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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Palermo

Ragazza quasi sgozzata dal fidanzato, gli amici lanciano una raccolta fondi: "Non ha più nulla"

La vicenda della ragazza brasiliana di 26 anni finita in Rianimazione dopo essere stata colpita al collo e al volto con una bottiglia rotta. Sui social la raccolta fondi per aiutarla a tornare in Umbria dove ha vissuto a lungo

È ancora ricoverata al Civico di Palermo la ragazza di 26 anni brasiliana che qualche giorno fa è stata quasi sgozzata dal fidanzato dopo una lita in piazza Marina. Stando a quanto riferito dai carabinieri, la giovane è stata colpita più volte con una bottiglia rotta dal fidanzato 30enne che è stato poi arrestato dai militari. 

Per lui infatti l’autorità giudiziaria palermitana, sulla base degli indizi raccolti dai militari intervenuti, ha ritenuto "sussistere - hanno spiegato ancora dal comando provinciale dell'Arma - gravi indizi di colpevolezza in ordine al reato di tentato omicidio aggravato. In particolare, dopo una lite che è scaturita per motivi in corso di accertamento, il trentenne avrebbe colpito ripetutamente la fidanzata brasiliana con un coccio di bottiglia in vetro anche al volto ed al capo, procurandole un profondo taglio al collo".

La raccolta fondi lanciata dai suoi amici di Perugia

La giovane per fortuna è fuori pericolo e nei giorni scorsi ha ricevuto anche la visita del console onorario del Brasile in ospedale. La 26enne era arrivata in Italia dal Brasile, prima a Perugia e poi a Palermo per seguire il suo ragazzo. Un viaggio, quello in Sicilia, diventato ben presto un incubo. Proprio i suoi amici di Perugia si sono mossi per aiutarla con una raccolta fondi lanciata sui social. "Non ha più nulla - si legge nell'appello su Facebook - né vestiti, né oggetti personali, né supporto dei propri amici, nulla. La sua famiglia è in Brasile, è sola. Le è stato tolto il sorriso e sono state aggiunte molte cicatrici. Aiutiamola! I soldi le saranno spediti con certificazione di arrivo. Le serviranno per ricominciare e poter tornare a Perugia dove i suoi amici l'aspettano con un abbraccio. Un piccolo contributo da parte di tutti noi può fare la differenza!. I soldi serviranno per cure mediche, acquisto vestiario e cose essenziali per la sopravvivenza, possibile acquisto biglietto Brasile-Italia per la madre. Mano sul cuore ragazzi, giovani e adulti!!".

Il racconto del tassista

Nell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Annamaria Picozzi e dal sostituto Luisa Bettiol un testimone chiave è il tassista che ha trasportato la coppia da Marsala a Paleermo. È stato lui a riferire infatti agli inquirenti che durante il viaggio il 30enne avrebbe pregato, ma che comunque con la ragazza vi sarebbero stati anche scambi affettuosi. Ha poi raccontato che il trentenne avrebbe chiesto di fermarsi per pregare: “Era lui che insisteva per fare una sosta in chiesa, ogni tanto lui recitava l’Ave Maria e spingeva anche la ragazza a fare lo stesso”.

“Si è agitato e le ha detto: 'Comandi sempre tu'"

“Siamo arrivati a Palermo intorno alle 18 – ha detto ancora il tassista – lui si è agitato quando ha voluto fermarsi per andare in chiesa. Ha cominciato a lamentarsi con la ragazza per convincerla, dicendole che doveva fare sempre quello che voleva lei, che era uno schiavo suo, che comandava lei, che lui doveva sempre ubbidire a lei. Lei a quel punto si è convinta ad accompagnarlo in chiesa e ci siamo fermati in piazza Santo Spirito”.

"E' tornato solo e sporco di sangue"

La coppia si sarebbe quindi allontanata. “Dopo circa un quarto d’ora - ha spiegato il tassista - ho visto lui ritornare da solo e ho notato che aveva la maglietta sporca di sangue e delle macchie di sangue sulle braccia e sulle mani, ma non ho visto ferite”. G. V. sarebbe allora risalito sul taxi, chiedendo di andare via, ma l’autista avrebbe chiesto notizie della ragazza: “Lui mi ha risposto che non c’era, che avevano litigato e basta, che lei lo voleva lasciare”. Il tassista ha visto una pattuglia dei carabinieri ed ha fatto in modo di attirare l’attenzione dei militari che si sono avvicinati. Anche in quel caso il 30enne, che si sarebbe nel frattempo cambiato la maglia sporca di sangue, avrebbe insistito con gli investigatori, spiegando di essere giunto da Marsala da solo.

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