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Giovedì, 25 Aprile 2024
Tutte le ombre sull'omicidio / Reggio Emilia

Salvatore Silipo, ammazzato in ginocchio: ipotesi esecuzione e lo spettro della 'ndrangheta

Originario di Crotone e residente nel Reggiano, è stato ucciso all'interno di un'autofficina. Il proiettile della rivoltella (uno solo è stato sparato su diciotto poi sequestrati insieme all'arma) non gli ha lasciato scampo. Il presunto assassino non parla. La vittima è il genero di un importante collaboratore di giustizia: pochi giorni fa gli era nata una figlia

Le indagini proseguono nel massimo riserbo. Ha le sembianze di un'esecuzione la morte di Salvatore Silipo, 29 anni, giovane padre di due bimbi piccoli, originario di Crotone e abitante a Gualtieri, nel Reggiano, ucciso - sabato pomeriggio - all'interno dell'autofficina di ricambi pneumatici 'Dante Gomme' a Cadelbosco Sopra. A quanto si è appreso, l'uomo sarebbe stato fatto inginocchiare e poi ucciso con un colpo tra il collo e la nuca. Il proiettile della rivoltella (uno solo è stato sparato su diciotto poi sequestrati insieme all'arma) non gli ha lasciato scampo.

Salvatore Silipo ucciso nel Reggiano

Per la morte di Silipo è stato arrestato, nella notte tra sabato e domenica, dai Carabinieri - con l'accusa di omicidio, ricettazione e porto illegale di armi e munizioni - il 70enne Dante Sestito, originario di Cutro, nel Crotonese e residente a Cadelbosco Sopra, gestore dell'autofficina nella cittadina emiliana. L'uomo è stato interrogato dal pm, la dottoressa Piera Cristina Giannusa, alla presenza del suo legale: si è avvalso della facoltà di non rispondere. La pistola usata per il delitto un revolver 'Smith & Wesson' calibro 44 Magnum, illegalmente detenuta e risultata rubata, è stata sequestrata insieme a 18 colpi di cui uno esploso. L'arma era stata rubata a Pieve di Cento, nel Bolognese, due anni fa.

Il 70enne era stato bloccato e disarmato dall'intervento di due Carabinieri di una pattuglia della stazione di Castelnovo Sotto - in transito nei pressi dell'azienda di pneumatici e diretti allo stadio per svolgere servizio di ordine pubblico - allertati dalle urla e dalla presenza in strada di un cugino della vittima che si trovava con lui nell'officina. In base a quanto ricostruito Silipo - al quale da pochi giorni era nata una bimba, e che aveva già un figlio di due anni di età-  aveva lavorato come meccanico fino a circa un mese fa nell'azienda condotta da Sestito con i figli Antonio e Francesco. Poi il rapporto di lavoro si era interrotto: nel primo pomeriggio di ieri, però, Silipo era tornato alla ditta per un incontro, forse un chiarimento, al quale hanno partecipato anche parenti di entrambi.

Tre uomini a terra, in ginocchio, nell’ufficio di quell'autofficina di ricambi pneumatici. Un quarto uomo arriva all’improvviso, spara un solo colpo, ammazza uno di loro: questa la ricostruzione allo stato attuale delle indagini. 

"All’origine di questa storia - secondo Repubblica - ci sarebbe un incontro chiarificatore, almeno secondo i parenti della vittima. È il pomeriggio di sabato. Silipo, con il fratello e un cugino, va nella ditta. Tutti e tre incontrano Antonio Sestito, figlio di Dante. Secondo alcune ricostruzioni, il settantenne arriva in un secondo momento, fa inginocchiare i tre e spara al primo, Silipo. C’è chi sostiene che sarebbe potuta toccare la stessa sorte agli altri due, se non avessero avuto la prontezza di scattare in piedi, bloccare il settantenne, fuggire in strada e fermare i carabinieri che in quel momento passava dalla zona".

Gli investigatori sono al lavoro, da ieri, per ricostruire con esattezza la dinamica, il movente, il contesto: si tratta di persone di origini calabresi, lambite da alcune indagini. Tra Salvatore Silipo e l’ex datore di lavoro, i rapporti si erano interrotti ma i motivi di questo dissidio sono da chiarire. Nebbia fitta. I quotidiani ipotizzano un ammanco di valore ai danni di Sestito, ma non ci sono conferme.

L'azienda era rimasta coinvolta in una maxi-inchiesta, 'Billions', su un'associazione a delinquere che faceva profitti grazie alle fatture false, con un'udienza fissata nei prossimi giorni anche per il figlio dell'arrestato, Antonio Sestito, imputato insieme ad altre 190 persone. Qualche anno fa la 'Dante Gomme' aveva subito un attacco a colpi d'arma da fuoco. Anche Salvatore Silipo aveva avuto problemi con la giustizia: a metà del 2020 era stata arrestato insieme ad un'altra persona per un'attività di spaccio di cocaina, con la base in un garage a Gualtieri. Era stata sequestrata cocaina e il materiale per confezionarla. 

Omicidio Silipo: la Procura deve ancora individuare il movente

Fin qui, la cronaca. La Procura deve ancora individuare il movente, ma quello che è certo, a parte i precedenti della vittima e del figlio del presunto assassino (presente sulla scena del crimine), è il rapporto di parentela del giovane che ha perso la vita con Salvatore Cortese, uno dei teste-chiave nei processi alla mafia calabrese in Emilia. Sono due cognomi pesanti quelli dei Silipo e dei Sestito, che rimandano alle indagini e ai processi di ‘ndrangheta e sulla criminalità organizzata degli ultimi anni in Emilia Romagna e a Reggio Emilia in particolare.

Possibile collegare la brutale esecuzione di sabato alle vicende della cosca originaria di Cutro? Salvatore Silipo aveva due figli piccoli: uno di due anni e il secondo nato da pochi giorni. La madre dei bimbi e compagna di Silipo è la figlia poco più che ventenne del collaboratore di giustizia, Salvatore Cortese, ex componente del gruppo armato della 'ndrangheta che rispondeva a Nicolino Grande Aracri. Il "pentito" dal 2008 rappresenta una spina nel fianco della cosca e per questo è stato minacciato più volte di morte.

L’unica cosa certa è che un giovane padre di famiglia è stato ucciso in quella che appare una vera e propria trappola. E il suo presunto assassino non parla. I reati per cui è stato arrestato Sestito sono omicidio volontario, ricettazione e porto illegale di armi e munizioni, "ma sono le circostanze del delitto - scrive oggi la Stampa - un'esecuzione in piena regola, a lasciar supporre un assassinio dal movente particolare. Non è stato un omicidio d'impulso o dettato da un accesso di furia, non sembra neanche una lite degenerata fino alle estreme conseguenze. Ha l'aria di una punizione capitale, eseguita con una sua ritualità".

La parentela col collaboratore di giustizia Salvatore Cortese in un primo momento aveva insospettito gli inquirenti ma pare che venga escluso un contesto mafioso secondo il Quotidiano del Sud. Le indagini sono solo all'inizio.

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L'arma del delitto

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