rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Il processo / Reggio Emilia

Il disperato messaggio di Saman Abbas prima di essere uccisa: "Ti prego, aiutami"

Parla l'assistente sociale con la quale la 18enne pakistana uccisa a Novellara si era confidata: "Mi chiese anche di non contattarla al telefono ma solo in chat". Accusati del delitto sono il padre, la madre, lo zio e due cugini della giovane

Saman Abbas, la 18enne pakistana scomparsa da Novellara (Reggio Emilia) nella notte tra il 30 e il 31 aprile di due anni fa dopo essersi opposta al matrimonio combinato dalla famiglia e ritrovata cadavere solo lo scorso anno, aveva chiesto aiuto esplicitamente a un assistente sociale. Stava attenta anche a come comunicava con l'esterno: niente telefonate per non farsi sentire dai parenti, ma solo chat. Elementi emersi durante l'udienza di oggi 31 marzo in Corte d'Assise a Reggio Emilia. 

A processo per il delitto ci sono cinque familiari di Saman: lo zio Danish Hasnain, i cugini Ikram Ijaz e Numanhulaq Numanhulaq, il padre Shabbar Abbas e la madre Nazia Shaheen (latitante, ndr), accusati di concorso in omicidio. Il padre è agli arresti in Pakistan ed è stata rinviata al 4 aprile l'udienza sull'estradizione prevista per oggi a Islamabad. Il magistrato ha già respinto nei giorni scorsi l'istanza di rilascio su cauzione avanzata dalla difesa.  

L'omicidio di Saman Abbas

Saman Abbass è stata assassinata per essersi opposta a un matrimonio combinato. La famiglia voleva darla in sposa a un suo cugino che vive in Pakistan, lei voleva vivere come un'adolescente libera. Si era rivolta ai servizi sociali, che l'avevano collocata in una struttura protetta già nel 2020. Aveva un fidanzato, più volte pesantemente minacciato dalla famiglia della giovane. Dopo la foto di un bacio fra i due nelle vie di Bologna, pubblicata su TikTok, il padre - secondo l'accusa - avrebbe deciso di uccidere la figlia perché aveva "disonorato la famiglia".

Saman viene vista per l'ultima volta nella notte tra il 30 aprile 2021 e il primo maggio. Le ultime immagini che si hanno di lei sono in un filmato, girato dieci minuti dopo mezzanotte del 30 aprile 2021. La giovane, con uno zaino sulle spalle, è con i genitori e si avvia nelle campagne del Reggiano. Pochi minuti si rivedono i genitori, tornano a casa soli. Lo zainetto di Saman è in mano al padre. Il corpo viene ritrovato solo il 18 novembre 2022 a Novellara e identificato formalmente due mesi dopo, a gennaio, dagli esperti che hanno prelevato i campioni di dna. Aveva il collo spezzato. Il fratello, ancora minorenne, è un testimone chiave dell'accusa, è stato lui a indicare nello zio Danish l'esecutore materiale del delitto.

Quando Saman disse "Ti prego aiutami"

L'assistente sociale entrata più volte in contatto con Saman Abbas ricorda in aula il travaglio della ragazza e la sua esplicita richiesta di aiuto.

"Il 9 novembre 2020 io ero in smart working e Saman mi contattò su WhatsApp per chiedermi aiuto. Iniziammo a parlare e venne fuori il discorso legato al matrimonio combinato in Pakistan. Aveva percepito - racconta l'assistente sociale - che sarebbe partita di lì a poco. Organizzai quindi un colloquio per il giorno successivo in ufficio, mi chiese anche di non contattarla al telefono ma solo in chat, perché non voleva farsi sentire dalla famiglia. Il giorno dopo venne infatti con la mamma, che feci poi uscire. Saman mi disse che i genitori l'avrebbero portata in Pakistan il 17 novembre per sposare un cugino molto più grande di lei, mi pare di 11 anni, ma che non lei voleva, mi disse 'Ti prego aiutami'". 

Il racconto prosegue: "Le spiegai allora cosa volesse dire esser messa in protezione, e mi disse che accettava. Iniziai così coi colleghi a organizzare l'allontanamento che si verificò il 13 novembre. Saman venne portata a Bologna in una comunità educativa per minori. Quando andai a vedere come stesse in comunità, Saman sembrava un'altra persona, il giorno prima aveva i vestiti classici della loro cultura, in comunità capelli sciolti lunghi, maglietta nera, jeans: era vestita all'occidentale. Le avevamo chiesto se volesse praticare o seguire una particolare alimentazione ma mi guardò come a dire 'Anche no'''.

All'assistente sociale Saman aveva raccontato anche del fidanzato, quello di cui si era innamorata contro il volere della famiglia. "Le sono stati tolti i telefoni per ragioni di sicurezza, ma lei voleva parlare con Saqib. Mi parlò - racconta ancora l'assistente sociale - della sua relazione con quel ragazzo il 10 novembre, all'indomani della richiesta di aiuto. Mi disse di averlo conosciuto sui social, che viveva a Frosinone, che per lei era una relazione molto significativa. Gli elementi di preoccupazione erano talmente elevati, perché potesse essere rintracciata dalla famiglia, che avevamo vietato a Saman di utilizzare il telefono in qualsiasi modalità. Per questo facevo da tramite tra i due ragazzi, per cercare di tenerla tranquilla".

Il fidanzato di Saman spaventato per le continue minacce

Del fidanzato di Saman parla invece il luogotenente dei carabinieri di Frosinone Vincenzo Pagliaroli, da poco in congedo. Il militare lo descrive come "spaventato, in una condizione di fragilità per le continue minacce ricevute al telefono dal padre della ragazza''. 

Pagliaroli ripercorre i contati avuti col ragazzo. All'inizio Sakib "era reticente, non era stato del tutto sincero, il suo racconto era molto spezzettato, forse anche per paura" come confermato poi dalla querela nella quale denunciò il padre della ragazza per "minacce telefoniche". Poi, spiega il teste, si aprì e "in ogni deposizione si scopriva qualcosa di più sulla frequentazione con Saman". 

L'avvocato dello zio di Saman: "Tra loro un ottimo rapporto"

"Lo zio Danish e Saman, da quanto emerge dai documenti in mio possesso, avevano un ottimo rapporto e lui in nessun modo ostacolava il suo processo di occidentalizzazione che era già iniziato", le parole di Liborio Cataliotti, difensore di Danish Hasnain, intervenuto a margine dell'udienza.

Quanto al video che mostra tre indagati con due badili e un piede di porco nei giorni precedenti alla scomparsa di Saman, lo stesso Hansnain, imputato nel processo, ha riferito in aula che "quel giorno (il 29 aprile, ndr) era brutto tempo e per otto delle numerosissime serre la chiusura andava fatta manualmente. I teli alzati potevano essere spostati soltanto, oltre che con la carrucola, con quella sorta di piede di porco". 

Continua a leggere su Today.it

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il disperato messaggio di Saman Abbas prima di essere uccisa: "Ti prego, aiutami"

Today è in caricamento