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Mercoledì, 24 Aprile 2024

Vinicio Marchetti

Giornalista

Reddito di cittadinanza ai camorristi: chi crede ancora al semplice errore?

È curioso leggere le reazioni di stupore dei lettori nell’apprendere quanto accaduto nella giornata di ieri, a Casavatore, dove, Antonio Pezzella, 67 anni, ritenuto affiliato al clan Amato-Pagano, arrestato dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Napoli, latitante dallo scorso gennaio, percepiva il reddito di cittadinanza. Pezzella si era sottratto a un ordine di custodia cautelare in carcere emesso dalla Corte di Assise d'Appello di Napoli ed è ritenuto gravemente indiziato dell'omicidio e dell'occultamento del cadavere di Gaetano De Pascale, cugino del boss Paolo di Lauro, ucciso nel novembre del 2004 durante la cosiddetta "prima faida di Scampia". Il 67enne è stato individuato in un'abitazione di Casavatore, comune dell'hinterland dove è nato il 14 ottobre del 1954, al termine di una complessa indagine che ha tenuto sotto un costante monitoraggio il web e i flussi bancari. 

Come è possibile che un camorrista percepisca il reddito di cittadinanza? Come è possibile che questo venga concesso anche a trafficanti di droga, usurai e rapinatori? Come è possibile che criminali di questo calibro siano riusciti a ottenere la misura anti-povertà? Queste sono le domande più ricorrenti. Indiscutibili, senza dubbio. Invece, alla base delle stesse, rimane un fondo di errore. 

Il segreto si nasconde nella Dichiarazione sostitutiva unica

Questo perchè, la maggior parte delle persone - nell'apprendere della concessione del reddito di cittadinanza a un criminale - immagina, ovviamente, che si tratti di un semplice errore burocratico. D'altronde, i criminali, anche quelli della peggior specie, risultano quasi sempre nullatenenti; i proventi delle attività criminali, neanche a dirlo, non fanno reddito. In realtà, dietro a queste concessioni, c'è sempre un accurato lavoro di falsificazione della Dichiarazione sostitutiva unica; il documento da depositare all’Inps. Tra i requisiti di compatibilità che il legislatore ha previsto, infatti, figura ovviamente l’assenza di uno stato di detenzione e, più in generale, di sottoposizione a misure cautelari personali di chi ne fa richiesta. Se ad essere sottoposto a detenzione è invece un componente del nucleo familiare del richiedente, allora il sostegno economico è ridotto secondo parametri prefissati in norma.

Il metodo (neanche troppo complesso) si nasconde nella Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu), il documento attraverso cui si attesta il proprio stato patrimoniale e reddituale. I collusi col Sistema non dovranno fare altro che dare una piccola “aggiustatina” ai dati, consentendo a soggetti privi dei requisiti di ottenere il Reddito di Cittadinanza.  Questo, però, rappresenta solo il primo passo per aggirare i preliminari controlli dell’Inps. Successivamente basterà attendere che, in 15 giorni, la richiesta venga ricevuta, valutata e approvata. Un meccanismo dalle maglie “larghissime” e che consente proprio a tutti, compresi gli affiliati ai clan, di intascare irregolarmente il sussidio.

È ridicolo parlare ancora di “semplice svista”

Neanche a dirlo, i primi a finire nel mirino degli inquirenti sono i funzionari degli Enti locali che non aggiornano correttamente il Sistema Informativo Unitario dei Servizi Sociali, che alimenta la Banca Dati Prestazioni Sociali Agevolate. Dal primo momento in cui questa agevolazione veniva varata, infatti, è stato enormemente precisato che ci dovranno essere controlli accurati anche sulla Bdpsa, la Banca Dati Prestazioni Sociali Agevolate, meglio nota come Casellario dell'Assistenza. Chiaramente, il timore più grande, è che questo database possa non essere correttamente alimentato da alcuni Enti erogatori ma, quando ciò non avviene, non si può parlare ancora di “semplice svista”. Troppe volte si è discusso dell’importanza di questo aggiornamento e troppe volte, quando ciò non avveniva, si è parlato di semplice errore. No, non si tratta di nessun errore. È soltanto arrivata la richiesta giusta alla persona giusta.

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