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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Pescara

Hotel Rigopiano, una strage senza colpevoli

Disposta l'archiviazione di 22 indagati nell'inchiesta madre sul disastro dell'Hotel Rigopiano. Morirono 29 persone. Il Comitato delle Vittime: "Lo rispettiamo, ma continuiamo la nostra battaglia". Il padre di Stefano Feniello: "Un colpo che fa molto male, alla fine la colpa sarà di chi stava in hotel, di chi lavorava a Rigopiano e di chi c'è andato in vacanza"

Il gip del tribunale di Pescara, Nicola Colantonio, ha disposto l'archiviazione di 22 indagati nell'inchiesta madre sul disastro dell'Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara). Tra gli altri indagati, è stata disposta l'archiviazione per gli ex presidenti della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso, Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi.

Il 18 gennaio 2017, a seguito di una intensa nevicata e forse anche di scosse telluriche del terremoto l'Hotel Rigopiano, ex rifugio e unico albergo della frazione, venne investito da una valanga di neve e detriti proveniente da una linea di cresta del Monte Siella. Fra le 40 persone presenti fra ospiti e personale,  29 vittime e 11 sopravvissuti. La tragedia colpì l'Italia intera, che seguì i soccorsi col fiato sospeso. Una delle vittime, in base all'analisi dei messaggi contenuti nel cellulare, sarebbe sopravvissuta per 40 ore dopo che la valanga aveva travolto la struttura.

Comitato vittime Rigopiano: "Continuiamo la nostra battaglia"

'Apprendiamo con sommo dispiacere delle decisioni del gip Colantonio" fa sapere il Comitato delle Vittime di Rigopiano. "Pur rispettando e accettando con rispetto tale dispositivo, ci sentiamo in dovere di continuare la nostra battaglia a sostegno dei famigliari che ci hanno creduto e che si sono opposti alle richieste di archiviazione''. ''Per noi non è una sconfitta perché leggendo bene le motivazioni - sottolinea il Comitato Vittime - ci sono ottimi spunti giurisprudenziali per ritenere che le nostre idee sui fatti erano fondate''.

Rigopiano, perché si è arrivati all'archiviazione

"Né io, né i colleghi del mio team, gli avvocati Gabriele Germano, Massio Reboa, Silvia Rodaro, Maurizio Sangermano e Roberta Verginelli, avevamo proposto opposizione all'archiviazione per alcuni indagati in quanto condividevamo e condividiamo sul punto le posizioni della Procura della Repubblica di Pescara" dichiara l'avvocato Massimo Reboa, legale di alcuni familiari delle vittime di Rigopiano. "Quindi non siamo stupiti dell'ordinanza odierna del gip Nicola Colantonio".

"Qualche perplessità l'abbiamo, viceversa, sul giudizio assolutorio formulato nei confronti dell'ex presidente della Giunta regionale dell'Abruzzo, Luciano D'Alfonso - spiega il legale - solo perché, avendo dichiarato formalmente lo stato di emergenza in data 12 gennaio 2017, avrebbe dovuto essere informato formalmente dal sindaco di Farindola della situazione delle turbine nel Vestino. Come ho affermato in aula, D'Alfonso era una sorta di re delle turbine e, quindi, sul punto le indagini, a nostro avviso, andavano approfondite". "L'ordinanza di archiviazione non deve lasciare sogni tranquilli all'onorevole D'Alfonso: infatti le indagini difensive degli avvocati e dei giornalisti d'inchiesta hanno portato, negli ultimi giorni, a scoperte molto importanti e, quindi, in presenza di nuovi elementi, il fascicolo a carico dell'ex Presidente - annuncia l'avvocato - potrebbe riaprirsi".

