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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il caso / Reggio Emilia

Saman Abbas uccisa con una corda e gettata nel Po per la foto di un bacio

Il padre della 18enne scomparsa dalla notte del 30 aprile 2021 da Novellara intercettato mentre parla con un parente: "Ho ucciso mia figlia". La conversazione è agli atti del processo che inizierà a febbraio. Cosi come la ricostruzione fatta da un cugino. La ferocia sarebbe nata da uno scatto sui social

Saman Abbas uccisa per una foto, per uno scatto in cui tiene per mano il fidanzato e lo bacia sulle labbra. Il caso della diciottenne scomparsa dalla notte del 30 aprile 2021 da Novellara (Reggio Emilia) sembra essere a una svolta. Il padre, poco più di un mese dopo la sparizione della ragazza, parlando al telefono con un parente avrebbe detto: "Ho ucciso mia figlia. Per me la dignità degli altri non è più importante della mia...". L'intercettazione è agli atti e potrebbe essere la chiave del processo. La difesa contrattacca: sarebbero solo stralci che nulla provano.  All'esame degli inquirenti anche la ricostruzione fatta da un cugino (indagato) a un detenuto: Saman tenuta ferma, strangolata, poi fatta a pezzi e gettata nel fiume Po.

La scomparsa di Saman Abbas e il video dell'ultima notte

Saman ha 18 anni ed è di origine pakistana. Nella notte tra il 30 aprile 2021 e il primo maggio scompare dalla sua casa di Novellara. Il suo corpo non è mai stato trovato. Le ultime immagini che si hanno di lei sono in un filmato, girato dieci minuti dopo mezzanotte del 30 aprile 2021. La giovane, con uno zaino sulle spalle, è con i genitori e si avvia nelle campagne del Reggiano. Pochi minuti si rivedono i genitori, tornano a casa soli. Lo zainetto di Saman è in mano al padre. Da allora lei è un fantasma.  

Gli investigatori, i carabinieri e la Procura sono sicuri che Saman sia stata uccisa e che il suo corpo, a lungo cercato senza esito nelle campagne e tra le serre della Bassa, sia stato fatto sparire, probabilmente dopo essere stato smembrato. A fare tutto questo sarebbe stata proprio la famiglia di Saman, come "punizione" per il desiderio della ragazza di vivere all'occidentale. Si era rifiutata di sposare un parente in patria con un matrimonio combinato e voleva andare via.

A febbraio si aprirà il processo contro i genitori della ragazza (ancora latitanti), lo zio Danish Hasnain e i due cugini, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, questi ultimii tre arrestati all'estero dove erano fuggiti. Le accuse sono pesantissime: concorso di sequestro di persona, omicidio e soppressione di cadavere. 

"Ho ucciso mia figlia" 

La svolta è arrivata nelle ultime ore ed è tutta in un'intercettazione a carico di Shabbar Abbas, papà di Saman. "Ho ucciso mia figlia", avrebbe detto parlando al telefono con un parente. "Per me la dignità degli altri non è più importante della mia (...) - le parole di Shabbar registrate l'8 giugno del 2021 - Io ho lasciato mio figlio in Italia (il fratello minorenne di Saman ora affidato a una comunità protetta, ndr). Ho ucciso mia figlia e sono venuto, non me ne frega nulla di nessuno". Lo stesso familiare della telefonata, sentito dai carabinieri il 25 giugno 2021, ha dato un ulteriore riscontro, quando ha riferito che in effetti il padre di Saman lo aveva chiamato per intimargli di non parlare di lui: "Io sono già rovinato - le parole di Abbas nel racconto del parente - avete parlato di me in giro, non lascerò in pace la vostra famiglia". E ancora, sempre Shabbar: "Io sono già morto, l'ho uccisa io, l'ho uccisa per la mia dignità e per il mio onore. Noi l'abbiamo uccisa", senza fare nomi specifici, ma intendendo con 'noi', ha spiegato lo stesso parente ai carabinieri, il contesto familiare.

La confessione, seppur in una conversazione intercettata, è una novità. I parenti di Saman arrestati si sono sempre detti estranei ai fatti. La difesa avanza però dubbi sulla traduzione dal pakistano, sull'identità dell'interlocutore.

Saman uccisa per una foto

A scatenare l'ira familiare sarebbe stata una foto. Quella di un bacio tra due giovani, per le vie di Bologna. La ragazza dello scatto è Saman. Lei stessa l'ha postato sui social tra la fine del 2020 e l'inizio del 2021, secondo quanto accertato dalle indagini. Proprio questa sarebbe stata la scintilla. Un cugino, sentito dai carabinieri di Reggio Emilia, ha riferito di aver ricevuto l'immagine e che il padre Shabbar, la madre Nazia e il fratello della diciottenne "si lamentavano in continuazione di tale situazione". 

"Strangolata e gettata ne Po"

Agli atti del processo anche le confidenze che uno dei cugini avrebbe fatto a un altro detenuto, che poi avrebbe riferito tutto alle guardie.  Secondo il racconto di Ijaz Saman è stata tenuta ferma dai cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, mentre lo zio Danish Hasnain la strangolava con una corda. La madre, Nazia Shaheen, in preda a una crisi di pianto, sarebbe stata allontanata dal marito, Shabbar Abbas. Un uomo misterioso avrebbe aiutato la famiglia a finire Saman, chiudere il cadavere in un sacco e, dopo averlo fatto a pezzi, gettarlo nel Po. Le sue dichiarazioni per i carabinieri di Reggio Emilia sono credibili solo in parte e devono essere verificate.

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