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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Non somministrano psicofarmaco al figlio, perdono la tutela di tutti e quattro i bambini

E' successo ad una coppia di Brescia che si è vista portare via i figli dopo una controversa relazione dei servizi sociali. Il CCDU: "Sottrazione immotivata: nessun maltrattamento sui bambini, solo valutazioni soggettive"

Quattro bimbi allontanati da casa e una mamma e un papà che non si danno pace. Succede a Brescia, dove una coppia si è vista privata della tutela dei figli per non aver somministrato a uno di loro, che oggi ha 13 anni, uno stabilizzatore dell’umore ed averlo ritirato dal centro diurno che frequentava per curare un disturbo della condotta.

Questa almeno la motivazione ufficiale dietro l’allontanamento forzato dei minori. Ma secondo la il Comitato dei cittadini per i diritti umani, una Onlus che sta assistendo i genitori in questa difficile battaglia, le cose stanno diversamente. 

"La neuropsichiatra era d'accordo con la madre nel sospendere le cure, ma nella loro relazione i servizi sociali si sono dimenticati di riportare questo dettaglio", dice a Today Paolo Roat, responsabile della tutela dei minori per il CCDU. Non solo: "Alla mamma è stato detto che il bambino avrebbe dovuto frequentare un centro diurno; dopo due mesi però si è accorta che si trattava di una comunità per bambini disagiati. E che il rendimento scolastico del figlio stava peggiorando". Da qui la decisione di ritirarlo dal centro. E la segnalazione dei servizi sociali al Tribunale dei minorenni di Brescia. I genitori vengono convocati in Tribunale ma non si presentano per ben due volte (in entrambi i casi si tratta di un errore dell’avvocato, che omette di comunicare alla famiglia). Così, a sorpresa, i giudici decidono per l’allontanamento da casa di tutti e quattro i minori.

"Un giorno i bambini sono stati prelevati da scuola e non li hanno fatti rientrare a casa. Non capiscono perché sono stati portati via", ha detto la mamma a Giornalettismo

Per la Onlus quella dei giudici è una decisione "grave e invasiva", peraltro decretata "senza alcun fatto grave e accertato, ma sulla sola segnalazione di un'assistente sociale". Sta di fatto che da quasi un anno i quattro ragazzini sono stati trasferiti in comunità: il più grande a Verona e gli altri tre a Brescia. Nell’ultima relazione dell’assistente sociale si fa riferimento a presunti problemi psichiatrici del padre e quelli che sono stati definiti "tratti paranoidei" della madre, la quale tenderebbe ad esercitare un "forte controllo" sui figli e il marito, omettendo "eventuali proprie inadempienze/dimenticanze".  

L'assistente sociale scrive anche che i bambini sembrano essersi adattati alla vita in comunità, anche se "hanno chiesto agli operatori di tornare a casa o in alternativa di uscire qualche volta con i genitori". Nella relazione viene poi fatto presente che, al momento, per il bimbo più grande "non è necessaria alcuna terapia farmacologica".

"In realtà, essendo decaduta la questionabile motivazione del rifiuto agli psicofarmaci, le uniche motivazioni dell’allontanamento sono le difficoltà relazionali dei/con i genitori" osserva Mariella Brunelli, Responsabile del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani per l’area di Brescia.

"Secondo noi gli assistenti sociali non vogliono ammettere che è stato fatto un errore addossando le colpe sui genitori", taglia corto Paolo Roat. "Io conosco il papà e la mamma e questi problemi psichiatrici non li vedo, vedo solo due genitori affranti. Il padre ha sofferto di depressione vent'anni anni fa ma ha smesso da tempo di prendere psicofarmaci, mentre non risultano diagnosi di sorta nei confronti della madre". 

La famiglia ha ora deciso di rivolgersi all’avvocato Francesco Miraglia del foro di Roma. L'avvocato ha chiesto immediatamente un incontro con i servizi per capire qual è il progetto per i bambini. Intanto una petizione firmata da 200 cittadini ha chiesto al sindaco di Brescia un intervento per tutelare questi bambini e aprire un’inchiesta sull’operato dei funzionari coinvolti nella vicenda.

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