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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il delitto / Agrigento

Uccide i genitori con una mannaia: "Ho continuato pure quando erano morti"

Il racconto di Salvatore Sedita, reo confesso per l'omicidio avvenuto nei giorni scorsi a Racalmuto. Avrebbe trucidato il padre e la madre perché non si sentiva accettato

"Ho colpito prima mia madre con la mannaia conservata in una borsa frigo in camera da letto. Gliel'ho conficcata nel collo ma è rimasta viva. Ho continuato anche quando ho capito che erano morti dando dei colpi secchi alle mani". Sono queste le parole usate davanti al Gip da Salvatore Sedita, il 34enne accusato dell'omicidio dei genitori Giuseppe Sedita, di 66 anni, e la madre Rosa Sardo, di 62, avvenuto nei giorni scorsi a Racalmuto, nell'Agrigentino.

Il delitto è avvenuto al terzo piano di un complesso di case popolari. I cadaveri di marito e moglie sono stati scoperti dalla figlia che aveva provato a mettersi in contatto con loro: non riuscendo a raggiungerli al telefono, martedì pomeriggio, 13 dicembre, la donna è andata nella loro abitazione e ha trovato i loro corpi per terra, tra il soggiorno e la cucina, in una pozza di sangue. Marito e moglie erano abbracciati. Come ha confermato anche il figlio, i due sono stati trucidati con una mannaia da macellaio trovata dai carabinieri a pochi metri dai corpi. 

Già nell'immediatezza dei fatti, Sedita aveva risposto alle domande dei carabinieri e del pm  Gloria Andreoli dando una versione dei fatti sconnessa e delirante del duplice omicidio. Dopo essere stato sottoposto a delle terapie nel reparto di psichiatria, il 34enne è apparso più ludico e ha ricostruito la vicenda davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano. 

Il movente

Dopo la separazione il 34enne era tornato a vivere con il padre e le madre. All'origine del massacro, secondo quanto lui stesso ha detto al gip, ci sarebbero i contrasti con i genitori che, a suo dire, non l'avrebbero accettato e avrebbero persino minacciato di buttarlo fuori di casa. Questa almeno è la sua versione. Alcuni vicini di casa hanno riferito di precedenti liti fra i coniugi uccisi e il figlio, ma nessuno si è allarmato. Proprio quel 13 dicembre Giuseppe Sedita avrebbe festeggiato il pensionamento da operaio della forestale, con una cena insieme ad amici e familiari. 

Il procuratore facente funzione della Repubblica, Salvatore Vella, ha chiesto un incidente probatorio per accertare in contraddittorio le condizioni psichiatriche per ragazzo che, secondo quanto rappresentato dal suo difensore, era in cura già da diversi anni per problematiche psichiatriche. 

Il giovane ha pure accusato il padre di non averlo voluto più accompagnare a Canicattì per sottoporsi alla somministrazione di un importante farmaco. Certo è che quello di Racalmuto è stato un delitto brutale. "Quando ho capito che non respiravano più - ha detto il 34enne - ho inferto altri colpi per tranciargli le mani". Il gip deciderà nelle prossime ore con la richiesta di convalida del fermo sulla misura da applicare. Sia la procura che la difesa chiedono che venga collocato in un reparto di psichiatria.

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