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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Caso Sallusti / Milano

Domiciliari per Sallusti, ma lui non ci sta: "Voglio andare in carcere"

Il giudice dà l'ok alla detenzione a casa Santanché per scontare la condanna per diffamazione. Il giornalista: "Non mi muovo di qui"

MILANO - Alessandro Sallusti rifiuta gli arresti domiciliari dopo il via libera del giudice di sorveglianza di Milano Guido Brambilla che ha accolto la richiesta della procura sulla possibilità di scontare la condanna di 14 mesi per diffamazione a casa Santanché.

"Io non mi muovo di qui, non vado agli arresti domiciliari", ha detto il direttore del Giornale in conferenza stampa a Milano, chiedendo al procuratore del capoluogo lombardo, Edmondo Bruti Liberati, di "prendersi la responsabilità di mandarmi in carcere" e di "applicare la pena che mi è stata erogata". "Rifiuto la sentenza ma, come cittadino italiano, ne prendo atto e chiedo di essere mandato in carcere" ha proseguito. Almeno per adesso, Sallusti non ha il permesso di lavoro, che potrà chiedere successivamente e sul quale le toghe si dovranno comunque esprimere.

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LA RICOSTRUZIONE DEL CASO SALLUSTI - Il direttore del "Giornale" è stato condannato a 14 mesi per diffamazione per un articolo pubblicato su "Libero" ai tempi in cui era direttore. Una volta scaduta la sospensione dell'ordine di carcerazione, lo scorso lunedì il giornalista aveva ricevuto l'ordine di arresto domiciliare, come aveva comunicato lui stesso su Twitter. Nel decreto il procuratore Bruti Liberati aveva ricordato i tre presupposti previsti dalla norma svuota carceri: la condanna di 14 mesi è inferiore a 18 mesi, il condannato non è pericoloso socialmente e c'è un domicilio idoneo. Oggi il giudice di sorveglianza ha quindi accolto la richiesta della procura milanese, dando l'ok ai domiciliari.

A questo punto Sallusti dovrebbe scontare la condanna a casa della sua compagna Daniela Santanché. Nel provvedimento della procura, infatti, si spiegava che il domicilio idoneo indicato era quello di Daniela Santanché. "Mi risulta che Bruti Liberati abbia ricevuto forti pressioni e indicazioni dal presidente Napolitano e dal ministro Severino di evitare a qualsiasi costo di mandarmi in carcere perché sarebbe un'immagine che l'Italia non potrebbe sostenere in campo internazionale", ha detto ieri il direttore.

"NON VOGLIO ESSERE UN PRIVILEGIATO" - "Ma questa storia - ha aggiunto - non finirà in casa Sallusti o Santanché, come dicono. Ve lo assicuro, vedrete, non hanno fatto i conti con me. Ci sono altre possibilità. Vado in carcere? Non vedo perché dovrei avere un trattamento diverso dagli altri carcerati, Bruti Liberati non ce la farà a farmi diventare un privilegiato".

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