Meredith, la versione di Guede: "Non l'ho uccisa né violentata, in casa c'era Amanda"
Per la prima volta Rudy Guede, condannato in concorso con ignoti per l'omicidio di Meredith Kercher, racconta pubblicamente tutta la sua verità: "Io non l'ho uccisa, in quella casa c'era Amanda Knox con un uomo". Ora spera in una revisione del processo: "Ho chiesto scusa alla famiglia di Mez solo perché non ho fatto il massimo per aiutarla"
Sta scontando la condanna a 16 anni di carcere ed è rimasto (pubblicamente) in silenzio fino a poche ore fa. Rudy Guede, condannato in concorso con ignoti per l'omicidio di Meredith Kercher e da 9 anni dietro le sbarre, ha scelto il programma Rai "Storie maledette" di Franca Leosini per raccontare il suo punto di vista, la sua versione, la sua verità. E lo fa con lucidità. "Ha scelto di parlare con me gratuitamente per la credibilità e il rigore", ha detto la Leosini. L'ivoriano spiega come sono andate davvero le cose secondo lui quella tragica notte del 1 novembre 2007.
Ammette di essere stato in quella casa, era con Meredith. "Se sono entrato in quella casa di via della Pergola la sera del primo novembre è solo perché mi ha aperto Meredith. Non perché mi sono arrampicato o mi hanno aperto Raffaele Sollecito e Amanda Knox". Ha raccontato di avere conosciuto Meredith ai primi di ottobre e di averla incontrata poi varie altre volte nei locali della città. "La sera di Halloween c'eravamo messi d'accordo per vederci il giorno dopo. Mi sono presentato a casa sua solo per questo motivo".
Meredith era "una ragazza seria, sapeva il fatto suo; quel carisma mi ha affascinato". Quello che è successo in quella casa di via della Pergola a Perugia per Guede è molto chiaro. C'è stato un momento di intimità con Meredith, poi "ci siamo rivestiti e dopo un po' di tempo avevo bisogno di andare in bagno. Sono andato in quello grande, era il più vicino al salotto e lontano dalla camera di Meredith". Guede era in bagno quando sentì suonare al campanello: "Ho riconosciuto la voce di Amanda Knox, sono sicuro al 100% che era lei, e ho sentito che le due litigavano. Sono rimasto in bagno per 10-11 minuti - ha raccontato l'ivoriano - e lo so perché perché ascoltavo la musica: due brani interi e il terzo fino a metà. Poi ho sentito un urlo più forte del volume della cuffia che avevo nell'orecchio. Era straziante".
"Mi sono preoccupato e sono uscito velocemente dal bagno per vedere cosa fosse successo. Tutte le luci della casa erano spente, tranne quella della camera da letto di Meredith. Davanti alla sua porta ho visto una sagoma maschile di schiena. Lui si è voltato e mi è venuto addosso cercando di farsi strada per la fuga. Ho cercato di difendermi perché muoveva le mani, mi sembrava che avesse un bisturi...". L'ivoriano ha quindi detto di aver sentito quest'uomo dire "Andiamo! Andiamo!" e "in casa c'era anche Amanda Knox".
Guede ha cercato di tamponare con degli asciugamani le ferite di Meredith: "Mi sono reso conto di quello che era successo. Sono andato in bagno e ho preso un asciugamano, poi ho visto che era ferita al collo e ho cercato di tamponare, ma non bastava. Ho preso un altro asciugamano. E' stato straziante". Poi la fuga, sotto shock: "Non ragionavo più e sono uscito da quella casa. Ora, pensando a quella paura, mi sento di non aver fatto quello che avrebbe fatto un bambino di 6 anni, cioè chiamare aiuto. Non essere stato in grado di soccorrerla oggi per me è molto doloroso. Avrei potuto fare molto di più. Sono stato un vigliacco". "La paura ha avuto il sopravvento. Mi sono detto: chi ti crederebbe?".
Lui non ha ucciso Meredith, e d'altra parte anche la sentenza della Cassazione ribadisce che non ci sono tracce di Guede sul coltello che ha ucciso la studentessa. "Ho chiesto scusa alla famiglia di Meredith perché non ho fatto il massimo per aiutarla: non sono riuscito a salvarla. Se mi devo fare 5 o 20 anni per questo non ho nessun problema, ma non posso fare neanche un giorno di galera perché accusato di averla violentata o uccisa". Ora spera in una revisione del processo, in carcere si sta per laureare e da oggi c'è anche un profilo Facebook gestito dal Centro per gli studi criminologici di Viterbo dove racconterà la sua versione dei fatti.
Non ci stanno gli avvocati di Raffaele Sollecito, Luca Maori e Giulia Bongiorno: “Nessuno può mettere in dubbio l’innocenza di Raffaele Sollecito. Men che mai Rudy Guede, il quale ha già rilasciato dichiarazioni inverosimili nella fase delle indagini e ha ingiustamente accusato il nostro assistito. L’esistenza di un cristallino verdetto assolutorio impone di considerare l’ing. Raffaele Sollecito definitivamente innocente, vietando di mettere in dubbio l’esito finale attraverso ricostruzioni alternative che traggano il loro fondamento da dichiarazioni rilasciati dal soffetti manifestamente inattendibili. Nessuno, quindi, può mettere più in dubbio l’innocenza di Sollecito. Men che mai Rudy Guede”.