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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Chi sono quelli che si ribellano al Dpcm

Il fronte di chi scende in piazza con lo slogan "Tu ci chiudi, tu ci paghi" non è omogeneo: si tratta di una popolazione in cui rientrano commercianti, piccoli imprenditori ma anche estrema destra e sinistra e ultras. Non è una sola rivolta, ma il motivo è sempre lo stesso: la povertà

"I cittadini che manifestano prendano le distanze da chi devasta le città e attacca gli agenti": l'appello della ministra dell'Interno Luciana Lamorgese, che oggi presiederà un comitato per l’ordine e la sicurezza, dimostra che il fronte di quelli che si ribellano al Dpcm 24 ottobre al grido dello slogan "Tu ci chiudi, tu ci paghi" non sono un gruppo omogeneo ma una variegata popolazione in cui rientrano commercianti, esercenti, piccoli imprenditori ma anche estrema destra, estrema sinistra e ultras. 

Chi sono quelli che si ribellano al Dpcm

E se ieri a piazza del Popolo a sfilare e a caricare gli agenti era l'estrema destra di Forza Nuova, oggi il Corriere della Sera illustra una circolare del prefetto Franco Gabrielli in cui si spiega che "Dal monitoraggio delle varie piattaforme social presenti in rete   emergono per i prossimi giorni diversificati appelli alla mobilitazione collettiva" contro le nuove misure anti-Covid varate dal governo. "In tale contesto — prosegue il responsabile tecnico della sicurezza pubblica — non si escludono da parte di gruppi estremisti ovvero di categorie di facinorosi, tentativi di strumentalizzazione della protesta, che potrebbero orientare il malumore dei settori economici maggiormente colpiti verso forme più incisive e violente di contestazione". 

E quindi la protesta, che nasce spontanea, rischia infiltrazioni da parte di gruppi che potrebbero volerla indirizzare verso i loro scopi. Anzi, questo sta già accadendo visti gli identikit delle persone arrestate, denunciate o identificate: a Milano su 28 segnalati c'è un solo legato agli ambienti anarchici, mentre tutti gli altri erano fino a ieri sconosciuti alla Digos. Tredici erano stranieri e tredici minorenni, alcuni con piccoli precedenti penali per furti, spaccio o altre forme di microcriminalità. Soprattutto, spiega Giovanni Bianconi, erano tutti molto giovani e questo permette di trovare similitudini con altri luoghi della ribellione come le banlieues parigine, che sono attualmente la prima preoccupazione di Macron che si prepara ad annunciare il lockdown in Francia

La Stampa invece intervista oggi Nizar Haddouni, 18 anni, ragazzo di Barriera che è stato arrestato durante i disordini a Torino in cui è stata saccheggiata anche una boutique di Gucci. "L’altra sera di Barriera di Milano in piazza si era creata una sfida tra quartieri. C’eravamo noi e gli altri gruppi dell’hinterland: Vallette, Mirafiori, Barriera Milano", dice lui al quotidiano mentre George Luca Hooper, 20 anni, altro arrestato, ha raccontato agli agenti che ad attirarlo in piazza Castello, come tutti gli altri, è stato il tam tam sui social con la diffusione di un volantino che prometteva "casino". Pubblicato su profili e chat Telegram, diceva: «Fate girare. Non sarà una manifestazione di categoria, ma la protesta del popolo». La polizia cerca di identificarne l'autore. 

La rivolta degli ultimi strumentalizzata dai gruppi

Ieri intanto 16 persone sono state fermate dopo gli scontri a Roma. Tra loro ultras della Lazio e militanti di estrema destra infiltrati nella manifestazione delle Partite Iva iniziata pacificamente e terminata nel peggiore dei modi con bombe carta e lanci di petardi e sampietrini contro le forze dell'ordine costrette a caricare per far disperdere il presidio. I disordini sono poi proseguiti in piazzale Flaminio e via Giambattista Vico, con cassonetti distrutti e in fiamme, fino a ponte Regina Margherita e via Cola di Rienzo. Anche a Torino è andata così: "I facinorosi sono stati identificati dalla Digos della Questura di Torino: si tratta di appartenenti alle frange ultrà della Juventus e del Torino, delinquenti comuni, molti con numerosi precedenti di polizia. Tra i violenti, nessuno è risultato essere commerciante o proprietario di un'attività commerciale, a riprova della netta distinzione tra quanti hanno manifestato legittimamente e quanti hanno inteso strumentalizzare il dissenso con l'intento di creare disordini e scontri".

Secondo la ricostruzione delle forze dell'ordine, i facinorosi hanno tentato di assaltare il palazzo della Regione, saldamente presidiato. "Gruppi di incappucciati si sono quindi riversati nelle strade del centro per saccheggiare e devastare diversi negozi - afferma la Questura-. In particolare di via Roma e via Lagrange. Attaccati anche bar e ristoranti". Contemporaneamente, altri manifestanti hanno percorso via Po con l'intento di infiltrarsi nella manifestazioni in piazza Vittorio; altri ancora hanno appiccato il fuoco vicino al Teatro Regio, incendiando masserizie, cassonetti e monopattini. I disordini sono durati circa due ore, durante le quali i gruppi di violenti si sono mossi con una strategia precisa: "quella di dispendere la forza impiegata nel dispositivo di ordine pubblico che invece ha resistito, mantenendo la tutela degli obiettivi sensibili e soprattutto impedendo ai violenti di riversarsi in piazza Vittorio, così da tenere separati gli scenari delle due manifestazioni". Non è una sola rivolta, ma il motivo è sempre lo stesso: la povertà. 

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