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Giovedì, 28 Marzo 2024
Processo Eternit

Eternit, nessun colpevole: annullate condanne e risarcimenti

Arrivata la parola fine sul processo del secolo: nessuno è colpevole per il disastro Eternit. La Cassazione ha accolto le richieste della procura generale: il reato è prescritto. Nessun risarcimento per i familiari delle vittime

ROMA - Morti di lavoro, quasi tremila. Famiglie distrutte. Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli, territori violentati. Tutto riconosciuto, tutto senza un colpevole. La Cassazione ha annullato senza rinvio, dichiarando prescritto il reato, la sentenza di condanna per il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, il "signor Eternit". L'ultima parola sul "processo del secolo" è arrivata nella tarda serata di mercoledì, a chiudere un mega dibattimento arrivato fino in fondo per produrre il nulla. Per annullare colpe e risarcimenti. 

La decisione della Cassazione, che ha accolto le richieste del procuratore generale Francesco Iacoviello, ha seppellito così il reato di disastro ambientale doloso e omissione dolosa di misure di sicurezza con i quali la Procura di Torino aveva mandato sotto processo il magnate elvetico e la Corte di Appello, il 3 giugno del 2013, lo aveva condannato a diciotto anni di reclusione e a pagare ottantanove milioni di euro di indennizzi.

Ora, evidentemente, quei soldi non arriveranno più. Almeno non dalle tasche del milionario svizzero, che negli anni di lavoro di Eternit in Italia era il proprietario dell'azienda. "C'è chi li ha illusi", hanno commentato fonti della Procura della Suprema Corte riferendosi alle aspettative delle quasi mille parti civili costituitesi al processo, e arrivate a Roma con la speranza di ottenere la condanna per la morte dei loro cari. Eppure dalla requisitoria di Iacoviello, l'annullamento della condanna sembrava solo un cattivo pensiero. "Il legislatore è stato troppo lassista sull'amianto varando una legge solo nel 1992 - aveva sottolineato in aula - Dodici anni di carcere sono troppo pochi per chi ha provocato così tante vittime". Ma il suo ragionamento - che alcuni legali hanno definito "un colpo di teatro" - è culminato nella richiesta della prescrizione e dalla notazione che servirebbe una norma specifica per punire gli imprenditori che uccidono mettendo in circolazione agenti cancerogeni. 

I familiari delle vittime dell'Eternit davanti la Cassazione | Foto Selene Cilluffo

"Vergogna, vergogna", hanno urlato i parenti delle vittime, intere famiglie che sono state decimate dalla morte silenziosa per patologie legate all'amianto. Ma gli "illusi" non sono gli unici che hanno sfogato la loro rabbia. "Apprendo con sorpresa e disappunto della decisione della Corte di Cassazione di annullare, causa prescrizione del reato, la sentenza di condanna a Stephan Schmidheiny nel processo Eternit - ha commentato amaro il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino - Non può che destare profonda indignazione". Indignazione e beffa per Inps e Inail che sono state condannate a pagare alcune migliaia di euro di condanna alle spese. "Per l'Inail - ha sottolineato l'avvocato generale dell'ente Giuseppe Vella - i costi per le sole prestazioni ai lavoratori colpiti dalle patologie provocate dall'amianto sono costate duecento ottanta milioni di euro che non si recupereranno più perché il verdetto della Cassazione ha demolito in radice questo processo". Altri soldi persi. Altri soldi che non torneranno. 

Grande soddisfazione, invece, filtra dalla Svizzera, dove risiede l'ex imputato. "La decisione della Suprema Corte - si legge in un comunicato del suo ufficio stampa - conferma che il processo Eternit, nei precedenti gradi di giudizio, si è svolto in violazione dei principi del giusto processo. Schmidheiny si aspetta che ora lo Stato italiano lo protegga da ulteriori processi ingiustificati e che archivi tutti i procedimenti in corso".

Un'ipotesi che, come era preventivabile, non convince il pm Raffaele Guariniello, grande protagonista delle indagini sugli stabilimenti italiani di Eternit. "Non bisogna demordere. Non è una assoluzione - ha sottolineato il pm torinese - Il reato c'è. E adesso possiamo aprire il capitolo degli omicidi. La Cassazione - ha proseguito il magistrato - non si è pronunciata per l'assoluzione. Il reato evidentemente è stato commesso, ed è stato commesso con dolo. Abbiamo quindi spazio per proseguire il nostro procedimento, che abbiamo aperto mesi fa, in cui ipotizziamo l'omicidio. Questo non è il momento della delusione, ma della ripresa. Noi non demordiamo".

E, in effetti, uno sforzo supplementare per i parenti delle vittime e per le amministrazioni che non hanno mai mollato è necessario. Perché se è calato il sipario sul maxiprocesso Eternit, sono in piedi altri due filoni nati dalla sua costola: uno ipotizza l'omicidio volontario per la morte di duecentotredici lavoratori e l'atro per la morte dei dipendenti italiani dei siti produttivi all'estero. "La Cassazione ha detto in sostanza che il maxi processo doveva svolgersi con l'accusa di omicidio - ha spiegato Sergio Bonetti, avvocato che rappresenta quattrocento vittime - dunque tenderei a non escludere che il procedimento aperto con questa imputazione possa avere un esito migliore". 

Le vittime dell'Eternit durante il processo

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