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Venerdì, 19 Aprile 2024
La storia / Modena

La ragazza che rifiuta il matrimonio combinato e denuncia la famiglia

"È un caso uguale in tutto e per tutto a quello di Saman. Facciamo in modo che la storia abbia un altro epilogo", racconta l'avvocato della giovane

Sarà portata in una struttura protetta la ragazza di 19 anni di origini indiane, residente in provincia di Modena, che mercoledì scorso ha denunciato i familiari per maltrattamenti e costrizione al matrimonio e che, dopo averlo fatto, ha dormito a casa della preside della sua scuola, a cui era stata affidata. Secondo quanto appreso nelle ultime ore, il personale della sezione specializzata della questura di Bologna, guidata dal questore Isabella Fusiello, sta raggiungendo la giovane per collocarla in un luogo protetto.

A raccontare la storia della ragazza era stato il suo avvocato Barbara Iannuccelli, una dei legali del fidanzato di Saman Abbas. La ragazza si è rivolta alla legale proprio per denunciare una storia di soprusi e maltrattamenti fra le mura domestiche, culminate con la forzatura verso un matrimonio combinato. Lo ha fatto attraverso i social network, nella speranza di trovare aiuto. Come riferisce l'Ansa, la 19enne e l'avvocata si sono recati ieri presso un commissariato di polizia in provincia di Bologna per denunciare i fatti.

Iannuccelli riferisce: "Padre, madre, zio e nonna la picchiano, la tengono segregata e le hanno preso i documenti perché rifiuta un matrimonio forzato, si è innamorata di un altro ragazzo. Un'altra Saman che si cerca di salvare, ma la burocrazia non riesce a farsene carico". Il legale fa un parallelo con la tragica vicenda della 18enne pachistana, morta a Novellara di Reggio Emilia due anni fa, nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021. L'ipotesi di accusa - il processo è in corso - è che l'abbiano assassinata cinque parenti dopo che si era rifiutata di sposare un cugino in patria. La giovane indiana starebbe vivendo un incubo simile e ha chiesto aiuto.

La legale denuncia le mancanze istituzionali legate all'attuale impossibilità di fornire un adeguato sostegno alla vittima. Non potendo rientrare a casa, per la 19enne è stata chiesta l'attivazione di un percorso di tutela, che però non è arrivato. Una mano tesa è però giunta dalla preside dell'istituto che la ragazza frequenta. Iannuccelli spiega all'Ansa: "Non c'era nessuna possibilità di collocamento in protezione, se non metterla da sola in un b&b e se volevo avrei potuto dormire io con lei. Ora è stata affidata alla preside, una privata cittadina, mettendo a repentaglio la sua incolumità perché la famiglia la sta cercando. Io mi sarei aspettata che lo Stato rispondesse: è un codice rosso, sono reati gravissimi. Invece dopo cinque ore di pianti, ci si schianta contro la realtà. Gli strumenti ci sono ma non vengono applicati".

La preside aveva dato la disponibilità ad accoglierla dopo essersi confrontata con i propri familiari. Proprio nella scuola la giovane avrebbe trovato persone attente alla sua delicata situazione, a cui appoggiarsi, trovando infine il coraggio di denunciare. Ora sarà collocata in una sede protetta.
 

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