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Venerdì, 19 Aprile 2024
Trattativa Stato - Mafia

Processo Mori, oggi la sentenza

I giudici di Palermo decidono sui rapporti Stato-mafia, dopo più di cento udienze e cinque anni di dibattimento

PALERMO - Più di cento udienze, cinque anni di dibattimento, oltre novanta testi tra accusa e difesa: sono i numeri del processo al generale Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra per la mancata cattura del boss Bernardo Provenzano nel 1995. I giudici si riuniranno in Camera di consiglio in Tribunale e non al bunker del carcere Pagliarelli, quindi la sentenza sarà emessa oggi stesso.  

Questa mattina, dopo una breve replica della difesa dei due imputati, i giudici del Tribunale di Palermo si ritireranno in Camera di consiglio per deliberare. Dovranno decidere se accogliere la richiesta dell’accusa, rappresentata dai pm Antonino Di Matteo, Francesco del Bene e Roberto Tartaglia, di condannare Mori a nove anni di carcere e Obinu a sei anni e mezzo di carcere, oppure se accogliere la richiesta di assoluzione dei difensori, Enzo Musco e Basilio Milio, perché «"l fatto non sussiste".

Un processo che nel frattempo si è trasformato in un pre-processo per la trattativa tra Stato e mafia, che vede alla sbarra uno dei due imputati, il generale Mario Mori per attentato a corpo politico dello Stato.  

"In questo processo, durato quasi cinque anni, è emersa la più complessa storia dei rapporti tra lo Stato e la mafia tra gli anni Ottanta e Novanta", aveva esordito la requisitoria il pm Antonino Di Matteo. "Una storia cui una parte delle istituzioni, per un’inconfessabile ragione di Stato, ha cercato e ottenuto il dialogo con l’organizzazione mafiosa nel convincimento che quel dialogo fosse utile a fermare le manifestazioni più violente della criminalità e a ristabilire l’ordine pubblico. Questo è un processo drammatico in cui lo Stato processa se stesso".

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