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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Torino

Un ristorante con il nome di boss della camorra, Libera: "Le mafie non sono una scelta di marketing"

Appare anche difficile, in un contesto simile, parlare di "cattivo gusto". Una simile e vergognosa trovata rappresenta soltanto un’offesa a tutti coloro che hanno sofferto a causa della camorra

“Apprendiamo con stupore e con sdegno, che un locale della ristorazione della nostra città, in San Salvario (TO), si chiami come il soprannome di un importante boss della camorra, ovvero “Lovigino” (al secolo Luigi Giuliano)”. Denuncia con sdegno Libera Piemonte.

Appare anche difficile, in un contesto simile, parlare di "cattivo gusto". Una simile e vergognosa trovata di marketing rappresenta soltanto un’offesa, volgare e ignorante, a tutti coloro che hanno sofferto a causa della camorra.  

“Ancora una volta, come purtroppo è accaduto in altre città, anche europee, si decide di esaltare la scelta criminale e di giocare sullo stereotipo mafioso compiendo scelte che alimentano un immaginario, in cui i delinquenti sono dei modelli da emulare”, prosegue l’associazione. “Ci sembra una scelta di cattivo gusto, oltre che uno schiaffo alle vittime innocenti delle mafie (che ci sono state anche nella nostra città), ma soprattutto quelle di Camorra, in Campania e non solo. E ci sembra offensivo per i familiari delle vittime di mafia, che qui come altrove spesso sono ancora in cerca di verità e giustizia, e che dovrebbero ricevere segnali di chiarezza e vicinanza, non certo di compromissione o scherno. Vorremmo un Paese capace di scelte simboliche opposte, che non minimizzi il peso delle mafie o banalizzi la loro pericolosità, che non mandi messaggi ambigui e che rifletta con attenzione, su come investire sull’educazione alla legalità democratica e sulla conoscenza della storia delle mafie. E vorremmo cittadini, anche in questa città, che si comportino di conseguenza. Le mafie sono una cosa seria; la morte delle vittime, il dolore dei loro familiari, il disprezzo dei diritti, della giustizia e della democrazia tipici dell’agire criminale, anche. Non si può scherzarci sopra o pensare di farne marketing”. Conclude Libera Piemonte.

I titolari dell'attività: “La ricerca del nome è avvenuta tramite società di marketing"

La risposta dei titolari dell’attività non ha tardato ad arrivare ma, se possibile, è apparsa ancora più vaneggiante della scelta di questo nome: “La ricerca del nome è avvenuta tramite una società di marketing che ci ha sottoposto svariati nomi – racconta all'ANSA uno dei due soci. Ne cercavamo uno che si avvicinasse al ‘Love’, al ‘Passion’ e al ‘Pleasure’, e visto che noi due, che ci conosciamo da 32 anni, tra di noi ci chiamiamo ‘cugino’ ci hanno proposto Lovigino. Un nome di fantasia che poteva richiamare il messaggio che volevamo mandare. Inoltre suona anche molto bene. Entrando nel nostro locale – aggiungono – non c’è nessun richiamo alla criminalità organizzata e a nessun clan mafioso, che resteranno sempre lontanissimi da noi”. 

Anche ammettendo che i titolari dell'attività non conoscessero “Lovigino”, il soprannome con cui veniva chiamato Luigi Giuliano - boss del quartiere Forcella di Napoli e attualmente collaboratore di giustizia - appare veramente difficile immaginare che la “ricerca del nome avvenuta tramite una società di marketing” non abbia MAI raggiunto nessuno degli infiniti articoli riguardanti Luigi Giuliano.

La sua lunghissima carriera criminale è terminata nel settembre 2002, quando ha deciso di diventare collaboratore di giustizia: "Voglio cambiare vita, per questo ho deciso di pentirmi", affermò con convinzione nel corso di un processo che, il 17 settembre 2002, lo vedeva fra gli imputati per associazione a delinquere di stampo camorristico. Giuliano raccontò con dovizia di particolari tutti i segreti della camorra napoletana e anche nuovi e ulteriori dettagli che riempirono le pagine dei giornali per mesi e che furono – ancora – spunto per diversi filoni d'indagine da parte degli inquirenti, alcuni tuttora in corso. 

L'ignoranza non può giustificare l'oltraggio della memoria 

Può anche darsi (concedendo il beneficio del dubbio) che i titolari di questa attività non conoscessero “Lovigino” ma l’ignoranza non può essere una giustificazione. Le vittime di camorra non possono rimanere indifferenti dinanzi a un simile oltraggio. Uno “schiaffo alla memoria” come lo ha definito l’associazione Libera.

Bisogna immediatamente mettere una pezza a una simile gaffe che, certamente, non può essere liquidata con un semplice: “Non lo sapevo”. Perché il rispetto, quello vero, impone anche agli ignoranti di riconoscere i propri errori. Quando questo non avviene, allora, l’ignoranza (o negligenza) non è più colposa… e finisce irrimediabilmente per sconfinare nel dolo.

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