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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Livorno

Gettò in mare lavoratore irregolare per evitare i controlli: pescatore a processo per caporalato

Il comandante di un peschereccio livornese è stato rinviato a giudizio con l'accusa di caporalato. Il giovane richiedente asilo fu salvato da un bagnino

Il comandante di un peschereccio livornese è stato rinviato a giudizio con l'accusa di caporalato e "minaccia per costringere a commettere altro reato" nei confronti di un giovane senegalese che lavorava con lui.

L'8 giugno 2016, Andrea Caroti, 49enne pescatore livornese professionista, si trovava in mare sul suo peschereccio insieme a Samba, un giovane richiedente asilo impiegato abusivamente a bordo dell'imbarcazione.

Sapendo che i controlli della capitaneria di porto lo avrebbero messo nei guai, secondo l'accusa, Caroti non esitò a costringere l'allora 21enne Samba a gettarsi in acqua al largo del Calambrone, pur sapendo che il ragazzo non era sapeva nuotare bene.

"Sfruttamento continuo", con turni massacranti e paghe da pochi euro al giorno

Le indagini hanno portato, un anno e mezzo dopo, l'arresto di Caroti, che domani comparirà in aula. Dalla ricostruzione eseguita dai carabinieri e dalla capitaneria di porto di quello che avvenne a bordo del peschereccio sarebbe emerso il "comportamento criminale" del comandante, come spiega LivornoToday.

Secondo gli inquirenti, infatti, Caroti avrebbe "posto in essere uno sfruttamento continuo, non solo del senegalese, ma anche di altri cittadini extracomunitari per lo svolgimento di varie mansioni a bordo dell'imbarcazione". Si parla di turni massacranti, con compensi irrisori tra i 10 e i 20 euro al giorno – con l'aggiunta di piccole quantità di pesce – più offese e minacce.

Queste informazioni sono state raccolte da diverse testimonianze mentre da alcune intercettazioni telefoniche sarebbero venute fuori anche le minacce al giovane Samba ("Ti taglio le dita se racconti quanto è successo") qualora avesse rivelato all'autorità giudiziaria che cosa era accaduto.

Libera contro caporelato e sfruttamento nel livornese

Samba fu salvato e portato a riva da un bagnino in servizio tra la costa livornese e quella pisana e oggi è ospite di un Centro di Accoglienza Straordinario in provincia di Livorno. Il giovane si è costituito parte civile, così come il sindacato Flai-Cgil, mentre in aula saranno presenti anche i presidi di Libera del territorio, Rossella Casini (San Vincenzo e Castagneto Carducci), Francesco Marcone (Livorno) e Annalisa Durante (Cecina).

"Parteciperemo al processo come pubblico in segno di solidarietà verso Samba e di sollecitazione ad un maggiore impegno per il rispetto dei diritti e della dignità di tutte le persone - dicono da Libera -. Ci preoccupa il fatto che anche a Livorno e provincia siano sempre più numerose le vicende giudiziarie che vedono imputati imprenditori sulla base della legge contro il caporalato e lo sfruttamento. È il segnale di difficoltà e fragilità di parte del tessuto economico e imprenditoriale, che rischia di mettere in discussione le tradizioni di civiltà e democrazia di questa parte di Toscana".

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