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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Reddito di cittadinanza, furbetti “in affanno”: dal pusher al cameriere, gli ultimi casi

Dalle province di Savona e Terni arrivano gli ultimi due casi di persone che percepivano illecitamente il sussidio: uno arrotondava spacciando stupefacenti, l'altro lavorava in nero come cameriere

Reddito di cittadinanza e furbetti, un binomio che sempre più spesso fornisce spunti di cronaca e non solo. Infatti, ogni giorno vengono scoperti percettori del sussidio che, per un motivo o per un altro, ricevono indebitamente i soldi del reddito di cittadinanza. Oltre ai “classici” lavoratori in nero, negli ultimi giorni è fatto notizia la storia del pusher di Acerno, in provincia di Salerno, a cui il giudice ha tolto il beneficio invitandolo a trovarsi un vero lavoro.

Un caso molto simile a questo arriva invece dalla Liguria, con precisione a Loano, in provincia di Savona, dove un altro spacciatore arrestato dalla Squadra Mobile locale, che risultava disoccupato e nullatenente, era invece destinatario del reddito di cittadinanza. Ufficiosamente invece il ragazzo svolgeva il suo "lavoro illegale" nel centro di Loano, nei pressi della scuola elementare del paese. Quando gli agenti sono entrati nella sua abitazione hanno trovato, oltre ad alcuni grammi di eroina ed hashish, anche centinaia di euro in contanti. 

Cameriere in nero con il reddito di cittadinanza

Tornando alle situazioni più “classiche”, è fresca di giornata anche la notizia che arriva da Orvieto, in provincia di Terni, dove la Guardia di Finanza ha scoperto un uomo, sulla carta disoccupato, che intascava il reddito di cittadinanza ma lavorava in nero in un ristorante della zona. Nella medesima operazione le Fiamme Gialle hanno scoperto un totale di 10 lavoratore irregolari, senza contratti e senza tutele, tra cui anche un minorenne. In particolare, nei confronti del percettore del reddito di cittadinanza, è stato interessato il competente ufficio Inps con formale richiesta di interruzione del contributo pubblico, non essendo state comunicate le modifiche reddituali del nucleo familiare.

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Nel caso dello spacciatore di Acerno è stato il giudice a togliere il reddito di cittadinanza, mentre per il lavoratore in nero di Orvieto ci ha pensato l'Inps a togliere il beneficio, ma esistono altre circostanze che possono portare alla revoca del sussidio, che può essere sia persoche ridotto

Si prevede la decadenzadal reddito di cittadinanza quando uno dei componenti il nucleo familiare:

  • non effettua la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro;
  • non sottoscrive il Patto per il lavoro ovvero il Patto per l’inclusione sociale;
  • non partecipa, in assenza di giustificato motivo, alle iniziative di carattere formativo o di riqualificazione o ad altra iniziativa di politica attiva o di attivazione;
  • non aderisce ai progetti utili alla collettività, nel caso in cui il comune di residenza li abbia istituiti;
  • non accetta almeno una di tre offerte di lavoro congrue oppure, in caso di rinnovo, non accetta la prima offerta di lavoro congrua;
  • non comunica l’eventuale variazione della condizione occupazionale oppure effettua comunicazioni mendaci producendo un beneficio economico del Reddito di cittadinanza maggiore;
  • non presenta una DSU aggiornata in caso di variazione del nucleo familiare;
  • venga trovato, nel corso delle attività ispettive svolte dalle competenti autorità, intento a svolgere attività di lavoro dipendente, ovvero attività di lavoro autonomo o di impresa, senza averlo comunicato.

Chiunque presenti dichiarazionidocumentifalsio attestanti cose non vere oppure ometta informazioni dovute è punito con la reclusione da due a sei anni. È prevista, invece, la reclusioneda uno a tre anni nei casi in cui si ometta la comunicazione all’ente erogatore delle variazioni di reddito o patrimonio, nonché di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio. In entrambi i casi, è prevista la decadenza dal beneficio con efficacia retroattiva e la restituzione di quanto indebitamente percepito.

Se l’interruzione della fruizione del Reddito di cittadinanza avviene per ragioni diverse dall’applicazione di sanzioni, il beneficio può essere richiesto nuovamente per una durata complessiva non superiore al periodo residuo non goduto. Nel caso l’interruzione sia motivata dal maggior reddito derivato da una modificata condizione occupazionale e sia decorso almeno un anno nella nuova condizione, l’eventuale successiva richiesta del beneficio equivale a una prima richiesta.

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