rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
LAVORO

"Fossano non deve chiudere": protesta dei lavoratori Michelin

Scatta la protesta davanti allo stabilimento in provincia di Cuneo. La multinazionale francese non aveva avvisato i dipendenti e molti di loro lo hanno scoperto dopo un post su Facebook del sindaco del comune

"Michelin annuncia un piano per tutto il comparto industriale italiano che tra le altre cose prevede la chiusura dello stabilimento: 400 famiglie di lavoratori" queste le parole scritte dal sindaco di Fossano (Cuneo) Davide Sordella sul proprio account Facebook. Forse il primo cittadino del paese in cui si trova lo stabilimento della multinazionale francese non sapeva che, quelle persone a cui si rivolgeva, ancora non sapevano nulla. Le loro reazioni si possono leggere proprio sotto al post del sindaco, nei commenti. Sono le storie di padri e madri di famiglia che adesso non sanno come andare avanti. Alcuni esprimono i drammi che si celano dietro quello che Michelin ha definito "riorganizzazione aziendale". 

fossano facebook-2

Altri raccontano la loro storia con amarezza.

fossano facebook 2-2-2

Chi se la prende con il sindaco, dicendo che il "mi spiace" è troppo poco.

fossano facebook e-2

E chi invece se la prende con il governo.

fossano facebook 4-2

LA PROTESTA - Un'intera comunità si mobilita accanto agli operai sui social network e a presidiare lo stabilimento, ci sono proprio loro. In centinaia hanno sfilato con gli striscioni, assieme ai sindacati, e hanno bloccato la vicina statale 28

fossano-2

Al presidio è arrivato anche il sindaco della cittadina, Davide Sordella (nonostante le critiche ricevute sui social network) e il segretario della Fiom, Maurizio Landini: "Una cosa che non manca alla Michelin sono i soldi: è pronta a pagare qualsiasi cifra pur di raggiungere il suo obiettivo. Il problema che ci dobbiamo porre è se vogliamo far spendere alla Michelin i soldi per mantenere la produzione in Italia. O se pensiamo semplicemente di ridurre il danno e vedere come va la situazione. Ci sono state esperienze in cui l’unità dei lavoratori è riuscita a far cambiare idea anche alle multinazionali. Dobbiamo chiedere alla politica non un sostegno generico ma un impegno alla lotta dei diritti dei lavoratori". 

D'accordo con Landini è anche il segretario della Fiom Piemonte, Vittorio Di Martino: "Bisogna mantenere il sito aperto perché in ballo c'è la vita delle persone. Sarà sicuramente una trattativa difficile perché stiamo parlando di una multinazionale. Da parte del governo deve esserci una presa di posizione chiara. Come sindacato quella ripresa paventata da Renzi non la vediamo proprio. Qui ci sono 400 esuberi e l'ipotesi all'orizzonte di chiudere uno stabilimento, quindi di almeno 800 licenziamenti. Possiamo parlare di Michelin, ma a Mirafiori la situazione è stata risolta? I lavoratori della Maserati sono in cassa integrazione. Aspettiamo investimenti Fiat ma non pensiamo che saranno risolutori. Le gomme sono di fatto un indotto dell'auto. Si passa da una precaritetà esasperata a una più regolamentata. Ma sempre di precarietà si tratta".

E se il governo avesse ragione, se quella famosa ripresa fosse davvero una realtà? "Beh è semplice: se la crisi è passata allora Fossano deve rimanere aperto" continua Di Martino. C'è già stato un incontro all'Unione industriale di Torino tra i rappresentanti dell'azienda e i rappresentanti di categoria di Cgil, Cisl e Uil. Ma adesso partirà la trattativa: "Non sarà facile perché stiamo parlando di un colosso aziendale. Di certo noi come Fiom non lasceremo sola questa comunità" conclude Di Martino. 

IL PIANO DELL'AZIENDA - La multinazionale francese delle gomme taglierà 578 posti di lavoro in Italia entro il 2017 nell’ambito del piano strategico 2016-2020 che prevede la chiusura di tre impianti in Europa. Sarà quello di Fossano a chiudere e 400 saranno i dipendenti a perdere il lavoro entro la fine del 2016. Poi sarà la volta di Oranienburg in Germania ed entro la metà del 2018 anche quello di Ballymena nel Regno Unito: in totale sono 1.500 i posti di lavoro a rischio.

Nel piano di riorganizzazione aziendale per lo stabilimento di Fossano è prevista una flessione dei volumi del 45%, meglio definita come "situazione di cronica non saturazione degli impianti". Gli altri esuberi nel nostro paese riguarderanno Alessandria (30 esuberi) Torino (120) e Tribano in provincia di Padova (28). Michelin ha spiegato di voler "continuare ad essere un’importante e solida realtà industriale, commerciale e logistica in Italia" e sottolinea che il piano strategico punta a 180 milioni di euro di investimenti al 2020.

Motivo della riorganizzazione, spiega l’azienda, è la crisi economica che ha colpito in misura pesante il mercato europeo degli pneumatici, caratterizzato inoltre da un contesto altamente competitivo. Il calo dei volumi di Fossano a partire dal 2009, in particolare, deriva dal fatto che - spiega l’azienda - i 2/3 dell’attuale produzione di cavi metallici standard è oggi acquistabile sul mercato a costi "decisamente inferiori". 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Fossano non deve chiudere": protesta dei lavoratori Michelin

Today è in caricamento