L'ordinanza con la quale il gip del tribunale di Pescara Nicola Colantonio ha disposto l'archiviazione per 22 indagati nell'inchiesta sul disastro di Rigopiano "costituisce un maglio giurisprudenziale a carico degli attuali imputati". Perché "difficilmente il gup, Gianluca Sarandrea, quando dovrà decidere dei rinvii a giudizio, potrà ignorare che il proprio collega ha affermato che la morte di 29 persone non è attribuibile a cause naturali". L'avvocato riporta alcuni passaggi dell'ordinanza. "Significativo è che Colantonio ha scritto: 'Subito, è buona regola attestare che, come accertato dai consulenti del pm, le scosse sismiche, che hanno colpito la zona, non hanno avuto effetti eziologici diretti nel verificarsi della formazione e nel distacco della valanga''.

Non è tutto, riferisce l'avvocato, "Colantonio, ha aggiunto, commentando l'operato dei pm, che essi 'sulla scorta di rilievi precisi, completi e tecnicamente ineccepibili, procedevano all'analisi di tutti gli aspetti di fatto e giuridici necessari per addivenire alla esatta ricostruzione della vicenda, nonché per delineare la posizione processuale di tutti i soggetti che possono avere partecipato alla causazione degli eventi infausti'". "Ciò in termini logico-giuridici è un giudizio di condanna per gli attuali imputati - conclude l'avvocato Reboa - quantomeno per i principali di essi, atteso che il magistrato ha rafforzato il proprio pensiero scrivendo che sono 'coerenti e tecnicamente ineccepibili le valutazioni giuridiche formulate dal pm'".

Rigopiano, il padre di Stefano: "Un colpo che fa molto male"

"Comincio a pensare che alla fine la colpa sarà di chi stava in hotel, di chi lavorava a Rigopiano e di chi c'è andato in vacanza" scrive su Facebook Alessio Feniello, padre di Stefano, una delle 29 vittime della valanga. "Ho appena saputo che il giudice ha accolto la richiesta di archiviazione nei confronti di tutti i funzionari della regione, della Acquaviva, e anche dei tre personaggi che ci hanno fatto credere che Stefano era vivo, uccidendolo due volte. Questa archiviazione è un colpo che fa molto male".

"Per quello che riguarda me e la mia famiglia, non ho parole, mi sento preso per il culo dalla giustizia. Sembra che dovrei essere io a chiedere scusa a Provolo e alla Chiavaroli, perché loro ci hanno detto e confermato che Stefano era vivo solo per compassione, per darci conforto. Ma stiamo scherzando? - denuncia Feniello - Ma veramente un Giudice può dire una cosa del genere a dei genitori che per quattro giorni hanno creduto che il figlio fosse vivo? Non hanno commesso errore perché erano in buona fede? E noi, allora? Noi non dobbiamo più credere a nessuno, perché se le autorità ci dicono una cosa, dobbiamo pensare che può essere anche il contrario, che può essere un errore in buona fede".

"L'inserimento del nominativo dello sfortunato Feniello Stefano nel primo elenco dei superstiti - scrive il gip di Pescara, Nicola Colantonio - avveniva certamente per un errore nella percezione della situazione di fatto determinatasi nel corso di eventi concitati e drammatici che imponevano agli operatori di agire, con sprezzo del pericolo e abnegazione fino allo stremo, per tentare di salvare gli sventurati rimasti al buio e sotto la neve sdotto le macerie dell'albergo crollato"."In tale contesto tragico, verosimilmente al fine di dare immediato sollievo ai parenti e conoscenti dei soggetti rimasti sotto le macerie, il prefetto Provolo - si legge nell'ordinanza - decideva di comunicare alla stampa il nominativo dei soggetti che, nonostante fossero ancora sotto le macerie, erano ancora in vita secondo un elenco che gli era stato fornito dal personale di soccorso che stava procedendo allo scavo presso le macerie del resort". Il gip parla di una "condotta addirittura benefica, in quanto diretta a dare sollievo ai familiari dei superstiti". E ancora: "L'inclusione del nominativo di Feniello Stefano nell'elenco dei soggetti ancora in vita è frutto di una erronea percezione della situazione".

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