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Venerdì, 29 Marzo 2024
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San Filippo del Mela, fabbrica della morte: 118 morti su 220 operai

Carlo F. è morto per asbestosi pleuro-polmonare: è l'ennesima vittima della "fabbrica della morte", l'ex Sacelit in provincia di Messina. Chiusa nel 1993 ha prodotto amianto e cemento per 38 anni

Carlo era invalido al 20%, aveva 82 anni e da 14 viveva attaccato a una bombola d'ossigeno: aveva lavorato come elettricista in tutti i reparti della Sacelit di San Filippo del Mela in provincia di Messina. Lui è la vittima numero 118 di quella che dalla gente del luogo ha definito "la fabbrica della morte". "Per tantissimi anni ha sofferto per gravi patologie causate dall'esposizione alle fibre killer di Asbesto" spiega il presidente del comitato "Ex esposti amianto" di Pace del Mela, sindacalista ed ex dipendente della Sacelit Salvatore Nania.

La Sacelit fu in attività per 38 anni producendo materiali per edilizia, in calcestruzzo e amianto. La fabbrica sorgeva tra la La Raffineria Mediterranea e gli impianti dell' Enel e un'acciaieria. La proprietà è legata alla famiglia Pesenti, che attualmente gestisce Italcementi. Chiude nel 1993 ma 17 anni dopo la chiusura più della metà degli operai che lavorarono in quel distretto industriale sono morti per patologie legate all'amianto. La bonifica del sito, cominciata nel 2008, non è mai stata conclusa e le quattromila persone che abitano nei dintorni sono a rischio continuo.

Salvatore Nania e l’avvocato Corrado Martelli sono riusciti ad ottenere risarcimenti dall’azienda per 16 milioni di euro. "L’azienda – ha spiegato Nania – ha ammesso la sua responsabilità e non si rifiuta di dare i risarcimenti a ex dipendenti e familiari morti o malati. Per molti anni nei terreni attigui all’azienda erano sotterrati centinaia sacchi di iuta con migliaia di tonnellate d’amianto e vasche di decantazione pieni di fanghiglia dove era presente eterni".

Le sostanze erano quindi a diretto contatto con il terreno: "Molto spesso i rifiuti dell’amianto venivano inoltre gettati in mare e riteniamo che inizialmente venissero anche scaricati nei torrenti vicini. Inoltre, ancora molto amianto è sotterrato all’interno della fabbrica e una bonifica definitiva non sarà facile, noi vigileremo sulle operazioni" conclude Nania. Nonostante tutto questo dopo la chiusura i capannoni dell'azienda sono stati usati da una ditta come deposito di generi alimentari: un controllo nel 2007 ha fatto emergere la presenza di fibre di amianto che si trovavano proprio accanto agli alimenti.

Tutto ciò allarga il rischio per la salute di tutti coloro che vivono in quella zona. "Ci sono centinaia di edifici dove con tetti in amianto e in altre fabbriche della zona venivano lavorati materiali come il Talco che contiene il minerale killer. Ci potrebbero essere lavoratori di altre aziende a rischio, per questo abbiamo chiesto l’intervento della Regione e dell’Asp per estendere i controlli sanitari ad aziende di comuni vicini come l’ex Pirelli, la raffineria e la centrale elettrica di Milazzo o le Ferrovie".

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