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Giovedì, 28 Marzo 2024
Fine vita

"Ho vissuto da persona libera. Vorrei essere libera di morire nel migliore dei modi"

Daniela, paziente oncologica di 37 anni, avrebbe voluto poter scegliere di porre fine alle sue sofferenze, ma non ha fatto in tempo. Parte oggi la raccolta firme per il Referendum sull’Eutanasia Legale (500.000 firme entro il 30 settembre) con le storie di chi, insieme all’Associazione Luca Coscioni, chiede la libertà di scelta. Il parlamento è inerte

Liberi fino alla fine, liberi di scegliere. Eutanasia legale, è tempo di passare dalle parole ai fatti. Il parlamento è inerte. Ma qualcosa ora si muove, per merito di associazioni, società civile e semplici cittadini attivi. 

"Ho vissuto una vita da persona libera. Vorrei essere libera di morire nel migliore dei modi". A parlare è Daniela, paziente oncologica di 37 che avrebbe voluto poter scegliere di porre fine alle sue sofferenze, ma non ha fatto in tempo a ricorrere al suicidio assistito, perché è morta lo scorso 5 giugno. A rendere pubblico il suo appello in un toccante video messaggio trasmesso in occasione di una conferenza stampa dell'Associazione Coscioni, per l'avvio della raccolta firme sul referendum per l'eutanasia.

Daniela non ha fatto in tempo a ricorrere al suicidio assistito

Daniela era una giovane donna pugliese colpita da una grave forma di tumore al pancreas, senza speranza di guarigione, ma voleva essere 'libera di morire nel migliore dei modi' accanto ai suoi cari. Per questo motivo aveva contattato l'Associazione Coscioni e a febbraio aveva chiesto alla Asl di Roma, dove viveva, la verifica delle condizioni necessarie per poter ricorrere, in applicazione della sentenza della Corte Costituzionale, al suicidio assistito.

La risposta negativa fece impugnare a Daniela il diniego ricevuto. Ricorre d'urgenza al Tribunale di Roma. L'udienza viene fissata per il 22 giugno. Considerata l'urgenza, viene chiesto di anticipare la decisione ma nessuno ha mai risposto. Daniela è morta il 5 giugno. La visita di verifica della sua condizione da parte dell'ASL di Foggia era programmata per il 7 giugno, 2 giorni dopo. Non c'è stato tempo. Colpa della burocrazia, ma non solo. La responsabilità è anche della politica istituzionale che ha sempre deciso "di non decidere" sul tema del fine vita. 

"E' inaccettabile che chi è nelle condizioni di Daniela sia costretta a un simile calvario. I malati non possono aspettare i tempi della burocrazia", è il commento Filomena Gallo e Marco Cappato, segretario e tesoriere dell'Associazione Coscioni. "Urge una legge per poter garantire la possibilità di scegliere se porre fine alle proprie sofferenze insopportabili. Di fronte al silenzio del Parlamento il referendum è l'unica possibilità per rendere l'eutanasia legale in Italia".

Referendum sull’Eutanasia Legale (500.000 firme entro il 30 settembre)

Parte oggi la raccolta firme per il Referendum sull’Eutanasia Legale (500.000 firme entro il 30 settembre). Si chiede la libertà di scelta sulla propria vita. Tavoli già presenti per firmare a Milano (angolo tra Corso Garibaldi e via Statuto) e Roma (Largo Argentina). Entro il 30 giugno in tutta Italia (maggiori info nei prossimi giorni su referendum.eutanasialegale.it). In generale sarà possibile da qui alle prossime settimane aderire alla campagna anche presso avvocati e notai registrati: il loro ruolo è infatti fondamentale nell’ambito della raccolta firme perchè hanno la facoltà di autenticarle, insieme a cancellieri, parlamentari, sindaci, assessori, consiglieri comunali, consiglieri regionali e dipendenti comunali.

Il Referendum per l’Eutanasia Legale è stato depositato su iniziativa dell’Associazione Luca Coscioni lo scorso 20 aprile in Corte di Cassazione. Il testo prevede una parziale abrogazione dell’art. 579 del codice penale (“omicidio del consenziente”), che impedisce la realizzazione di ciò che comunemente si intende per “eutanasia attiva” (sul modello olandese o belga). In caso di approvazione, si passerebbe dal modello dell’”indisponibilità della vita”, sancito dal codice penale del fascismo nel 1930, al principio della “disponibilità della vita” e dell’autodeterminazione individuale, già introdotto dalla Costituzione, ma che deve essere tradotto in pratica anche per persone che non siano dipendenti da trattamenti di sostegno vitale (per i quali è invece intervenuta la Corte Costituzionale con la sentenza Cappato - Antoniani).

La consultazione popolare è promossa da Associazione Luca Coscioni e fanno finora parte del Comitato Promotore: Radicali Italiani, Partito Socialista Italiano, Eumans, Volt, Più Europa, Possibile, Sinistra italiana, Federazione dei Verdi. Il Comitato è aperto all’adesione di associazioni, partiti, movimenti sindacati e altre organizzazioni; tra i primi sostenitori ci sono ARCI nazionale e CGIL.

Trizzino: "Dubbio dilaniante". Perché il parlamento non fa niente

"Raramente mi è capitato da medico di dover sciogliere un dubbio così dilaniante, anche dal punto di vista della mia fede religiosa. Alla fine l'ho fatto nella consapevolezza che il disegno di legge sul suicidio assistito non verrà mai approvato durante questa legislatura e probabilmente anche nel corso della prossima, nonostante la Corte Costituzionale abbia chiesto al Parlamento, di definire un percorso normativo che consenta a chi ne faccia richiesta di porre fine alla propria vita a causa delle atroci sofferenze determinate da talune malattie o stati clinici" dice il deputato del Gruppo Misto Giorgio Trizzino.

"Un tacito accordo tra tutti i partiti ed i Presidenti di entrambe le Camere", prosegue il parlamentare ex M5S, "non consentirà la prosecuzione dell'esame del disegno di legge in commissione ed in aula. Un insulto imperdonabile per la coscienza di chi si batte quotidianamente per restituire dignità a chi è affetto da sofferenze atroci causate da malattie incurabili ed ha deciso in piena autonomia di porre fine ad una vita che non reputa più degna di essere vissuta. Il confine tra suicidio assistito ed eutanasia è denso di ipocrisie e falsità. Stare lì ad osservare un malato che come ultimo atto della sua vita è costretto ad iniettarsi una sostanza che gli causerà la morte è un atto vile e disumano. Mi chiedo cosa possa cambiare per la coscienza di quel medico di essere lui a compiere questo estremo atto di pietà nei confronti di chi soffre".

"Mi sono battuto con tutte le forze in questi anni di attività parlamentare per sensibilizzare i colleghi a fare il loro dovere ed approvare una legge che la maggioranza dei cittadini ci chiedeva, per tutta risposta sono stato rimosso dall'incarico di relatore del provvedimento sul suicidio assistito. Se l'intento era quello di zittire la mia coscienza, ebbene hanno ottenuto l'effetto contrario perché da questo momento mi adopererò per raccogliere entro settembre le 500.000 firme necessarie per il referendum popolare che legalizzerà l'eutanasia anche nel nostro Paese e che restituirà libertà di scelta a chi soffre senza speranze né prospettive", conclude il deputato.

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