ma le parole più dure sono state rivolte alle limitazioni sanitarie. "Nel primo articolo della Costituzione si parla di lavoro - ha detto Santarelli - invece col green pass si sta impedendo a chi non ce l'ha di andare a lavorare". Gli organizzatori ieri hanno più volte invitato i partecipanti non fare il saluto romano ("altrimenti ci denunciano"), ma a ricordare Mussolini mettendosi una mano sul cuore. Alla fine della cerimonia è stato scandito per tre volte l'appello "Camerata Benito Mussolini", al quale i partecipanti hanno risposto "presente", prima di mettersi in fila per la visita alla cripta.

Davvero in nome della libertà di pensiero ed espressione è corretto autorizzare manifestazioni in cui si celebra la nascita di una dittatura che ha portato il Paese verso il baratro? Come deve comportarsi una comunità democratica davanti a manifestazioni di nostalgia per il fascismo, qualsiasi esse siano? Il deputato Pd Andrea De Maria, segretario di presidenza della Camera, ribadisce l'indignazione: "Per me è inaccettabile che a Predappio oggi si sia celebrata la marcia su Roma. Cioè la nascita di una dittatura che ha soffocato le libertà democratiche e portato il paese alla tragedia della guerra. Non a caso i padri costituenti hanno scelto di vietare esplicitamente la ricostruzione in qualsiasi forma del partito fascista, a difesa della nostra democrazia. Un principio costituzionale più che mai attuale oggi". Il dibattito è meno scontato di quanto possa sembrare. L'apologia del fascismo, nell'ordinamento giuridico italiano, è un reato previsto dall'art. 4 della legge Scelba attuativa della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione. La norma sanziona chiunque "promuova oppure organizzi sotto qualsiasi forma, la costituzione di un'associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista". La pena prevista è da cinque a dodici anni. La legge Scelba punisce inoltre chiunque "pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche". Anche la propaganda per la costituzione di associazioni, movimenti o gruppi per la riorganizzazione del partito fascista viene sanzionata dalla legge Scelba. Di fatto raramente viene applicata, perché sono state a più riprese sollevate questioni di legittimità costituzionale: si è sostenuto che la norma di fatto negherebbe i diritti dichiaratamente garantiti dalla Costituzione in termini di libertà associativa e di libertà di manifestazione del pensiero. Tali diritti possono essere compressi solo in nome di un’urgenza che la Corte costituzionale nella sentenza 74 del 1958 ha individuato nel "concreto pericolo per l’ordinamento democratico". Massima discrezionalità quindi per i giudici.

I turisti stranieri, soprattutto tedeschi, restano allibiti davanti al culto del Duce. Il lavoro sulla memoria, anche dal punto di vista museale, fatto a Monaco o Berlino è di un altro livello rispetto a quello italiano. Predappio è solo un piccolo comune romagnolo, ma è il simbolo per eccellenza dell'eredità di colui che nel 1935 intraprese la guerra di Etiopia con reati contro l’umanità (uso di gas all’iprite vietati dalla convenzione di Ginevra); di chi nel 1938 promulgò le leggi razziali poi applicate dall’apparato burocratico fascista; di chi nel 1940 entrò in guerra al fianco di Hitler; di chi nel 1943 si macchiò di alto tradimento fondando lo stato fantoccio della Repubblica di Salò. Per oltre 70 anni Predappio ha convissuto con questa memoria ingombrante, della quale ha portato il peso quasi in solitudine. Predappio è stata "inventata" come luogo di culto e di pellegrinaggio e questa impronta è chiaramente rimasta fino ad oggi, pur affievolendosi.

In Austria non esiste una "Predappio nazista". Braunau am Inn, luogo di nascita di Adolf Hitler, non è teatrino di celebrazioni più o meno improvvisate. Anzi, dal momento che i simboli son simboli, e qualcosa valgono, un paio di anni fa si decise di trasformare la casa natale del Fuhrer in un commissariato di polizia, proprio per impedire ai nostalgici della dittatura di avere alcun punto di riferimento. "Attraverso l'utilizzo di questa casa da parte della polizia intendiamo dare un segnale non fraintendibile del fatto che questo edificio verrà per sempre sottratto alla memoria del nazionalsocialismo", aveva dichiarato il ministro dell'Interno, Wolfgang Peschorn. Nessuna lapide, tomba, giardinetto per nostalgici.

Da noi invece i teatrini dei fascisti, ai quali nessuno ha sottratto la memoria, e per i quali la polizia deve pure presidiare le strade, vanno avanti. E il fascismo nelle sue nuove forme esiste, è lì davanti ai nostri occhi: basti pensare che la ministra dell'Interno solo qualche settimana fa spiegava in parlamento di non aver potuto far arrestare in flagranza di reato il leader di un partito politico neofascista, durante una manifestazione romana, per motivi di ordine pubblico. C'era il "rischio di provocare reazioni violente".

Ma sì dai, a Predappio sono solo una manciata di nostalgici in gita domenicale fuoriporta, magari semplici studiosi di folklore o storiografia. L'importante è crederci.

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