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Venerdì, 1 Dicembre 2023
Pinerolo / Torino

"Trovati un lavoro invece di stare al telefono": uccide la mamma a martellate, poi chiede scusa

È stato condannato all'ergastolo il 23enne Imran Ahmad reo confesso dell'omicidio di Rubina Kousar. Inutile l'estremo tentativo dell'imputato che con una lettera data ai giudici ha detto di voler bene a sua madre, chiedendo scusa per il suo gesto

Accusato di aver ucciso la madre a martellate il 9 marzo scorso a Pinerolo (in provincia di Torino), il 23enne pakistano Imran Ahmad oggi è stato condannato all'ergastolo dal tribunale del capoluogo piemontese. Secondo quanto ricostruito dalla procura, la donna - Rubina Kousar, 45 anni - aveva chiesto al figlio di smettere di "stare al cellulare tutto il giorno" e di "cercarsi un lavoro", e per questo lui l'aveva uccisa. La domenica precedente, il ragazzo aveva litigato con il padre per lo stesso motivo. Prima della sentenza, l'imputato - che aveva già confessato dopo il delitto - ha fatto recapitare alla corte una breve lettera in cui ha scritto "chiedo scusa a tutti, io amo mia madre". Durante il dibattimento è stata respinta la richiesta della difesa di disporre una perizia psichiatrica.

Il collegio presieduto dal giudice Alessandra Salvadori ha accolto in toto la richiesta del pubblico ministero Giorgio Nicola, che contestava l'aggravante dei motivi abietti e aveva chiesto di negare le attenuanti generiche, nonostante il giovane fosse incensurato e si fosse mostrato collaborativo sin dal primo momento. È stata negata anche la possibilità di svolgere una nuova perizia psichiatrica per accertare se al momento del gesto fosse capace di intendere e di volere, come aveva chiesto l'avvocato difensore Simona Bertrand: ai fini della pronuncia è stata sufficiente quella svolta nella fase delle indagini preliminari, che aveva escluso un disturbo mentale conclamato, scrive TorinoToday.

L'omicidio a Pinerolo, foto da TorinoToday

L'omicidio di Rubina Kousar a Pinerolo

Alle prime ore del mattino del 9 marzo 2023 il padre dell'omicida, un operaio pakistano di 44 anni, si era presentato al comando della polizia locale di Pinerolo in stato di agitazione e con gli abiti sporchi di sangue, chiedendo aiuto. Gli agenti lo avevano seguito fino all'appartamento, in via Sommeiller, dove avevano trovato la moglie riversa in una pozza di sangue e con il volto sfigurato. Accanto a lei suo figlio Imran brandiva ancora il martello, ma era stato disarmato con facilità perché non aveva opposto resistenza. Portato in caserma, era rimasto in silenzio e non aveva fornito spiegazioni per il suo gesto.

Nella scorsa udienza il ragazzo si è sottoposto a interrogatorio e ha rievocato gli attimi prima dell'omicidio: "Ero nella mia stanza e stavo usando il telefonino, guardavo dei video su YouTube. La mamma stava cucinando e mi ha detto: ‘Invece di stare sempre al cellulare, vai a cercarti un lavoro’. Non ho capito più niente", ha dichiarato.

"Chiedo scusa per il mio gesto, io amavo la mamma"

Stamattina ha affidato una lettera al difensore, letta in aula al termine dell'istruttoria: "Chiedo scusa per il mio gesto, io amavo la mamma". L'arringa ha provato a contestualizzare il delitto anche per escludere il collegamento con un precedente episodio, che col senno di poi avrebbe dovuto allarmare i familiari: pochi giorni prima il 23enne aveva assestato un pugno al padre dopo un rimprovero che aveva ad oggetto sempre la ricerca di un lavoro.

L'omicidio a Pinerolo

"La ricerca del lavoro per lui era diventata un peso, perciò è diventato sempre più taciturno. I familiari hanno letto questo atteggiamento come svogliatezza senza dargli importanza", ha spiegato l'avvocata Simona Bertrand, che ha anche chiesto alla corte di applicare la recente sentenza della Corte costituzionale sul caso di Alex Pompa, che ha aperto alla possibilità di bilanciare l'aggravante del matricidio con le attenuanti, in questo caso quelle generiche. Richiesta che con la pronuncia di oggi è stata però rispedita al mittente.

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