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Venerdì, 19 Aprile 2024
L'omicidio a Melzo / Milano

Rosa Fabbiano: il giallo dell'operaia che ha fatto a pezzi la madre e i due mesi di bugie

Non è chiaro al momento se l'avvocato chiederà o meno una perizia psichiatrica: "E' devastata". Il delitto risale probabilmente a due mesi fa: avrebbe usato una sega da falegname, provando anche a bruciare i resti. Il movente è un mistero

Non parla. Ha scelto il silenzio. Si chiama Rosa Fabbiano, è la donna accusata di aver ucciso la madre 84enne Lucia Cipriano per poi fare a pezzi il corpo e lasciarlo, per settimane, nella vasca da bagno della sua abitazione in via Boves a Melzo. La 58enne, operaia in un maglificio della zona, sposata e con due figli, non ha risposto all'interrogatorio del gip avvalendosi della facoltà di non rispondere. Sarebbe "devastata", secondo l'avvocato della donna, Daniele Brambilla. Il fermo è stato convalidato oggi, resta in carcere.

L'omicidio a Melzo

Rosa Fabbiano è stata arrestata con l'accusa di omicidio e vilipendio e occultamento di cadavere, è stata interrogata nella mattinata di domenica 29 maggio nel carcere di San Vittore. Davanti al gip Giulio Fanales, e al procuratore aggiunto Laura Pedio e la pm Elisa Calandrucci che hanno preso parte all'interrogatorio, non ha proferito parola. La 58enne si era già avvalsa della facoltà di non rispondere davanti al pm Elisa Calanducci che ne aveva disposto il fermo. Da quando ha capito che il cerchio si era stretto intorno a lei, non ha più proferito parola. 

"Non ce la facevo più, ho fatto un disastro". Queste le uniche parole di Fabbiano davanti ai carabinieri quando il cadavere dell'anziana madre giovedì era stato trovato a pezzi e in avanzato stato di decomposizione: in base a quanto noto finora, avrebbe soffocato Lucia Cipriano col cellophane, per poi smembrare il corpo con una sega da falegname, provando anche a bruciare i resti. Per due lunghi mesi avrebbe poi lasciato il cadavere in bagno sotto a un telo di plastica. Secondo il pm, Fabbiano avrebbe dapprima accompagnato l'anziana madre, affetta da una forma di demenza, in bagno facendola sdraiare nella vasca, per poi avvolgerle la testa con del cellophane e del nastro adesivo, fino a ucciderla per asfissia. In bagno è stato trovato anche un sacco con dei vestiti parzialmente bruciati. Solo in un secondo momento sarebbe tornata nella casa riempita di profumatori d'ambiente e con le finestre aperte, l'avrebbe spogliata e avrebbe bruciato i suoi vestiti. Poi l'avrebbe fatta a pezzi, in un modo oltraggioso.

Il corpo era stata scoperto solo "grazie" all'insistenza di un'altra delle tre figlie della pensionata, residente a Trento, preoccupata perché non sentiva la madre da troppo. La sorella maggiore le aveva detto che l'anziana si trovava ricoverata in una Rsa e che non occorreva scomodarsi, ma lei ha deciso di vederci chiaro. Arrivata a Melzo a casa della madre insieme alla sorella Rosa aveva percepito qualcosa di strano già per il fatto che tutte le finestre fossero spalancate. Quando ha provato ad andare in bagno, poi, è stata subito fermata. Uscite dall'abitazione, la 58enne avrebbe confessato di aver fatto un disastro, chiedendo di essere portata in caserma. Subito dopo poi si sarebbe però pentita iniziando a gridare, scendendo dall'auto e scappando tra i campi. La sorella minore a quel punto aveva chiamato il 112.

"Una famiglia normale"

Il contesto è quello "di una famiglia normale", ha detto il legale di Fabbiano, sottolineando che "il motivo per cui le sorelle non si siano prese cura della madre o non si siano parlate tra di loro lo devo ancora accertare. Queste diatribe familiari le devo ancora capire - ha proseguito - sono tutti accertamenti che mi riservo di fare questa settimana e poi prendo le decisioni processuali più consone. A me non risulta che la signora non ricevesse aiuto". Non è chiaro al momento se l'avvocato chiederà o meno una perizia psichiatrica per la sua assistita. "La perizia psichiatrica mi riservo di chiederla nel momento in cui vedrò tutta la documentazione - ha precisato il legale -, anche se per il contesto familiare non è usuale". L'avvocato Brambilla non ha chiesto al gip di attenuare la misura cautelare per la 58enne. "Non è il momento di avanzare queste richieste", ha chiarito il legale. L'avvocato non esclude in un secondo momento che la sua assistita venga sentita nuovamente dal pm Elisa Calandrucci e dal procuratore aggiunto Laura Pedio, ma prima "voglio esaminare la documentazione - ha concluso-. Io non ho nulla in mano per il momento, domani acquisirò tutta la documentazione e poi prenderò una decisione".

Ci sono vari aspetti da chiarire. Non si sa con certezza quante volte la figlia sarebbe ritornata nel bilocale ripulito alla perfezione in via Boves con la madre morta nella vasca. Bugie, evidentemente risultate credibili, alla vicina del piano di sopra, che sentiva quel forte odore "di cane morto" per le scale, e che già ad aprile aveva chiesto il numero di telefono della figlia "bionda", per segnalare del fumo dall’appartamento di Lucia. Rosa Fabbiano era andata sul posto, era rimasta a lungo nella casa della madre, e poi aveva chiamato la vicina, per tranquillizzarla: "Era fumo dall’impianto elettrico della lavatrice. Grazie per avermi avvisata". Due mesi di scuse, durante i quali Rosa Fabbiano badava anche al marito, affetto da disabilità. Sono in corso accertamenti e indagini. E' stato il delitto di una donna stanca, esasperata? O c'è altro che ancora non è emerso?

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